Re: Coleman 'Bean' Hawkins vs Lester 'Prez' Young
Si, sono d'accordo, quello che volevo dire è che l'orchestra, non sempre, costringeva a un linguaggio più definito, prendiamo per esempio, ma forse è un caso unico, quella di Duke Ellington, il suono e la personalitÃ* dei musicisti determinavano persino la composizione dei pezzi, Ellington componeva pensando a Carney, Webster o Hodges.
Ma, veramente si, è un caso a se, unico, le grandi orchestre di bianchi erano più livellate e livellanti, a parte forse quella di Benny Goodman, che fu la prima orchestra "mista" della storia.
In fondo chi ha innovato è perchè andava controcorrente.
Re: Coleman 'Bean' Hawkins vs Lester 'Prez' Young
Oggi, un giovane che vuole imparare a suonare il jazz, almeno nella migliore delle ipotesi, ne ascolta tanto, assiste ai concerti dei jazzisti più noti e, ogni qual volta ne ha modo, lo suona con altri che condividono i suoi intenti, meglio se più bravi: questa, naturalmente, è la base.
I tempi, però, sono profondamente mutati rispetto agli anni in cui Pres e Bean si sono fatti le ossa!
In quegli anni, c'erano giÃ* i dischi, anche se certo la musica da ascoltare non era così facilmente reperibile come lo è oggi: i più giovani del forum sappiano che fino a non tanto tempo fa un disco era prezioso, perché costava non meno di oggi, ma non lo si poteva scaricare, la qual cosa aveva il suo vantaggio, perché tutti noi un po' meno giovani ne conoscevamo il contenuto a memoria e, in fin dei conti, evitando il consumistico usa e getta, paradossalmente apprendevamo anche di più (penso a Parker che impara gli assoli di Young dai dischi dell'Orchestra di Basie)!
In quegli anni, c'erano i concerti, ma quanti! Nei '20, '30 e '40, grandi cittÃ* come New York letteralmente pullulavano di locali dove ogni sera e ogni notte si faceva jazz! Alcune zone sono oggi addirittura leggendarie, come Harlem e la 52sima strada a New York: insomma, per l'apprendista c'era davvero l'imbarazzo della scelta.
E, naturalmente, in quegli anni c'erano jam session dappertutto e le possibilitÃ* di "incrociare le armi" con gli altri musicisti erano enormi.
C'era chi aveva una formazione musicale formale, se non accademica (si pensi a Benny Goodman, a Benny Carter o ad Art Tatum), ma, a parte il fatto che questa non era la regola, non esistevano scuole o accademie in cui si imparava a suonare il jazz: il jazz si imparava sul campo, per cui, una volta acquisita una sufficiente conoscenza dello strumento e della musica, si suonava con gli altri e non c'erano regole rigorose, perché ci si formava in maniera spontanea, con tanti maestri, che erano i musicisti più bravi o più anziani, attraverso una tradizione orale ormai interrotta, e non esisteva il maestro (uno solo!) che oggi ti dice esattamente come devi suonare e che, sostanzialmente, ti dice quello che ti direbbe qualsiasi altro maestro, essendosi il linguaggio fortissimamente uniformato (né esistevano i manuali e neppure gli Aebersold!).
Ognuno cresceva musicalmente in maniera molto più libera e spontanea.
Tutto ciò è percepibile, nel caso di Ellington (ma anche di Evans), pure a livello orchestrale: il suono dell'Orchestra di Ellington è così riconoscibile perché il Duca pretendeva che i propri musicisti mantenessero il proprio timbro anche in sezione!