Il discorso sul miglior sax, miglior bocchino, ecc... è stato affrontato innumerevoli volte ma inevitabilmente ogni tanto il quesito ritorna alla ribalta.
Il "miglior sax classico" non esiste e non può esistere in quanto non stiamo parlando di una graduatoria da stilare sulla base di dati oggettivi e scientificamente rilevabili, ma di una comparazione che richiede necessariamente un apporto soggettivo, apporto questo che rende qualsivoglia graduatoria estremamente aleatoria.
Qui non stiamo parlando della potenza di un motore o del coefficiente aerodinamico di un telaio verificabili tramite apposite apparecchiature, per cui è inevitabile far necessariamente ricorso all'esperienza personale come metro di giudizio.
Abbiamo detto innumerevoli volte che il sax migliore è potenzialmente quello che offre una meccanica solida, un'intonazione valida e materiali di qualità. La presenza di questi 3 elementi fondamentali rappresenta la conditio sine qua non, quando a ciò si aggiunge un esecutore in grado di sfruttare nella maniera migliore il suo strumento, ecco che per magia abbiamo il "sax migliore".
Purtroppo ci si illude sempre che cambiando saxofono o bocchino si possano ottenere chissà quali miglioramenti e non ci si rende conto che per migliorare lo strumento dobbiamo necessariamente migliorare noi.
Chi si appresta a fare questo tipo di ragionamenti dovrebbe porsi sempre la domanda: "io cerco il sax migliore...ma da parte mia ho fatto tutto il possibile per cercare di essere migliore?". Se vi mettono in mano la più lenta delle Formula 1 sicuramente non riuscirete a fare un tempo neanche lontanamente simile a quello di un campione: a questo punto potreste pensare "vabbè ma mi hanno dato la più lenta" ed è qui che si deve sbattere il grugno, perché anche con una Red Bull o una Ferrari i risultati non possono che essere ugualmente deludenti quando non addirittura peggiori per via della maggiore difficoltà di guida di un mezzo più prestazionale.
Il fattore di cui bisogna tener conto in definitiva è il rapporto proporzionale 1:3 tra capacità di sfruttare pienamente lo strumento e capacità personale: se per apprezzare i limiti di uno strumento modesto (es. un sax da studio) è sufficiente una moderata esperienza (es. per valutare l'intonazione dobbiamo essere noi per primi in grado di gestire l'intonazione, in modo da escludere che il problema riguardi noi), per apprezzare i limiti o le peculiarità di uno strumento di alto livello occorrerà necessariamente una capacità personale elevatissima.
Detto questo, è inutile menarsela tanto su questo o quello, basta un vecchio Serie II usato e un S80 in ordine e pedalare duro per anni. Nel momento in cui la domanda "meglio questo o quello" tornerà, sarà più facile dare una risposta perché è proprio l'esperienza personale che ci dà la possibilità di capire cosa sia meglio per noi e perché.

P.S.: Specifico che ho nominato espressamente un vecchio Serie II usato non per ancorarmi a visioni vetuste a cui giustamente fa riferimento David, ma solamente per ribadire il concetto che per avere tra le mani uno strumento idoneo alla crescita personale non occorre andare alla ricerca di chissà quale marca o spendere chissà quanti soldi: un serie II verdastro ma rispettoso delle famose 3 condizioni, venduto magari a 1500€ offre un margine così elevato di crescita da rendere inutile e pretestuosa la ricerca dello strumento X di 4-5000€. Lasciamo la spesa di queste cifre al momento in cui realmente ci si rende conto di dovre fare uno step in una certa direzione, farlo quando non si è in grado di discernere appieno le differenze tra uno strumento e un altro può facilmente rivelarsi una spesa inutile.