Perdere il tempo durante pause e note lunghe e' fisiologico, finche' non lo si supera. Accade anche con gli accordi: un pezzo dove gli accordi cambiano spesso puo' paradossalmente risultare piu' facile di un pezzo modale spinto, come ad esempio "footprints", dove ti fai le mezz'ore con lo stesso accordo: se non sei ferrato li' ti perdi.
Pero', a mio modestissimo parere, non e' qui che ti aiuta battere il piede. Io credo che la capacita' di "andare a tempo" possa essere divisa in due fattori:
1. non anticipare ne' ritardare i singoli quarti (o ottavi o quello che prevede il brano);
2. sapere sempre dove ci si trova nella progressione del brano.
Le due cose sono legate, ma non sono la stessa cosa. Battere il piede ti aiuta nella prima, ha infatti un po' la funzione del pendolo nell'orologio a pendolo, ma non e' di nessuna utilita' nella seconda. Per la seconda, a mio avviso, bisogna fare due cose: la prima e piu' importante: ascoltare, ascoltare mille volte il brano che dovrai suonare seguendone l'armonia (piuttosto che la melodia) in testa fino ad interiorizzarla.
La seconda (prendimi con le molle su questo punto, potrei essere smentito perche' queste sono conclusioni mie non suffragate da alcuna particolare autorita'): sviluppare un "senso della progressione" che ti porti a suddividere istintivamente una progressione armonica in spezzoni di 8 misure. Moltissimi standard jazz sono strutturati su sezioni di 16 misure, che saranno quindi composte da due si questi spezzoni. Per me 8 e' il numero giusto: 4 e' troppo limitante, e 16 (almeno per me) troppo dispersivo. Inoltre, se batti i due quarti invece del quarto singolo (cosa che io tendo a fare spesso) le 8 misure ti diventeranno 16 con lo stesso "senso istintivo" che avrai sviluppato.