Aggiungo un altro paio di cosette che mi soo venute in mente dopo una discussione che definire illuminante è poca cosa (discussione avvenuta tra me e un noto clarinettista Jazz italiano): purtroppo il mondo musicale degli strumenti a fiato in genere ruota spesso attorno ad ambienti legati alla fabbricazione/vendita di strumenti a fiato/accessori dietro ai quali si celano grosse multinazionali che hanno il solo scopo di proporre e vendere i propri prodotti, e in questo ahimé i francesi sono i ben noti "leader" produttori di ammenicoli per "pifferai" come noi. Non mi metto nel calderone qui sopra, pur collaborando con una azienda, in quanto mai ho ricevuto imposizioni dalla suddetta (ne musicali ne relative alla vendita-promozione dei suoi prodotti); inoltre i numeri non sono paragonabili alla cifre a sei zeri delle suddette multinazionali.

La sintesi del discorso risulta chiara: "il virtuoso più bravo al mondo (affermazione "assolutistica" priva di qualsiasi fondamento in quanto il "meglio" in assoluto in musica non esiste) riesce ad essere il migliore perché ha un saxofono X con fascetta Y e ancia Z, quindi comprate i miei prodotti e sarete come lui", il tutto si traduce in vendite per l'azienda che non può fare altro che "foraggiare" gli atteggiamenti musicali esposti da Just (e io ne so qualcosa visto che sostanzialmente provengo da quel mondo li...). Atteggiamenti commerciali così "aggressivi" hanno portato il mondo del sax "colto" (che brutta parola) a una autoreferenzialità che sta bloccando di fatto ogni possibile evoluzione e sta relegando il sax a mero strumento "didattico" e di "divulgazione musicale" cosa che a mio parere appare alquanto riduttiva. Ma ci pensate che pagine come la Sonata di Hindemith è rimasta nel cassetto di una scrivania per oltre 50 anni? Il perché risulta chiaro: musica di grande spessore musicale e di scarso interesse tecnico-digitale-masturbatorio: l'attenzione del pezzo non è catalizzata sul virtuoso-tuttofare ma sulla musica in se e pertanto toglie qualunque attenzione all'aspetto tecnico-virtuosistico-circense per parlarci di qualcosa di "assoluto". Inutile dire che con musica di questo tipo i saxofoni non si vendono, mentre invece con le trascrizioni dei capricci di Paganini si...

Paralelamente l'anima "creativa" del sax (rappresentata da musicisti di area jazzistica e non solo), notoriamente poco interessata ad ammennicoli vari (numerosi artisti hanno utilizzato tutta la vita determinati setup semplicemente perché hanno rappresentato per loro il primo strumento professionale che si sono potuti permettere, vedi Lee Konitz ad esempio) ha contribuito enormemente allo sviluppo del linguaggio non soltanto a quello prettamente "sassofonistico" ma all'evoluzione del linguaggio musicale in genere. Se ci pensate l'unico gruppo musicale in ambito "classico" che promuove nuova musica di livello sono i Rascher i quali suonano saxofoni e becchi prodotti da una ditta che ha chiuso i battenti oltre 50 anni fa e che quindi se ne fregano di imposizioni (velate o esplicite) dei produttori.

Se ci pensate inoltre l'evoluzione del linguaggio musicale storicamente è stato affidato nel 90% delle partiture a strumenti come il pianoforte (e i pianisti normalmente suonano quello che gli viene imposto la sera stessa del concerto), gli archi (i violinisti suonano strumenti vecchi di almeno 2 secoli) o alla voce (questi suonano il proprio corpo invece). Pensiamo al quartetto d'archi, strumento prediletto da tantissimi compositori ad esempio e che ci ha donato pagine e pagine di musica immortale. Resta chiaro comprendere come l'interesse "commerciale" sia di molto inferiore per questi strumenti rispetto al "business" relativo al rifornimento di decine e decine di corpi bandistici militari, di altrettante fanfare e così via che caratterizzano il mondo dei fiati. Di conseguenza l'attenzione dei "virtuosi" (inteso in questo caso in senso lato e non soltanto tecnico) si è rivolta principalmente verso il mondo dei suoni e si è distaccata dalla mera auto-masturbazione tecnico-virtuosistica al fine di propinare sostanzialmente prodotti: musicisti del calibro di uno Chopin (tiro un nome a caso) hanno saputo interrogarsi di più sull'evoluzione del linguaggio e combinare sapientemente artigianato e creatività e meno su "che fascetta-ancia-becco-sax mi farà ottenere il suono che cerco che notoriamente appartiene a qualche musicista che mi è stato imposto come il migliore da una decina di affaristi impegnati a vendere prodotti".

Forse anche nel nostro campo è ora di iniziare a pensare con la propria testa e meno con la testa di chi vuol sostanzialmente vendere il quale a tutto pensa fuorché alla musica...