cerco di rispondere un pò a tutti, viste le tante risposte arrivate.
Il pezzo è tutto scritto (!) e si struttura delle parti live, denominate strofe, e registrate dal sassofonista, denominate transizioni. Da qui il nome del pezzo: l'interprete dialoga con il suo doppio come se fosse una parte inscindibile, un'ombra, per l'appunto. Per quanto riguarda l'accordo a 5.30, è un multifonico. Qualcuno ha citato il fatto che Vincent David abbia vinto la prima edizione del concorso Adolphe Sax a Dinant nel 1984, se non vado errato (scusate se c'è l'errore). Questo, al di là del risultato, è solo un riconoscimento poichè ai tempi (come già oggi) si poteva prevedere benissimo chi avrebbe vinto. Conosco dei suoi allievi italiani a Versailles (il conservatorio dove insegna) che di lui dicono: "lui non si chiede COME fare una cosa, la fa e basta". è assolutamente fantascientifico. Come vedere dal vivo David (Brutti) XD perdonate il gioco di parole.
Il gusto soggettivo di ognuno qui è un fatto a parte. Non me ne vogliano i fan di Kenny G, che adoro, o i jazzisti (grazie al jazz ho imparato ad amare questo strumento). Abbiamo di fronte un solista e un virtuoso di livello eccezionale. Poi posso cercare nel mio piccolo di dare una risposta al "perchè" si suoni o si crei musica così difficile, così complessa e articolata da gestire. Io posso dire che la spinta a cercare di eseguire certa musica derivi essenzialmente dall'essere uomo del musicista: una continua ricerca di ciò che è possibile, percorribile, anche quando si è gli unici a riuscirlo a fare. Paganini veniva additato come posseduto dal demonio per quello che suonava(!) eppure oggi, in qualunque concerto di violino, troviamo i suoi Capricci, che non sono assolutamente facili da eseguire, e molto spesso (almeno a me così è successo), inchiodano l'ascoltatore! Bach in vita era considerato innanzitutto come organista eccellente, ma le sue composizioni erano ritenute impossibili. Poi sono assolutamente consapevole del fatto che Naima di Coltrane con quattro note parli moltissimo...ma per il numero di note basta sentire certe improvvisazioni di Brecker su Naima che letteralmente fanno impallidire qualsiasi virtuoso. La musica oscilla sempre tra questi due estremi: la facilità, l'immediatezza del messaggio che si vuole comunicare, e la spinta irrinunciabile a lanciarci verso i nostri limiti più lontani...e Boulez, direi che ha fatto pienamente centro.