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Discussione: Vincent David

  1. #31

    Re: Vincent David

    sarà...
    Saxforum's MILF
    Bee Yourself
    Fatti non foste a viver come il_dario
    Reedbreaker spacca!
    E nunn' è a mia 'sta giacca... me l'hann prestat"

  2. #32

    Re: Vincent David

    cerco di rispondere un pò a tutti, viste le tante risposte arrivate.
    Il pezzo è tutto scritto (!) e si struttura delle parti live, denominate strofe, e registrate dal sassofonista, denominate transizioni. Da qui il nome del pezzo: l'interprete dialoga con il suo doppio come se fosse una parte inscindibile, un'ombra, per l'appunto. Per quanto riguarda l'accordo a 5.30, è un multifonico. Qualcuno ha citato il fatto che Vincent David abbia vinto la prima edizione del concorso Adolphe Sax a Dinant nel 1984, se non vado errato (scusate se c'è l'errore). Questo, al di là del risultato, è solo un riconoscimento poichè ai tempi (come già oggi) si poteva prevedere benissimo chi avrebbe vinto. Conosco dei suoi allievi italiani a Versailles (il conservatorio dove insegna) che di lui dicono: "lui non si chiede COME fare una cosa, la fa e basta". è assolutamente fantascientifico. Come vedere dal vivo David (Brutti) XD perdonate il gioco di parole.
    Il gusto soggettivo di ognuno qui è un fatto a parte. Non me ne vogliano i fan di Kenny G, che adoro, o i jazzisti (grazie al jazz ho imparato ad amare questo strumento). Abbiamo di fronte un solista e un virtuoso di livello eccezionale. Poi posso cercare nel mio piccolo di dare una risposta al "perchè" si suoni o si crei musica così difficile, così complessa e articolata da gestire. Io posso dire che la spinta a cercare di eseguire certa musica derivi essenzialmente dall'essere uomo del musicista: una continua ricerca di ciò che è possibile, percorribile, anche quando si è gli unici a riuscirlo a fare. Paganini veniva additato come posseduto dal demonio per quello che suonava(!) eppure oggi, in qualunque concerto di violino, troviamo i suoi Capricci, che non sono assolutamente facili da eseguire, e molto spesso (almeno a me così è successo), inchiodano l'ascoltatore! Bach in vita era considerato innanzitutto come organista eccellente, ma le sue composizioni erano ritenute impossibili. Poi sono assolutamente consapevole del fatto che Naima di Coltrane con quattro note parli moltissimo...ma per il numero di note basta sentire certe improvvisazioni di Brecker su Naima che letteralmente fanno impallidire qualsiasi virtuoso. La musica oscilla sempre tra questi due estremi: la facilità, l'immediatezza del messaggio che si vuole comunicare, e la spinta irrinunciabile a lanciarci verso i nostri limiti più lontani...e Boulez, direi che ha fatto pienamente centro.
    Luca Carnelli
    Alpacca Saxello R&C R1 jazz, Yanagisawa 8*, Solid bronze R1 jazz alto, Yanagisawa 7, Silver plated Keilwerth Toneking Special tenor, Otto Link 9/ Selmer Soloist E, Selmer SAII baritone, Otto Link 7*
    Légère reeds, Rovner ligatures

  3. #33

    Re: Vincent David

    E' assolutamente mostruoso tecnicamente. Riguardo alla musica, questa volta sono riuscito ad arrivare a 47 secondi prima di chiudere la finestra. E' il mio record personale.
    T 10M 1936 - Mark VI 1968 - Sequoia Silver mpc Vibra Master Gerber 8, EB 8, GS Slant 7*, Soloist LS 8
    A 6M 1926 - B&S Series IV 2001 mpc Super Jazz Gerber 6, Syos custom 7
    S Conn Gold Plated 1926 - Sequoia K91 mpc Vintage Gerber 8, Eolo NS 72, Syos custom 8
    Digital Emeo - Cl Buffet RC 21/7 + Flicorno soprano Grassi :)

  4. #34

    Re: Vincent David

    Lugap...non so se serviva davvero la tua "difesa d'ufficio" di David.
    Al di là delle sfumature e posizioni, nessuno mi sembra abbia messo in dubbio,
    le qualità dello strumentista, che a quanto pare, se non si divertisse nel suonare
    questa roba, non saprei come definirlo...

    Ti sei prodigato (apprezzabile) a spiegare sia pure in modo sintetico
    la "genesi strutturale" del pezzo...credi che questo ne aumenti la comprensibilità
    e/o il valore?
    La complessità, di qualunque tipo sia, di per sè, attribuisce "artisticità"
    a qualunque composizione a prescindere dal risultato ottenuto?

    Personalmente, rispetto Boulez per le sue indiscutibili qualità intellettuali (tendenti, tuttavia, all'estremismo)
    e come direttore d'orchestra: non sono disposto a fare altrettanto con il
    compositore.

    Boulez, nel mondo musicale francese, è stato per un lungo periodo un despota,
    un sovrano assoluto: uno che diceva che "Brahms è una seccatura",
    "Tchaikowsky è abominevole", Verdi "stupido,stupido,stupido"
    "Webern era troppo semplice", "Berg aveva cattivo gusto", "Stockhausen era un hippie"
    Olivier Messiaen (suo maestro) "scriveva musica da bordello"
    John Cage "era una scimmietta ammaestrata". Inoltre, i minimalisti americani, per lui,
    avevano "un'estetica da supermercato" mentre i serialisti USA avevano una "mentalità da cassieri"...
    Insomma, pochi si salvavano dal suo "linguaggio da ghigliottina"...
    In alcuni suoi testi, analizza anche le sue partiture...che pena!

    Un compositore che fa l'analisi delle sue composizioni (e perchè poi?)
    è come una persona che per spiegare ciò che sente interiormente
    si fa da solo una pubblica "autopsia" per far vedere agli astanti di che consistenza sono
    le "sue interiora"...forse, migliori di quelle degli altri?

    Ho studiato molto bene le tecniche di composizione seriale
    ed è il "sistema di scrittura" piu' cerebrale, automatico e velleitario
    che la cultura europea abbia mai elaborato.
    Con questo, non voglio dire che non è possibile ottenere
    risultati interessanti con tale tecnica compositiva,
    ma l'estremizzazione scritturale di certi "pressupposti programmatici"
    di tale corrente artistica (durata all'incirca poco piu' di un decennio)
    Boulez li incarna tutti...
    e la sua totale mancanza di empatia verso altre forme espressive
    lo rendono di un'arroganza e prosopopea enfatica
    con cui mascherare una reale ispirazione
    e fors'anche uno scarso talento compositivo.
    La musica è la materializzazione dell'intelligenza che è nel suono.
    Edgar Varèse

  5. #35

    Re: Vincent David

    juggler, la tua analisi del "personaggio Boulez" è accuratissima e non intendo entrare nel merito del personaggio, per l'appunto. tuttavia, al di là dei suoi pareri (che, ora che conosco, sono assolutamente alieni dal mio pensiero musicale), e del linguaggio "cerebrale e velleitario" che usa, rispettando assolutamente il tuo parere, credo sinceramente e fermamente che Boulez sia uno dei cinque più grandi compositori del ventunesimo secolo. Sul pezzo, poi, credo che sia un'opera il cui livello sia elevatissimo non soltanto tecnicamente. Il "cerebralismo", o il "complicatismo" che viene additato e criticato in questo genere di musica non è altro che l'espressione di una parte dell'essere umano. l'esecuzione e la comprensione di questo pezzo, e della musica di questo genere, sono una sfida all'esecutore, ma anche e soprattutto per l'ascoltatore. detto questo, aggiungo la mia esperienza personale, che può essere criticabilissima. Io adoro ogni genere di musica, ma esattamente come salsax, se c'è un genere che trovo stimolante, appassionante e geniale, calzante ai miei bisogni di continua ricerca, è la musica contemporanea. il "dialogue de l'ombre double" è un pezzo che ha per me un alone leggendario, la cui difficoltà stuzzica non solo il mio intelletto ma quello di tanti altri. Il fascino di questo di questo pezzo è la estrema difficoltà con cui anche i migliori interpreti lo eseguono. un dato che mi solletica moltissimo, ad esempio, per chi non lo sapesse, è che al mondo lo hanno registrato ed eseguito solo quattro persone, di cui due sassofonisti: Vincent David e Jerome Laran. Gli altri sono al clarinetto Alain Damiens e al fagotto Pascal Gallois. Il fatto che così in pochi siano riusciti nell'impresa (perchè questo è) mi stuzzica enormemente. Penso che si possa dibattere all'infinito sul gusto, ma io credo assolutamente che sia ora che in futuro questo pezzo continuerà a solleticare le capacità di ogni strumentista, e che ogni virtuoso di alto livello si cimenterà nell'opera. senza offendere nessuno!
    Luca Carnelli
    Alpacca Saxello R&C R1 jazz, Yanagisawa 8*, Solid bronze R1 jazz alto, Yanagisawa 7, Silver plated Keilwerth Toneking Special tenor, Otto Link 9/ Selmer Soloist E, Selmer SAII baritone, Otto Link 7*
    Légère reeds, Rovner ligatures

  6. #36

    Re: Vincent David

    Rispetto le tue considerazioni.
    L'unica cosa che mi sento di aggiungere è che, per fortuna, il sado-masochismo
    non è un "sentimento collettivo", ma caratterizza solo alcuni individui forzosamente
    stravaganti.
    La musica è la materializzazione dell'intelligenza che è nel suono.
    Edgar Varèse

  7. #37

    Re: Vincent David

    Dialogue de l'ombre double l'ho sentito x la prima volta sul sito della selmer ed è a mio avviso suonato non so da chi ancora meglio di questo fenomenale tizio. Mi ha impressionato perché c'era ansia che permeava dal pezzo e rendeva perfettamente l'idea delle ombre doppie (almeno all'inizio). Ad ascoltarlo tutto mi piace meno ma i primi due minuti sono fenomenali!
    Alto Selmer Super Action Serie II (1993)
    Selmer C* - Vandoren Classiche 3

    Tenore Yamaha 62 (???)
    Selmer S80 D e Ottolink STM 6* - Vandoren 3

    Soprano Sequoia Lacquered

  8. #38

    Re: Vincent David

    @juggler
    è bellissimo comunque trovare persone come te con una tale conoscenza e una tale cortesia. grazie per le informazioni che non sapevo e ora so! Detto questo, con un filo di ironia, mi aggiungo, ahimé, al gruppo dei sadomasochisti...è più forte di me! =)
    @colosax: il dialogue de l'ombre double sul sito della selmer è sempre eseguito da david, ma è la registrazione che c'è nel suo album "dialogue, chemins, récit..." con l'ensemble quaerendo invenietis. sullo stesso album c'è il quartetto di Webern, le sequenze di Berio 9B e 7B, e i duetti per due violini di Berio trascritti.
    Luca Carnelli
    Alpacca Saxello R&C R1 jazz, Yanagisawa 8*, Solid bronze R1 jazz alto, Yanagisawa 7, Silver plated Keilwerth Toneking Special tenor, Otto Link 9/ Selmer Soloist E, Selmer SAII baritone, Otto Link 7*
    Légère reeds, Rovner ligatures

  9. #39

    Re: Vincent David

    Lugap...per me, è un piacere scambiare riflessioni/esperienze sulla musica.
    Se sei interessato, per caso, ad approfondire il "velenoso polemista" Boulez
    ti consiglio di leggere "Note di apprendistato" (un brillante escursus sull'evoluzione e
    i cambiamenti formali della musica europea del '900) e
    "Pensare la musica oggi" (ma sarebbe meglio dire, col senno di poi...ieri)

    Piccola nota: da un punto di vista statistico, molti musicisti di questa corrente
    soffrivano di vari disturbi psichici e/o depressivi (il ns. eccelso Franco Donatoni ha tentato una volta
    il suicidio...Bruno Maderna, mente geniale era un fumatore compulsivo - morì di cancro ai polmoni -
    Ferneyhough, appartenente ad una scuola che è stata definita "Nuova Complessità" appena successiva ai serialisti ma che da essi derivava
    la metodologia, è stato piu' volte ricoverato in ospedali psichiatrici per turbe psichiche e nervose...e credimi
    l'elenco è vastissimo....)

    Sarà un caso?
    Andare agli estremi e contro qualsiasi legge naturale,
    non mi sembra abbia mai prodotto benefici...
    E' un discorso lungo, affascinante e complesso...che esula dalla contestualità del topic...

    Boulez, comunque, rimane e rimarrà, ora e nei tempi a venire,
    il De Sade
    dei serialisti integrali.
    La musica è la materializzazione dell'intelligenza che è nel suono.
    Edgar Varèse

  10. #40

    Re: Vincent David

    Ahahahah molto azzeccato il paragone letterario con De Sade! Leggerò il libro appena lo trovo. Comunque anche tanti compositori molto più "orecchiabili" avevano problemi di testa...forse non solo i sadomasochisti post seriali! grazie ancora!
    Luca Carnelli
    Alpacca Saxello R&C R1 jazz, Yanagisawa 8*, Solid bronze R1 jazz alto, Yanagisawa 7, Silver plated Keilwerth Toneking Special tenor, Otto Link 9/ Selmer Soloist E, Selmer SAII baritone, Otto Link 7*
    Légère reeds, Rovner ligatures

  11. #41

    Re: Vincent David

    Diciamo che l'unica contestazione che faccio, a parte i gusti personali che sono assolutamente opinabili e quindi di scarso interesse in una discussione del genere, è l'ostinazione con la quale ci si ostina nel mondo del sax francese a proporre principalmente trascrizioni derivate da altri strumenti.

    Se ci pensate bene ci abbiamo messo un secolo e passa a trasformare il sax da fenomeno da baraccone a strumento con la propria dignità, passando per un inevitabile lungo periodo nel quale ci si "sforzava" di imitare gli stilemi degli strumenti dell'orchestra sinfonica con risultati tutt'altro che soddisfacenti. Penso che ormai il nostro strumento abbia trovato ampi spazi nella cultura musicale (e non solo) contemporanea e a mio parere tutta questa ansia di "appropriarsi" del repertorio clarinettistico contemporaneo la vedo davvero come una visione un pò retrograda, per quanto interessante magari da un punto di vista meramente didattico e della conoscenza personale: è sempre bello poter accostarsi a un autore "suonando" direttamente e senza filtri le sue partiture, ma oltre a questo non vedo in questa attitudine alcuno sbocco per lo strumento, tanto più che essendo le suddette pagine scritte specificatamente "sullo strumento", col sax si riesce a fatica a emulare ciò che gli strumenti originali fanno con facilità estrema.

    Ritengo altresì più interessante e utile il lavoro invece di chi si sforza di commissionare nuove opere cucite sullo strumento (vedi ad esempio i Rascher), anche a costo di sacrifici economici e assumendosi spesso "responsabilità" dal punto di vista musicale (una trascrizione è la riproposizione in "altre vesti" di qualcosa che è già stato fatto, rifatto e metabolizzato e oltre a un "punto di vista" nuovo non può aggiungere nulla a quanto è già stato detto, di conseguenza non ci si assume praticamente alcuna responsabilità tranne quella dell'adattamento più o meno riuscito dell'opera in questione).
    Dal sopranino al baritono R&C
    http://www.davidbrutti.com

  12. #42

    Re: Vincent David

    David Brutti: ..."'ostinazione con la quale ci si ostina nel mondo del sax francese a proporre principalmente trascrizioni derivate da altri strumenti"...

    Comprendo il tuo punto di vista.
    In questo caso, però, mi sembra un caso di "sciovinismo nazionalistico", tipicità molto francese (nelle rassegne e festival musicali
    francesi, l'80% sono autoctoni, il restante stranieri: l'onnipresente orgoglio nazionale): grande virtuoso che esegue opera di un' "istituzione nazionale";
    una celebrazione ultra-nazionalistica.

    Quanto alla legittimità o meno di usare trascrizioni, credo che l'opportunità/possibilità debba avere ragioni musicali,
    essendo un percorso che ha caratterizzato l'intera evoluzione della musica colta europea,
    dovuto soprattutto dalla divisione esecutore-virtuoso/compositore, che ancora caratterizza la ns. cultura.

    Se l'esecutore-virtuoso vede se stesso, come colui che tutto può...
    la motivazione diventa auto-celebrativa
    e che esegua brani scritti ad hoc per il proprio strumento o trascrizioni
    il risultato probabilmente non cambia,
    perchè dimostrare la propria abilità diventa l'unico obiettivo.

    Obiettivamente, non sono molti, i "virtuosi" che riflettono sulle "peculiarità espressive-linguistiche" tipiche
    del proprio strumento...
    in questo calembour/pout-pourri di opzioni trasversali o possibili,
    l'equilibrio è dato dalla "fragilità del gusto" e probabilmente anche dalle motivazioni personali
    di chi fa o persegue determinate scelte.
    La musica è la materializzazione dell'intelligenza che è nel suono.
    Edgar Varèse

  13. #43

    Re: Vincent David

    Aggiungo un altro paio di cosette che mi soo venute in mente dopo una discussione che definire illuminante è poca cosa (discussione avvenuta tra me e un noto clarinettista Jazz italiano): purtroppo il mondo musicale degli strumenti a fiato in genere ruota spesso attorno ad ambienti legati alla fabbricazione/vendita di strumenti a fiato/accessori dietro ai quali si celano grosse multinazionali che hanno il solo scopo di proporre e vendere i propri prodotti, e in questo ahimé i francesi sono i ben noti "leader" produttori di ammenicoli per "pifferai" come noi. Non mi metto nel calderone qui sopra, pur collaborando con una azienda, in quanto mai ho ricevuto imposizioni dalla suddetta (ne musicali ne relative alla vendita-promozione dei suoi prodotti); inoltre i numeri non sono paragonabili alla cifre a sei zeri delle suddette multinazionali.

    La sintesi del discorso risulta chiara: "il virtuoso più bravo al mondo (affermazione "assolutistica" priva di qualsiasi fondamento in quanto il "meglio" in assoluto in musica non esiste) riesce ad essere il migliore perché ha un saxofono X con fascetta Y e ancia Z, quindi comprate i miei prodotti e sarete come lui", il tutto si traduce in vendite per l'azienda che non può fare altro che "foraggiare" gli atteggiamenti musicali esposti da Just (e io ne so qualcosa visto che sostanzialmente provengo da quel mondo li...). Atteggiamenti commerciali così "aggressivi" hanno portato il mondo del sax "colto" (che brutta parola) a una autoreferenzialità che sta bloccando di fatto ogni possibile evoluzione e sta relegando il sax a mero strumento "didattico" e di "divulgazione musicale" cosa che a mio parere appare alquanto riduttiva. Ma ci pensate che pagine come la Sonata di Hindemith è rimasta nel cassetto di una scrivania per oltre 50 anni? Il perché risulta chiaro: musica di grande spessore musicale e di scarso interesse tecnico-digitale-masturbatorio: l'attenzione del pezzo non è catalizzata sul virtuoso-tuttofare ma sulla musica in se e pertanto toglie qualunque attenzione all'aspetto tecnico-virtuosistico-circense per parlarci di qualcosa di "assoluto". Inutile dire che con musica di questo tipo i saxofoni non si vendono, mentre invece con le trascrizioni dei capricci di Paganini si...

    Paralelamente l'anima "creativa" del sax (rappresentata da musicisti di area jazzistica e non solo), notoriamente poco interessata ad ammennicoli vari (numerosi artisti hanno utilizzato tutta la vita determinati setup semplicemente perché hanno rappresentato per loro il primo strumento professionale che si sono potuti permettere, vedi Lee Konitz ad esempio) ha contribuito enormemente allo sviluppo del linguaggio non soltanto a quello prettamente "sassofonistico" ma all'evoluzione del linguaggio musicale in genere. Se ci pensate l'unico gruppo musicale in ambito "classico" che promuove nuova musica di livello sono i Rascher i quali suonano saxofoni e becchi prodotti da una ditta che ha chiuso i battenti oltre 50 anni fa e che quindi se ne fregano di imposizioni (velate o esplicite) dei produttori.

    Se ci pensate inoltre l'evoluzione del linguaggio musicale storicamente è stato affidato nel 90% delle partiture a strumenti come il pianoforte (e i pianisti normalmente suonano quello che gli viene imposto la sera stessa del concerto), gli archi (i violinisti suonano strumenti vecchi di almeno 2 secoli) o alla voce (questi suonano il proprio corpo invece). Pensiamo al quartetto d'archi, strumento prediletto da tantissimi compositori ad esempio e che ci ha donato pagine e pagine di musica immortale. Resta chiaro comprendere come l'interesse "commerciale" sia di molto inferiore per questi strumenti rispetto al "business" relativo al rifornimento di decine e decine di corpi bandistici militari, di altrettante fanfare e così via che caratterizzano il mondo dei fiati. Di conseguenza l'attenzione dei "virtuosi" (inteso in questo caso in senso lato e non soltanto tecnico) si è rivolta principalmente verso il mondo dei suoni e si è distaccata dalla mera auto-masturbazione tecnico-virtuosistica al fine di propinare sostanzialmente prodotti: musicisti del calibro di uno Chopin (tiro un nome a caso) hanno saputo interrogarsi di più sull'evoluzione del linguaggio e combinare sapientemente artigianato e creatività e meno su "che fascetta-ancia-becco-sax mi farà ottenere il suono che cerco che notoriamente appartiene a qualche musicista che mi è stato imposto come il migliore da una decina di affaristi impegnati a vendere prodotti".

    Forse anche nel nostro campo è ora di iniziare a pensare con la propria testa e meno con la testa di chi vuol sostanzialmente vendere il quale a tutto pensa fuorché alla musica...
    Dal sopranino al baritono R&C
    http://www.davidbrutti.com

  14. #44

    Re: Vincent David

    Condivido pienamente le tue considerazioni...
    La musica è la materializzazione dell'intelligenza che è nel suono.
    Edgar Varèse

  15. #45

    Re: Vincent David

    Un mostro di tecnica.......e forse anche di interpretazione.....dico forse perchè non capisco il genere.....personalmente non mi trasmette emozioni.
    Selmer mark VI 103XXX tenore
    becco: Theo Wanne AMMA 9
    becco: meyer ebanite NY 7
    becco: MORGAN 8
    ancepreferite : rico royal 2 1/2

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