Tre serate con Enrico Rava. Tre serate di grande musica, ognuna con programmi e partner differenti, nella verde cornice estiva della Casa del Jazz in via di Porta Ardeatina. Domani il trombettista riunirÃ*, per la prima delle tre esibizioni, lo storico quintetto Electric Five, inattivo da anni. Con lui sul palco le due chitarre di Roberto Cecchetto e Domenico Caliri, il contrabbasso di Giovanni Maier e la batteria di U.T. Gandhi. «Ho ancora vivido il ricordo della nostra prima performance - racconta Rava a proposito del quintetto - in una specie di discoteca veneta piena di gente e di fumo. È lì che avvenne il battesimo di questa band, la cui particolaritÃ*, cioè il fatto di avere due chitarristi elettrici, nasceva dalla mia incapacitÃ* di decidere quale dei due fosse il più adatto per questo progetto. Comunque quella sera si manifestò immediatamente la magia, l’intesa quasi telepatica fra noi cinque, e di colpo mi resi conto che era nato finalmente il gruppo che aspettavo da tempo». Il concerto, nell’ambito della Festa della Musica, è gratuito.
Venerdì Rava tornerÃ* sul palco con Gianluca Petrella al trombone, Mauro Negri al sax tenore e al clarinetto, Giovanni Guidi al pianoforte, Francesco Ponticelli al contrabbasso e Emanuele Maniscalco alla batteria. È la serata «New Generation», in cui il trombettista dÃ* spazio ai giovani talenti del jazz italiano. «Mi capita frequentemente di imbattermi in musicisti dalle doti straordinarie - racconta ancora Rava - e nel caso specifico della New Generation, tutti gli artisti che ne fanno parte provengono da Siena Jazz, seminario cui partecipo ogni anno. L’impatto che hanno avuto su di me è stato tale da indurmi a far diventare questa band uno dei gruppi con cui lavoro regolarmente».
La terza serata, sabato, sempre alla Casa del Jazz, sarÃ* dedicata a Massimo Urbani, grande sassofonista romano scomparso prematuramente nel 1993, a soli 36 anni. Per l’occasione Rava sarÃ* accompagnato da tre big del jazz italiano, Stefano Di Battista al sax alto e soprano, Rosario Bonaccorso al contrabbasso e Aldo Romano alla batteria. Di Urbani, Rava dice: «Ha attraversato come una meteora il mondo del jazz, portando qualcosa di talmente emozionante che ancora oggi è difficile rendersene conto. L’ho conosciuto che aveva solo 16 anni, ma aveva giÃ* un suono così profondo e così disperato da essere quasi intollerabile. Il canto del suo sax era qualcosa che quando ti colpiva non te ne liberavi. Per il tributo ho pensato di rivolgermi a quello che è un po’ l’erede di Massimo, l’unico che ne abbia raccolto il testimone: Stefano Di Battista».
Casa del Jazz, viale di Porta Ardeatina, 55. Informazioni: 06/704731