http://www.jazzitalia.net/articoli/Int_GabrieleCoen.asp
segnalo questa interessante intervista al sassofonista romano di origine ebraica Gabriele coen (che non credo di aver mai sentito ma cercherò di rimediare...)
ci sono alcuni interessanti passaggi, fra tutti uno che condivido quasi pienamente
"La mia formazione jazz mi ha impedito di diventare un filologo, un esegeta della musica giudaica. Il folk mi ha tenuto lontano dalle secche pericolose del mainstream, dello swing a tutti i costi. Secche nella quale paiono essersi incagliati tanti giovani musicisti, anche talentuosi, della scena jazzistica. Sembra che per molti musicisti delle ultime leve non siano esistiti gli anni dal 1965 al 1985, che non ci sia stato il jazz modale e la ricerca sulle sonorità del mondo. Personaggi come Tony Scott oramai sono dei perfetti sconosciuti. Eppure quegli anni furono interessantissimi. Non dico che tutta la musica di quei due decenni fosse buonissima. Ma allora si cercava il nuovo. "
d'accordissimo, apparte che dovrei ascoltare anche Tony Scott per essere ancora più obbiettivo...
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