Scusate, mi rivolgevo a Gigi
Scusate, mi rivolgevo a Gigi
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Ten Conn Transitional M 262XXX
Berg Larsen 120
Ten Weltklang
selmer metal classic H rw by me
Alto Conn 6m 326***
Sop Yanagisawa S 801
Selmer metal classic G
> io studierei scale e accordi e tralascerei allegramente i patterns
E infatti in pratica e' proprio quello che faccio: studio i patterns del cocker, ma questi sono incentrati su accordi e scale, almeno quelli a cui sono arrivato finora - tra il 70 e l'80 - e non su frasi melodiche tipo quelli dell'aebersold. Cosi' facendo in relativamente poco tempo mi sono imparato bene tutti gli arpeggi e scale maggiori, minori e relative settime. Ora vorrei dedicare un po' di tempo ad accordi semidiminuiti/modo locrio e diminuiti/scale tono-semitono. Ma sempre con l'aproccio del cocker: pattern specifici che ti imprimono in testa l'abbinamento tra sigla e relativo accordo / scala.
Fatti i pattern, sperimento sui brani con la basi dell'aebersold. Per quest'ultima cosa uso un sistema un po' particolare, ma e' lungo da spiegare e non immediatamente praticabile da chiunque... magari prima o poi ci scrivo un post.
Segretario Mark VI Society
Non e' importante dire sempre tutto quello in cui credi, ma e' importante credere sempre in tutto quello che dici
Ormai non so più dove è stato detto che a caso suona BENE solo chi ha un bagaglio tecnico/espressivo/armonico superiore. Io non credo assolutamente al caso. E' come essere semianalfabeti e intraprendere una discussione sulla palingenesi strutturale. Anche si avessero pensieri, sarebbero sicuramente limitati dall'ignoranza e, quello che uscirebbe fuori, avrebbe un senso primordiale lontano da una capacità espressiva tale da poter trasmettere un pensiero, una sensazione o altro.
Non credo nella legge dei grandi numeri. A casa mia si dice avere culo. Ma si sà che la fortuna non dura, se non è supportata da conoscenza, pratica e professionalità di approccio.
Giorgio Milani
Alto SA80 II - OL ebanite 6* e 8*
Soprano Yamaha YSS 875EX - Vandoren S35
Clarinetto Selmer S10 - B45 M30 e 5JB
Non la penso come te ... ma darei la vita per farti dire quello che pensi (Voltaire - almeno credo...)
io però non credo che suonare improvvisando "sentendo" le armonie e il tempo pur non sapendo esattamente quali sono i gradi degli accordi o il nome della scala usata significhi per forza suonare a caso...
Tenore Grassi Ammaccato '77
Tenore Conn Transitional '34
Tenore Grassi Wonderful '81
Otto Link STM Usa 7*, Otto Link STM 105 Floridizzato da Paolo Porta, Rigotti 3 Strong
Alto Grassi '76, Otto Link HR 7*, Rigotti 2 strong
Soprano Grassi Prestige Bimbo '82 Keilwerth 6*, Rigotti 3 strong
La conoscenza inizia con la scoperta. In questa fase generalmente l'accademia non ha ancora coniato termini e strutturato la conoscenza stessa, ma questo non toglie che colui che ha fatto la scoperta conosce la materia.
Questo puo’ accadere anche in campo individuale: in questo caso il nostro musicista comprende esattamente il senso delle strutture armoniche ed e' in grado di sfruttarle appieno... anche se non conosce i termini accademici e la forma della teoria alla base. Il nostro musicista puo benissimo sapere ”a pelle” che su un certo accordo (che per colui che ha studiato "accademicamente" e' un semidiminuito) ci puo' andare bene una certa scala (che per l'accademico e' il modo locrio)... non sa che esistono i termini "semidiminuito" e "locrio" e non saprebbe spiegare cosa sono... ma cio' nonstante conosce sia l'accordo che la scala... solo non sa come chiamarli. Non li chiama, pero’ suona!
Questo percorso individuale, se capisco bene, non e' lontano dall'applicarsi all'amico Danyart. Ma e' anche in ottica molto piu' generale il modo in cui progredisce la conoscenza umana, soprattutto in campo scientifico/matematico. Uno scienziato geniale ha una intuizione e ipotizza l'esistenza di alcune strutture che abbiano certe caratteristiche, e intanto studia e propone e soprattutto “capisce”. Solo in seguito, ed a volte dopo averlo osteggiato, l’accademia riconoscera’ il lavoro dello scienziato. Guardate Mandelbrot.
Qualcuno aveva fatto il paragone della miniera: il genio scava le gallerie e va avanti per primo, poi dietro di lui passa l’accademico che mette i paletti, ovvero “mette in sicurezza” le gallerie, ovvero da’ una struttura ed una nomenclatura a cio’ che e’ stato scoperto dal genio.
In conclusione: non e' strettamente necessario conoscere la teoria nella sua forma "ufficiale", ma e' necessario sentirla e viverla... "esserla", come direbbero in oriente.
Segretario Mark VI Society
Non e' importante dire sempre tutto quello in cui credi, ma e' importante credere sempre in tutto quello che dici
Capita di esprimersi perfettamente a gesti, e ci si fa capire da tutti, si possono esprimere pensieri e soprattutto sensazioni in fondo è quello che faceva Louis Armstrong.
Non è necessaria una competenza di alto livello per fare della buona musica, lo è per fare i professionisti oggi, che non significa ancora fare buona musica.
Io credo che la preparazione accademica sia insieme un idolo e un alibi, un idolo perchè sempre di più si apprezzano musicisti ipertrofici nella loro disciplina, e un'alibi perchè nasconde un pauroso vuoto creativo che è sotto gli occhi (le orecchie), di tutti.
Bix non sapeva leggere la musica, ma suonava in orchestre di punta, il mondo del jazz allora era diverso, non emarginava gli "incolti" o quelli che suonavano "a orecchio", gli trovava un posto, spesso nelle prime file.
Questa analogia col parlare una lingua è poi la cosa più divertente, oggi un musicista si avvicina al jazz come un diplomato può andare in un quartiere popolare di Napoli e pensa di imparare l'idioma, (non la lingua, il jazz è un idioma), studiandolo sui libri invece che andare a confrontarsi con la gente e acquisire accenti modi e espressioni da caratterizzare come propri.
Certo oggi non è più così popolare il jazz, è élitario e si suona solo in certi posti per un pubblico scelto, sempre meno e sempre in meno posti, i musicisti bravi della mia città si stanno accorgendo che suonare standard e eseguire patterns ha rotto le palle a tutti e sempre meno gente li ascolta e sempre meno locali fanno serate jazz, questo non per colpa loro, o non di tutti loro, ma di chi gestisce gli spazi jazz in quei termini.
Quando le cose vanno così io credo che sia necessario un rinselvatichimento :doh!: uno strappo che tolga questa musica dall'accademia, in modo che se per caso c'è in giro qualche genio inespresso e non preparato armonicamente possiamo sentirlo e tornare a capire la necessità dell'urgenza espressiva, caratteristica principale delle musiche naturali.
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in realtà, e vado oltre, mi piace pensare che un artista (non un semplice pur bravissimo musicista) possa decidere lui dove e quali note mettere non il libro che dice semidiminuito/scala locria o diminuita ST, Super ecc...ovviamente questo non per dire che i libri sono fatti da incompetenti o che le ricerche del passato non servano, ma secondo me un artista deve mettere davvero del suo e questo potrebbe anche implicare il cambiare, per se, le cosiddette regole...Monk lo ha fatto spesso, così come, in misura anche maggiore, Eric Dolphy, ad esempio.
Sia chiaro che io, attualmente, sono in una fase di studio "classico" dopo anni nei quali ho sì imparato diverse cose anche teoriche ma senza un vero programma e mantenendo a volte troppo elevata la parte incosciente...Gli ultimi studi mi hanno permesso, ad esempio, di capire come facevo a suonare "giusto" su un passaggio molto particolare di Garota de Ipanema, ci mettevo una scala a toni interi o una lidia dominante (ovviamente con qualche dissonanza che però a me piace), perchè le sentivo, su un accordo che ho da poco saputo essere un C#7 con 11a diesis (e magari 5a diesis in aggiunta), almeno così lo suonava il mio pianista...io sentivo quei suoni e li mettevo, in ogni corus, ma non avevo la minima idea di quale accordo fosse, prima di studiarlo sulla parte e sulla tastiera...E questo nonostante io non abbia assolutamente un orecchio migliore della media...
Detto questo, per recuperare un pò di senso di arte oltre che di preparazione super anche in questa splendida musica jazz, come dice il precedente utente, "credo che sia necessario un rinselvatichimento, uno strappo che tolga questa musica dall'accademia, in modo che se per caso c'è in giro qualche genio inespresso e non preparato armonicamente possiamo sentirlo e tornare a capire la necessità dell'urgenza espressiva, caratteristica principale delle musiche naturali."
Si dice che Chet Baker spesso non sapesse nemmeno in che tonalità suonava, eppure...
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Forse non hai un orecchio migliore della media, ma sicuramente hai una comprensione istintiva delle strutture armoniche che molti musicisti piu' "teoricamente preparati" si sognano. Non sai come si chiamamo? Non e' un problema se devi suonarle. Sono sicuro che nella tua testa hai dei nomi o delle rappresentazioni per quello che suoni. Magari alla "lidia dominante" pensi come alla "scala verde"... o alla "scala di acciaio", o forse non le dai un nome esatto ma sai che esiste e come si usa.
Ed e' anche possibile, magari non tanto probabile perche batti comunque strade ben esplorate, che nella tua testa vi siano dei concetti che la teoria non ha ancora schematizzato e catalogato. Nel corso dei tuoi studi teorici, ti consiglierei, presta attenzione a quello che tu sai/fai e che si discosta da quello che leggi sui libri. Potrebbe essere una tua mancanza di comprensione di un qualcosa che altri hanno esplorato e capito prima di te, e li' imparerai una cosa nuova, ma potrebbe anche essere una tua intuizione originale.
Segretario Mark VI Society
Non e' importante dire sempre tutto quello in cui credi, ma e' importante credere sempre in tutto quello che dici
Lew Soloff, che ha suonato per molto tempo in alcune bands di G. Russell, alla fine di un concerto una volta si avvicinò al suo leader e gli disse:
"Questa sera ho scoperto che si può suonare un accordo di A- su un Eb7..."
Russell: "Perchè non leggi il mio libro? Questa scoperta è lì da 13 anni."
Trovate pure la spiegazione...neanche molto arcana...
Soloff probabilmente non aveva la necessità di saperlo...se lo suonava...
Voglio dire che se sei immerso in ciò che suoni, non stai a farti le "pippe"...se questo è teoricamente corretto o opportuno...l'opportunità te la dà la tua sensibilità e concentrazione...tu sei ciò che suoni, in quel momento, non suoni ciò che hai sentito o imparato fino ad allora!
E quindi...lo dico con grande simpatia e distacco:
'fanculo tutti i jazzisti "patternizzati"!
Non servono al jazz e alla musica in generale...ed è giusto che la gente li ignori!
Cambiassero mestiere...
La musica è la materializzazione dell'intelligenza che è nel suono.
Edgar Varèse
La differenza fra noi e loro è che noi siamo più o meno dilettanti, loro sono professionisti. Mi scusino quelli che fra noi sono professionisti veri. Gli altri probabilemnte dovrebbero riconsiderare alcuni fattori. Per volare non basta sbattere le ali. Anche le galline ne hanno due ma non servono a nulla.
Giorgio Milani
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Non la penso come te ... ma darei la vita per farti dire quello che pensi (Voltaire - almeno credo...)
Ma stiamo dicendo tutti la stessa cosa. Io non contesto il tuo approccio, Giorgio! Io mi ammazzo di cocker, scale e accordi. E studio la teoria. La fatica e le gavetta non mi spaventano, sono anzi convinto che la vera ricompensa non sia il risultato che si raggiunge ma la strada che si fa per arrivarci. E forse nel tempo tirero' fuori qualcosa di buono e forse no, ma non mi importa piu' di tanto.
Ma c'e' chi "nasce imparato" e quello che a me costa fatica e sudore a lui viene naturale ed istintivo. Per una persona cosi' studiare sistematicamente la teoria puo' essere utile, ma puo' anche non esserlo. Per una persona cosi' studiare la teoria puo' servire per *capire come il resto del mondo* ha classificato dei concetti che per lui sono innati... e per comunicare con loro a parole. Per comunicare con loro con la musica serve tanto meno quanto piu' sono sviluppate le "capacita' innate".
Segretario Mark VI Society
Non e' importante dire sempre tutto quello in cui credi, ma e' importante credere sempre in tutto quello che dici
"Questa sera ho scoperto che si può suonare un accordo di A- su un Eb7..."
Russell: "Perchè non leggi il mio libro? Questa scoperta è lì da 13 anni."
questo mi è capitato spesso!!
a volte, invece, ho messo, perchè le sentitvo giuste per me, delle note che risultavano le più alte dell'accordo esteso (11#, 13, 9#, 13b ecc...), e prima di sapere che erano "giuste" mi ero preoccupato di fare note sbagliate o comunque troppo strane...
detto questo, io spero d'imparare il più possibile delle cosiddette regole, in modo da potermele giocare a mio piacimento
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"sono anzi convinto che la vera ricompensa non sia il risultato che si raggiunge ma la strada che si fa per arrivarci"
è in effetti molto bello e stimolante che ci sia sempre da studiare, da scoprire, ci sono dei giorni che si dimentica questo e magari si perde tempo o non si sa cosa studiare, bisogna invece sempre ricordarsi che la musica è INFINITA, c'è sempre qualcosa da imparare e da integrare e il percorso per arrivarci è per me sempre molto stimolante, una delle ragioni per cui considero la musica l'arte più favolosa tra le arti...
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Danyart .....detto questo, io spero d'imparare il più possibile delle cosiddette regole, in modo da potermele giocare a mio piacimento ....
Tutto giusto, ma in questa ultima frase vi è raccolta l'essenza ....soltanto chi conosce, ha la possibilità di infrangere le convenzioni, le regole.
Questa è inoltre, la differenza di sa semplicemente suonare e chi è un'artista ....se ci pensate in una evoluzione del "sassofonismo" da Coleman Hawkins/Lester Young, passando per Charlie Parker, Coltrane, ed arrivando fino a Brecker (ne ho omessi diversi ma lo schema penso sia chiaro) ....
p.s questo sistema può essere applicato anche in altri campi, pensate ai fiscalisti ed ai notai ....gente che conosce le regole e sa infrangerle .... :ghigno:
Infatti, quello che ho detto prima non era riferito a te, ma a chi, non solo in questo thread si appella all'istinto.Originariamente Scritto da re minore
Giorgio Milani
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