... ti cambia la vita)
Ciao ragazzi, vi voglio raccontare sta esperienza. Spero di non fare un post troppo lungo, ma credo che la speranza resterà tale. Potete pure prendervi una birra o accendervi una sigaretta.
Infatti, comincio raccontandovi che per vari anni, direi una dozzina, ho suonato praticamente di tutto, dalla banda al rock con un bocchino Berg Larsen 105/2. Poi in tempi recenti gli ho affiancato un Ponzol 110 perché è un po' meno sganassone, più equilibrato, meglio rifinito, più semplice da usare come unico bocchino per tutto. Ottimo, ottimissimo, pur essendo brillante con un po' di controllo permette realmente di sfruttare tutta l'estensione dello strumento sia nel pianissimo che sul forte, in timbrato come in subtone. Per farla breve, che sta premessa è già lunga, sono della categoria di saxofonisti schierati dalla parte dei suoni brillanti e potenti.
Poi - e qui arrivo al dunque - mi è capitato di provare a suonare per alcuni giorni con un Ottolink di ebanite, un po' vecchio, lavorato e aperto. Da tantissimi anni non suonavo con un bocchino non in metallo (da quando ho gettato nella spazzatura il Rico Graftonite in dotazione al Grassi) e non avevo mai provato seriamente un Otto Link (sì, pare impossibile, ma in 20 anni e passa di sax tenore mi mancava il bocchino standard per sax tenore).
In sostanza, resto folgorato: avevo sempre creduto, perché letto e sentito i pareri di altri, che i Link hanno poco volume, che quelli in ebanite sono tappati, ecc ecc... Tutto il contrario di quello che ho provato. Fattostà che mi prende una smania di acquistarne uno perché quello in prova devo restituirlo. Metto un annuncio qui sul mercatino del forum e dopo qualche giorno acquisto da un gentilissimo forista un Otto Link Tone Edge della serie vintage di apertura 10, che ha beneficiato pure dell'imposizione delle mani di quel mago che deve essere DocSax.
Ora sono passati credo un paio di mesi, ho provato, preso le misure, trovato le ance giuste (principalmente Rigotti 2,5). E' tutto quello che posso desiderare e forse anche di più. Il timore iniziale per l'apertura generosa è scomparso praticamente subito e da lì è stata una scoperta continua: una facilità a gestire le dinamiche e i registri che con gli altri bocchini mi sognavo, una semplicità a trovare gli armonici incredibile (esagero, ma non troppo). Giusto per andare sul particolare, non ho trovato mezza difficoltà a suonare fuori registro, nonostante sia un bocchino in ebanite e con un disegno opposto a quelli a cui ero abituato. Solo il volume è minore, ovviamente, ma sinceramente era il Ponzol che non aveva limiti, mentre il Link ha comunque una voce forte più che sufficiente (e poi esistono pure i microfoni, nel caso). Soprattutto, ed è la cosa che mi ha conquistato definitivamente e quella che conta di più, con un po' di esperienza (e magari un'ancia piuttosto che un'altra) riesco ad avere un suono pieno e caldo oppure un bel suono grintoso, quasi chiaro, che mantiene però la sua bella “tavolozza di colori” e non diventa duro, stridulo o povero. L'ho usato in acustico, bellissimo. L'ho usato su un palco amplificato: non decuncia reali mancanze.
Concludo (finalmente): risuono qualche volta con il Berg Larsen e non riesco più a gestirlo come prima, anzi mi pare che non giri proprio, nada de nada. Un suono chiarissimo, troppo sparato, difficoltà a gestirlo.... l'ho rimesso nel cassetto. Risuono qualche volta con il Ponzol e il suono mi pare troppo diretto, secco, bello sì ma povero in confronto alla completezza di suono del Link. L'ho rimesso nel cassetto.
Anni e anni di pratica e abitudine andati in soffitta in quattro e quattr'otto. Dopo 20 anni e più passati a soffiare dentro un tenore ho comperato il mio primo Otto Link in ebanite e credo che me lo suonerò per parecchio tempo.
Con questo cosa voglio dire?
Non lo so.