Ciao ragazzi,
stamattina volevo capire cosa ne pensano i "più" addetti ai lavori di me, saxofonisti, relativamente al connubio strumento/suono personale.
Mi spiego:
Il tutto nasce da un'espressione di un addetto reparto fiati (di un negozio notissimo di strumenti musicali quando, parlando del fatto che, oggi come oggi, può succedere che in conservatorio l'alunno potrebbe (possibilità!!! non certezza...) esser costretto a cambiare il proprio strumento non-selmer (io parlavo con lui degli Yanagisawa), a favore di un selmer) il quale ha detto:
"beh uno Yanagisawa è uno strumento che ha lo stesso suono per tutti quelli che lo suonano mentre invece, un selmer, ha un suono che si adatta,, nel tempo, a chi lo suona. Un Di Battista si riconosce dal suo suono personale.. e ha un vecchio selmer!"
Ebbene, essendo il mio strumento il pianoforte (ma nn per questo son digiuno di ottoni, ance ecc grazie alla mia strumentazione x banda;) ) mi chiedo:
- ma è davvero reale questa espressione??
- se si è preoccupante poichè, da un punto di vista "fisico", il sax è uno strumento di metallo. Ora, il metallo, dato per certo che sottoposto a differenti sollecitazioni di temperatura reagisce in un modo specifico, non ricordo, dai miei studi, che sottoposto a "vibrazioni" sonore riesca a modellarsi, a far proprie tali vibrazioni, a tal punto da modificarne, anche se in maniera millesimale, la propria natura. O forse è così? Come sarebbe, quindi, dimostrabile scientificamente questa cosa?
- io credo che, al di la dello strumento, ciò che rende "unico" un musicista rispetto ad un altro, è il modo di suonare, il fraseggio, lo stile.. e, se vogliamo spingerci sull'harware, il setup! (io quando ascolto Parker riconosco che è lui... quando ascolto Paquito d'Rivera lo riconosco tra mille... ma proprio per il loro "unico" stile.. poi vai a sapere che strumenti suonano...)
Ne vogliamo parlare?