Originariamente Scritto da KoKo
Appena terminato il conservatorio ormai 6 anni fa suonavo con il c stella e ance 3 e mezzo (sull'alto) e mi ero abituato a suonare con ance dure anche nel jazz (ho avuto tanti becchi: ottolink in metallo, in ebanite, selmer jazz, dukoff, beechler, meyer in ebanite moderno, claude lakey). Poi pian piano ho capito che era tutto l'opposto.
Quando ho comprato il meyer NY ho cominciato ad alleggerire l'ancia e sentivo che il suono cambiava e di molto, così come aumentavano l'agilitÃ* sui fast e sulla pronuncia. quando poi ho cambiato il serie II per il mark VI la svolta è stata totale.
un'ancia dura appiattisce gli accenti.
è perfetta nella classica proprio per l'omogeneitÃ* del suono, ma nel jazz mirare a suonare con ance sempre più dure è pura follia (sempre secondo me, opinione personale).
l'ho capito ascoltando molto Cannonball:
ha un modo di suonare secondo me da questo punto di vista inarrivabile, con rapidi cambi di accenti o accenti posti negli ottavi più impensabili ed è pazzesco pensare che suonava con ance 2 o 2 e mezzo.
quindi secondo me l'obbiettivo non è suonare con ance sempre più dure, al contrario tentare di alleggerire e compensando con un'impostazione particolare.
E' un discorso che si può fare solamente con un bocchino ai limiti della perfezione e con uno strumento ben sfogato che "canti" in alto.
C'è anche il discorso che con l'ancia più leggera sei come più vulnerabile, sopratutto nel registro alto quindi bisogna studiare parecchio.
sul soprano ancora non mi trovo a mio agio come sul contralto perchè non l'ho mai veramente studiato come strumento e infatti ne sto per comprare uno professionale.
questa è la mia esperienza personale e sono opinioni mie. magari qualcuno si trova meglio con ance dure, boh!!
il mondo è bello perchè è vario!