Ciao a tutti, voglio provare ad intavolare una discussione filosofica :D
ecco il seet-pensiero:
Molto spesso, secondo me, suoniamo più che per il semplice piacere di farlo, ma anche per soddisfare il nostro ego, rafforzare la nostra autostima... molto spesso troviamo maggior soddisfazione a suonare nello scantinato ciò che in quel momento vogliamo suonare (sia un brano, difficile tecnicamente, o nell'interpretazione o in entrambi, o un'improvvisazione, che parte da dentro di noi e si trasferisce tramite noi al nostro strumento musicale e da questo si diffonde nell'aria, ove noi possiamo percepirne le onde, confrontarlo con ciò che volevamo effettivamente fare, ed inebriarci, in caso positivo, o arrabbiarci con noi stessi, se l'intenzione non ha seguito nell'esecuzione) che a suonare in pubblico, perchè in fondo, è certamente un'esperienza elettrizzante ma è come se ci rubassero un pezzetto di anima...
Molto spesso ciò che eseguiamo in un momento di esecuzioni solitarie nel nostro amato scantinato (termine che uso genericamente per intendere il luogo dove noi proviamo :) ), è così personale, che potrebbe non piacere a tutti, a volte non piacere affatto... che mi dite? avete anche voi percezioni del genere? io vivo tantissimo il momento in cui suono... un sacco di emozioni contrastanti. Mi hanno insegnato a non vivere per criticare i nostri stessi difetti ma anche ad apprezzare ciò che di buono facciamo, nell'intento di ripeterlo e pian piano sistemare i difetti... e questo calza a pennello anche nella musica...