Se usiamo qualsivoglia tipo di teoria o visione del mondo per spiegare meccanismi o dinamiche percettive, adattiamo qualsiasi tipo di realtÃ*/esperienza ad uno schema, che può essere sempre sconfessato dalla varietÃ* di esperienze che intelligenze e sensibilitÃ* diverse possono sperimentare in modo libero ed autonomo.

L'esperienza d'ascolto è una esperienza interiore e come tale non può essere codificata, nè "quantizzata" secondo modalitÃ* deterministiche o misurabili secondo parametri pre-determinati; il "vizio" di fondo di tali ricerche, a mio avviso, è quello di avere giÃ* delle "tesi preconcette" che vengono confermate da una sperimentazione pilotata perchè l'obiettivo è confermare il postulato iniziale...e una sperimentazione pilotata non è scientifica, ma ideologicamente viziata; in questo caso, ciò che vi è di pericolosamente implicito, è quello di voler negare che ciò che definiamo cultura non è altro che un laboratorio permanente di sperimentazioni...è stato sempre così! I criteri di "classicitÃ*" o di presunti "schemi ricorrenti" sono attribuzioni posteriori che pretendono di stabilire gerarchie di valore fra vari tipi di esperienze possibili...e questa è una forma di "eugenetica culturale", che non solo va sconfessata, ma combattuta in modo radicale!