Non volevo sminuire Davis, ma la sua produzione jazzistica rilevante dura tutto sommato pochi anni, sentirlo ai tempi del bebop con Parker non è certo esaltante, lui stesso lo riconosceva, e dopo non è decisamente fondamentale per quanto riguarda l'apporto artistico a quel mondo, è diventato una star pop, non un jazzista, (personalmente a me piace molto anche il Davis funk e forse ha avuto ragione lui a cambiare), però direi che il mio giudizio è fondato su paragoni ben più consistenti di quello che lui è stato "realmente" come musicista jazz, per quanto riguarda altre forme musicali il discorso cambia, Miles è stato forse uno dei musicisti che ha influenzato maggiormente la musica, soprattutto al di fuori del jazz, ma rimanendo in quel contesto cosa dovremmo dire di Stan Getz o di Sonny Rollins o di Mingus, e quanti altri hanno suonato fino alla fine senza concessioni il jazz.
Vedi Bluevix, parlare di dolore sembra un clichè, e certamente lui era infastidito dai critici musicali radical chic che cercavano zio Tom in ogni musicista di colore, ma non si può aggirare il fatto che una delle forze predominanti nel jazz sia stato il riscatto da una condizione miserabile, (riscatto di cui la sua famiglia ha beneficiato), poi sappiamo bene che altre forze come l'amore, la gioia e il mettersi alla prova sull'esecuzione e sull'improvvisazione sono altrettanto fondamentali, dico solo che c'è chi ha fatto esperienza di tutto questo e l'ha espresso nella sua musica caratterizzandola come appartenente ad un universo che per trent'anni ha avuto una energia e una passione che prima non aveva e che dopo si è trasformata in una scuola diluendosi e tutto sommato involvendosi nel mainstream o in altre forme di espressione musicale più popolari o di ricerca più specificamente musicale.
Non trovo così sbagliato riconoscere che c'è stato un momento irripetibile (piuttosto lungo per altro, che ha visto i più grandi cambiamenti sociali e culturali della storia moderna) e che ancora oggi si vive dei frutti di quanto è successo allora, il jazz è improvvisazione e composizione insieme e vive quando lo si suona, nel presente, non va museificato, ma bisogna riconoscere, se parliamo di jazz, che la radice è profonda, è maturata maggiormente negli anni che vanno più o meno da King Oliver a Coltrane, ma è più antica e non va mai tagliata.
Comunque mi piace anche Paolo Villaggio :D