Resuscito questo thread che mi pare molto significativo!
Ho partecipato ad una simile discussione anche nel forum del sito di Wynton Marsalis, dove un malcapitato ha avuto il coraggio di insinuare che il Jazz sta morendo perchè Wynton non apre spazi ad altri musicisti emergenti! Ovviamente è stato subito attaccato verbalmente (anche con ragione, a mio avviso), e per altro lui stesso ovviamente se lo aspettava, ma ha continuato a mantenere la sua posizione: dopo Marsalis, che vi ricordo è ora un po' il porta bandiera del Jazz, essendo il direttore artistico del Lincoln Center di NYC, non vi sono altri musicisti jazz che ne possano prendere il posto.
Ora non voglio ripetere qui tutta la diatriba, tutt'ora in corso, ma vi riassumo il mio pensiero: il Main Stream (Hard Bop?) ha detto tutto quello che doveva dire negli anni '60, e continua a dirlo con ottimi musicisti che 'eseguono' i pezzi del genere; il Free era talmente libero, che è fuggito e nessuno sa più dove si trovi; i nostalgici tornano al Dixieland, ascoltando le raffinate esecuzioni di Woody Allen (non ne abbiano a male i cultori del genere: io adoro Armstrong, Bechet e Red Allen; e persino lo stride piano di James P. Johnson o di Fats Waller).
Dovrei qui chiarire una cosa: da ragazzino ascoltavo Ellington, la Fitzgerald, Count Basie, tornando indietro appunto sino al Dixieland ed al Blues; adolescente ho abbracciato istintivamente il Free degli AEOC, Coleman e ovviamente Coltrane, divertendomi ad ascoltare il latino di Barbieri (lo stesso Jelly Roll Morton sosteneva che senza quel po' di Latino non si può fare del buon Jazz!) o il Davis di Kind of Blue, ESP o Seven Steps To Heaven, saltando a piè pari tutto il periodo tra lo Swing ed il Free (non immaginavo quello che stavo perdendo!), riservandomelo per dopo... :???:
Nel frattempo però andavo ai concerti di Mingus, Zawinul, Chet Backer, Dollar Brand, Elvin Jones, etc. quando capitavano a Milano o Bergamo. Soggiogato dal tenore di Hawkins/Young/Coltrane ho iniziato a suonare amatorialmente, ed a quel punto ho scoperto tutta l'epopea del BeBop/Cool/HardBop, tenendomi come riferimenti Mingus e Monk.
Il mio punto è questo: dagli anni '40 ai '60 il Jazz era molto popolare, nei suoi vari idiomi: troverete una discografia infinita, dove alle sessioni di registrazione partecipavano veri maestri dei vari strumenti, che non solo aggiungevano la loro creativitÃ* musicale, ma addirittura rivoluzionavano l'uso tecnico dello strumento adeguandolo al nuovo genere; pensate p.e. al trombone di J.J. Johnson nel Bop, così come Hawkins aveva fatto scoprire il tenore come strumento in grado di esprimere concetti musicali per cui non era mai stato utilizzato prima negli anni '20.
Voglio dire, tutti questi grandi musicisti campavano perchè la loro musica era richiesta dal pubblico (e quindi dalle case discografiche); trovavano produttori che rispettavano e riconoscevano il loro talento, organizzando serate danzanti e concerti; i clubs dove potevi startene tutta una notte ad ascoltare Yardbird (questo me lo son perso: non ero ancora nato!!!) spendendo pochi dollari proliferavano; insomma, il Jazz era VIVO.
Sopratutto questi stessi musicisti, potevano passare dopo una sessione o un concerto, al Bolivar Hotel, oppure al Minton's Bar, e fare una Jam con Monk, confrontare i propri concetti, studiare nuove tecniche, ascoltare la nuova musica. Ora questo non esiste più?
E' vero che essere un musicista Jazz oggi ha dei grandi vantaggi: trovi scuole e metodi completi, anche molto avanzati; le tecnologie ti permettono di ascoltare intere librerie musicali con estrema facilitÃ*. L'informazione è davvero molto più accessibile, e quindi se vuoi ascoltarti i ritmi del Gahana, o studiarti l'Ektara, puoi iniziare a farlo semplicemente.
Quando è venuta l'era del Rock molti musicisti Jazz di grande talento e capacitÃ*, pensarono di svoltare economicamente così: primo tra tutti Miles Davis, che scoprì che i gruppi Rock degli anni '60 erano talmente impreparati, e quindi per lui sarebbe stata una passeggiata predominare musicalmente in quel mercato; altri, come Benny Golson o Lalo Schifrin, andarono a Hollywood a scrivere le musiche dei film e telefilm...
Ora il problema è che non si percepisce tra i giovani musicisti jazz pieni di talento nessun innovatore creativo, ed io temo che il Jazz diventi parte di quel genere musicale 'colto' dove solo i rari compositori si esprimono per un pubblico selezionato, e gli strumentisti diventano abili esecutori, ma nulla di più. Un po' come per la musica Classica.
E' vero che nei secoli della storia della musica vi sono continue fasi in cui pochi grandi Maestri imprimono il loro sigillo: lo stesso è successo per l'ultimo nato tra i grandi generi musicali...
Ahem, scusate la lungaggine della riflessione... Meglio interrompermi qui... Keep on countin' Milestones: one, two, three....