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Risultati da 16 a 30 di 86

Discussione: Raccontare una storia o puntare all'effetto?

  1. #16

    Re: Raccontare una storia o puntare all'effetto?

    Puoi avere tanto da raccontare, ma se il vocabolario è poco ricco è un limite: giusto!
    Ma è anche vero che puoi avere un vocabolario ricchissimo e pur tuttavia avere poco o nulla da raccontare: è quanto accade alla maggior parte dei virtuosi di oggi!
    Sax tenore Markneukirchen Klingenthal B&S anni '80, bocchino Aaron Drake "Jerry Bergonzi" n. 8, ance Rigotti Gold n. 2,5 s, legatura Rovner Dark
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  2. #17
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    Re: Raccontare una storia o puntare all'effetto?

    Citazione Originariamente Scritto da FaX
    Puoi avere tanto da raccontare ma se il vocabolario è poco ricco è un limite, se hai un gran vocabolario e niente da dire è lo stesso un limite. E secondo me è qui che si vede l'artista (nel vero senso della parola non l'abuso che viene fatto oggi del termine).
    Sacrosanto!
    Secondo me la tecnica dev'essere assoggettata all'intenzione, e direi che in questo modo definisce il Virtuosismo: esempi eclatanti sono Coltrane e Parker; quest'ultimo usava una tecnica spaventosa per esprimere la propria musica, e per quelli che non la capivano e lo tacciavano di tecnicismo rispondeva che era un espediente per evitare di essere facilmente copiato!
    ;)
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  3. #18

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    Re: Raccontare una storia o puntare all'effetto?

    Citazione Originariamente Scritto da MyLadySax
    Naturalmente, ciò vuol dire che era un virtuoso anche Thelonious Monk, che non sarebbe stato in grado di affrontare con sufficiente destrezza il Mozart più elementare, ma era in grado di tradurre esattamente in suoni tutto ciò che concepiva.
    non è vero. Monk era un pianista con una tecnica solidissima. proprio zenni durante una lezione di Analisi sfatò questa diceria sulla presunta mancanza di tecnica di Monk.
    Tenore:R&C R1 Jazz AGU
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  4. #19

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    Re: Raccontare una storia o puntare all'effetto?

    Citazione Originariamente Scritto da MyLadySax
    Anche molti musicisti... ...Enrico Rava disse ad un mio amico chitarrista che stava suonando un sacco di note: se non hai niente da dire, taci!
    beh Rava è famoso per questo. oggi mi sono tirato giù l'assolo di sonny stitt e di sonny rollins di "on the sunny side of the street" del disco "sonny side up" (se siete davvero tenoristi dovete averlo). entrambi i soli di un solo chorus sono meravigliosi e finemente strutturati. io mi chiedo come si faccia a dire che puoi esprimere qualsiasi cosa tu voglia se non sviluppi una tecnica solida? per fare un solo molto lontanamente bello e complesso come quelli sopra citati è impossibile! il fatto è che magari non si riesce a concepire facilmente frasi di sedicesimi, passaggi complicati ecc. la tecnica di un jazzista è funzionale a quello che vuole suonare! che vuol dire fare un sacco di note??? è una cavolata! non è per forza detto che se fai un sacco di note fai schifo mentre che se ne fai una vai bene! c'è un sacco di gente che o perchè non ha volglia di studiare a fondo la tecnica strumentale o non riesce a concepire frasi di sedicesimi o addirittura di ottavi si nasconde dietro alle poche note ben ponderate (che spesso non sono in timing, sono banali, ...). i soli dei due Mitici Sonny sono pieni di sedicesimi e soprattutto Stitt, come direbbe Rava, fa un sacco di note! senza tecnica non ne sarebbe stato capace! fare note a caso è un conto, ma dire che i virtuosi mostrano solo i muscoli secondo me è sbagliato. conosco molta gente che fa poche note (a caso). poi ritornando sul discorso "raccontare una storia", senza una tecnica infallibile non so come ci si possa riuscire in pieno! sarebbe come appunto cercare di raccontare una storia avendo a disposizione un vocabolario limitato, costretti a usare sempre le solite parole! prendete Chris Potter (se ne potrebbero prendere come esempio tanti altri ma secondo me lui è maggiormente rapparesentativo): i suoi soli sono di una logica pazzesca, prende un modello e lo sviluppa in ogni modo possibile. non potrebbe fare ciò se non avesse una tecnica poderosa! a volte una certa idea magari stravolta all'eccesso lo porta a dover fare passaggi difficili, veloci, molto acuti, ecc. e lui lo fa! ;)
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  5. #20

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    Re: Raccontare una storia o puntare all'effetto?

    poi non confondiamo tecnica con velocitÃ* delle dita!
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  6. #21

    Re: Raccontare una storia o puntare all'effetto?

    Citazione Originariamente Scritto da Jacoposib
    non è vero. Monk era un pianista con una tecnica solidissima. proprio zenni durante una lezione di Analisi sfatò questa diceria sulla presunta mancanza di tecnica di Monk.
    Anch'io penso che Monk avesse una tecnica solidissima, ma, prescindendo dalle basi, funzionale alla propria musica e assolutamente inadeguata a suonare, per fare l'esempio di un pianista suo contemporaneo stilisticamente agli antipodi, come un Lennie Tristano, la cui tecnica era di tipo fondamentalmente accademico.
    D'altronde, nessuno potrebbe suonare come Monk.
    E' il concetto di tecnica che va rivisto: oggi è tecnica solo quella di derivazione accademica, un tempo - e Monk è solo uno degli esempi più eclatanti, cui mi piacerebbe aggiungere Frank Teschemacher e Djando Reinhardt - la maggior parte dei musicisti di jazz si formavano, almeno in parte, in una dimensione orale che restava al di fuori dell'ambito accademico e ciò comportava una inevitabile personalizzazione della stessa tecnica strumentale.
    "... Il jazzista lavora per poter esprimere il proprio, personale mondo sonoro: quindi, oltre ad affrontare gli studi regolari dello strumento, è chiamato anche ad inventare tecniche specifiche che concretizzino quel mondo. Per questo nel jazz non esiste un'ortodossia della tecnica: ogni mezzo è possibile e lecito per ottenere il suono desiderato. Ecco allora ... la posizione piatta delle dita di Thelonious Monk ..." (Stefano Zenni - I Segreti del Jazz).
    Ed è evidente che gli studi regolari di un Monk si fermano proprio lì dove iniziano quelle tecniche specifiche che hanno concretizzato il suo mondo sonoro.
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  7. #22

    Re: Raccontare una storia o puntare all'effetto?

    Citazione Originariamente Scritto da Ctrl_alt_canc
    se posso permettermi,di solito chi parla così O sa essere anche virtuoso,o lo fa per convenienza perchè NON sa suonare virtuosamente.
    Questo discorso mi sa un pò di chitarrista metal :lol:
    Ognuno si può concentrare su quello che preferisce, a mio parere il virtuosismo fine a se stesso è quanto di più noioso si possa trovare nel jazz. La prima cosa è la comunicazione ed essere sinceri nella propria musica. Charlie Parker era un grande virtuoso ma cavolo se comunicava, John Coltrane non ne parliamo. Però Sidney Bechet non avrebbe mai potuto suonare Giant Steps, eppure... ;)
    Con buona tecnica, secondo me, è bene intendere il punto in cui intenzione e prodotto coincidono: ci può volere un sacco di pratica anche per imparare a suonare "male". La prioritÃ* deve essere sempre raccontare una storia, i mezzi scelti (per cui perché no, anche la ricerca dell'effetto), devono essere funzionali a quello che si intende comunicare. Mi viene in mente una frase detta da Dexter Gordon in Round Midnight, film che regala una perla di saggezza dietro l'altra: il protagonista lo trova seduto dietro il locale, mentre cerca di suonare una melodia senza riuscirci "che succede?" gli chiede, e Dexter risponde "non riesco a suonarla, non ricordo le parole"
    Tenore
    YTS-82z
    Bronze Berg Larsen 110/2
    Vandoren 2 e 1/2 zz
    Contralto
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  8. #23

    Re: Raccontare una storia o puntare all'effetto?

    Ripeto che non si tratta di suonare o non suonare 200 note al secondo, ma solo di suonare ciò che veramente si è in grado di concepire nella propria mente, che le note al secondo siano 200 o soltanto una.
    Come puoi esprimere qualsiasi cosa tu voglia se non sviluppi una tecnica solida? Non puoi farlo, ma la questione resta il concetto di tecnica e, quindi, il rapporto tra la propria tecnica, teoricamente anche del tutto eterodossa, e il proprio mondo sonoro.
    Il mondo sonoro dei grandi è stato originalissimo ed è stato espresso attraverso una tecnica che si piegava all'originalitÃ* del proprio mondo: ecco perché Colema Hawkins e Lester Young suonavamo in maniera così differente! Ecco perché Steve Lacy suonava poche note e John Coltrane ne suonava tante! Ma entrambi raccontavano una storia personale, erano molto lontani dal dare sfoggio di una tecnica (e di un'abilitÃ* improvvisativa) fine a se stessa (gli effetti!), al di fuori di un discorso intrinsecamente e musicalmente coerente e originale.
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  9. #24

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    Re: Raccontare una storia o puntare all'effetto?

    Citazione Originariamente Scritto da Olatunji
    Questo discorso mi sa un pò di chitarrista metal :lol:
    ma dai il paragone non calza... un metallaro non sa che farsene di tutta quella velocitÃ*! tanto fa solo scale andate e ritorno alla velocitÃ* della luce! poi Sidney Bechet aveva una tecnica mostruosa! forse non l'hai ascoltato bene!
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  10. #25

    Re: Raccontare una storia o puntare all'effetto?

    Era una battuta non un paragone :BHO:
    Sidney Bechet è uno dei miei sassofonisti preferiti, mi sa che non hai capito il senso di quello che intendevo dire
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  11. #26
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    Re: Raccontare una storia o puntare all'effetto?

    Occhio a sparlare di Bechet, che sembrava tanto buono e pacioso: a Parigi fu arrestato dopo aver sparato in una gamba ad un passante a Pigalle; veramente aveva mirato ad un pianista dopo averlo sfidato a duello perchè questi dopo aver suonato con lui gli aveva detto che i suoi accordi di quel pezzo erano sbagliati! Certo era meglio al clarinetto o al soprano che con una pistola!
    :lol:
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  12. #27

    Re: Raccontare una storia o puntare all'effetto?

    Ussignur :lol:
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  13. #28

    Re: Raccontare una storia o puntare all'effetto?

    Bechet, meraviglioso sia al clarinetto sia al soprano, che divenne presto il suo primo strumento. Pensate che allora l'intonazione dei sassofoni soprani lasciava molto a desiderare, ragion per cui non li suonava nessuno. Eppure, Bechet aveva un'intonazione perfetta! E che suono! Che espressivitÃ*! Che fantasia! E' stato il primo grande solista di sassofono (giÃ* assai eloquente nelle registrazioni del 1923-24), precedendo lo stesso Coleman Hawkins, e, con pochi altri, Louis Armstrong in testa, uno dei primi in assoluto. Ma, se attribuiamo alla parola "tecnica" il significato accademico di oggi, neppure Bechet era un gran che!
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  14. #29

    Re: Raccontare una storia o puntare all'effetto?

    Da medico resto affascinato quando il cervello pensa, le mani vanno, il diaframma spinge la colonna d'aria che viene controllata dalla gola con l'aiuto della lingua. Tutto questo avviene mentre elaboriamo un concetto armonico, lo traduciamo in improvvisazione, la mettiamo in rapporto di interplay con altri suonatori. Poi ci sono le emozioni, il vissuto...
    Una roba micidiale.
    Come si fa a poter scindere in questo complesso "mondo" di variabili la tecnica dal vissuto, il virtuosismo dalla liricitÃ*.
    Parliamo solo di uomini. Parliamo di saxofonisti.
    Ogniuno è unico, è irripetibile.
    Io tra il raccontare un storia o puntare all'effetto suggerisco che bisogna puntare ad essere l'uomo (o la donna) che devi essere, cioè solo te stesso.
    Ma la faccenda è terribilmente complicata (spero solo di avere tempo...).
    S Borgani J Pearl Silver, Bari Dakota 68
    Sc Rampone R1j curvo Rame Bari 68
    A Borgani J Silver, Dukoff D7 Lakey 4*4
    T Borgani J Pearl Silver, Drake NY J 8* Rousseau 8* JJHR 8*
    B MG Unlacquered Silverneck, Drake 120
    Akai Ewi 5000

  15. #30

    Re: Raccontare una storia o puntare all'effetto?

    Citazione Originariamente Scritto da docmax
    Io tra il raccontare un storia o puntare all'effetto suggerisco che bisogna puntare ad essere l'uomo (o la donna) che devi essere, cioè solo te stesso.
    Bè dopo aver letto tutti i commenti, e ultimo quello di docmax, riesco a visualizzare nella mente un nome che riusciva a dire quello che voleva lui come voleva lui, una o duecento note era uguale, l'intensitÃ* di quello che aveva dentro era ciò che veniva fuori: Massimo Urbani! :half:
    L'unica rabbia che posso provare è verso di me, quando non riesco a suonare quello che voglio (J.Coltrane)

    Tenore YTS-61; Soprano Selmer SA I - Alto Grassi 1974

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