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Discussione: Parliamo di Free Jazz

  1. #31
    Visitatore

    Re: Parliamo di Free Jazz

    Scusami ropie, non volevo creare nessuno scontento. Ho usato una parola poco appropriata...o forse due...
    la prima è trendy...ho usato questa parola perchè è stata quella utilizzata da un musicista in particolare (continuo a non fare nomi per rispetto). E' ovvio che non si intende che i ragazzi alle scuole si attaccano l'ipod col free e invece di andare in discoteca vanno alla casa del jazz. Però è anche vero che ho visto gente che sbuffava e che non ne poteva più di alcuni concerti free e qualcuno anche sembrava dormisse (come fai a dormire col free...se ti piace non ti scolli, se non ti piace è casino per te e da troppo fastidio per dormire)...ebbene a fine concerto gli chiedevano opinioni e rispondevano "un genio dell'epoca moderna!" oppure si sbilanciavano in giudizi tecnici anche se si capiva lontano un miglio che non ci capivano un tubo di musica. Una volta una signora impellicciata ha detto "il modo in cui il sassofonista alternava linee melodiche a tratti ad accordi è stato stupefacente." Probabilmente la signora non sa che l'accordo è un insieme di più suoni e che il sax può produrre una sola nota per volta. E così altri...gente di mezza etÃ* che va ai concerti free perchè sembra colta...caspita...questi capiscono questa musica...devono essere proprio colti...e in realtÃ* non ci capiscono niente e si stufano...
    questo intendevo per trendy...che amarezza
    l'altra parola impropria era free...ho usato free in termine ampio come ha capito koko...

    tieni conto che in alcuni locali se non fai free ti fanno suonare...dunque il free, se mi concedi l'ennesimo termine improprio, è di moda...non si fanno soldi, fai la fame...nessuno capisce una forma d'arte di altissimo livello e ci si sente frustrati e tutto quello che vuoi....

    rileggendo il messaggio mi accorgo che ho scritto tutto in maniera un po' confusionaria ...spero che comunque il succo sia deducibile

    poi questo è quello che penso io, quello che mi è stato detto e quello che ho visto...io ho due occhi e non bastano per vedere e sentire la realtÃ*...è probabile che sia diversa, non lo escludo

  2. #32

    Re: Parliamo di Free Jazz

    Chi fa della musica free la sua fonte di sostentamento oggi è un coraggioso (ragionando da musicista appassionato di jazz) e non credo che abbia vita molto facile.
    Io vedo molti ragazzi e giovani consumare (spendendoci tanto su) la musica pop, la musica di massa; quei soggetti se li porti ad ascoltare il free non so quanto resisterebbero (un ascolto guidato forse gioverebbe a rendere più abbordabile il genere musicale). Quindi questa la storia attuale, succede per il free quello che succede per le malattie rare: nessun fondo per la ricerca, sviluppo pari a zero... Una volta c'era il Mecenate, oggi?
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  3. #33

    Re: Parliamo di Free Jazz

    diciamo che sarebbe più intelligente partire da un ascolto cosiddetto facile (se si può parlare di ascolto facile?),per chi viene dal pop non credi? Partire subito col free oltre a traumatizzare,farebbe ben poco capire la storia della lingua che è il jazz.

    Personalmente credo sarebbe fantastico presentare la discografia di Trane. :zizizi)) (non per CHI è,ma per ciò che ha suonato e affrontato,per quanto eterogeneo è stato,nel poco che ha vissuto. Anche Miles ci metterei..)
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  4. #34

    Re: Parliamo di Free Jazz

    No per caritÃ*, dal pop al free era un esempio... durante un viaggetto in auto ho fatto sorbettare A love supreme ad una comitiva di digiuni di jazz, spiegando per bene, mentre la musica andava, tutto il disco brano per brano, settore per settore. Risultato? Incantati.
    Però solo Coltrane è Coltrane.
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  5. #35

    Re: Parliamo di Free Jazz

    letto quello stupendo libro che è "A Love Supreme" di Ashley Khan? Fa sempre il suo effetto,incanta ma...pochi lo comp...lo scaricano per ascoltarlo
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  6. #36

    Re: Parliamo di Free Jazz

    Ho letto Blue trane di Porter... mi ha affascinato!
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  7. #37
    Visitatore

    Re: Parliamo di Free Jazz

    Esatto doc era proprio quello che intendevo...perchè ho detto trendy ecc..., ma non fonte di sostentamento...infatti è terribilmente difficile riuscire a sopravvivere giÃ* solo col jazz meno difficile da ascoltare...figuriamoci col free...tanto di cappello a coraggiosi del genere

  8. #38

    Re: Parliamo di Free Jazz

    Secondo me manca completamente nell'ascoltatore medio contemporaneo una qualsiasi educazione all'ascolto non solo del jazz, ma in generale.
    Il cosiddetto pop non è che sia "più facile", magari è "meno fastidioso": chi lavora in quel settore via via toglie fantasia ritmica, fantasia armonica, fantasia melodica, qualsiasi cosa che possa risvegliare l'ascoltatore dall'ipnosi. I pezzi sembrano tutti uguali perché sono tutti uguali, sono cose fatte per vendere su larga scala che lasciano il tempo che trovano, fatte da professionisti del settore. Dietro i cosiddetti "artisti" spesso c'è un lavoro veramente fino che va rispettato (per quello che è: lavoro). Per cui difficilmente potrò bollare come "schifezza" qualcosa che, nella peggiore delle ipotesi, mi è totalmente indifferente come il pop.

    Ma alla stragrande maggioranza degli ascoltatori qualsiasi musica cui manca "un appoggio sicuro" risulta noiosa o brutta. "Ma non canta nessuno?" "Bello eh, ma non lo capisco" "Guarda, sta roba è una rottura di palle" sono tutti commenti che, ora come ora, non andrebbero bene solo per il cosiddetto free jazz, ma anche per "All the things you are" fatta da Charlie Parker. Sempre di più si acuisce la distinzione tra persone "musicali" o meno: si tratta della possibilitÃ* di godere della musica nella sua integritÃ*. Non bisogna credere che sia scontato riuscire a seguire nella mente la griglia di accordi di un brano per seguire le improvvisazioni e godere della fantasia melodica. "Body and Soul" di diciassette minuti suonata da Dexter Gordon: io mi commuovo quando la ascolto, perché ho la sensazione che lui sia un angelo, non un essere umano.
    Il free jazz non è che una naturale evoluzione di questa musica splendida: se un musicista ha il pieno controllo del proprio strumento, è un creativo, e soprattutto è un artista che non vuole esprimersi in schemi armonici vecchi di 70 anni (o di più), in un ritmo definito, in un approccio convenzionale al proprio strumento, perché dovrebbe farlo? Il problema è che all'ascoltatore di oggi farebbe paura pure "Tenderly" suonata da Lester Young. La cosa veramente grave è che molti "musicisti" dicano che una musica in cui vengono a mancare i convenzionali appigli sia merda.

    Però per quanto riguarda me, vale la regola del buon vecchio Schumann "Aver l'applauso degli artisti deve avere per te più importanza dell'applauso del gran pubblico". Chi fa lo strano forzatamente perché è "trendy", chi riprende scoperte giÃ* fatte spacciandole per proprie, chi esprime i sentimenti di qualcun'altro, che segni volete che lasci nella musica?
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  9. #39
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    Re: Parliamo di Free Jazz

    Mah! Il problema è che anche gli altri artisti spesso possono non condividere la scelta musicale di un innovatore, e non solo nel Free: a Lester Young chiedevano di suonare come Coleman Hawkins; a Charlie Parker dicevano che suonava un po' qui ed un po' lÃ*; Ornette Coleman lo reputavano un lavapiatti... etc,etc.
    Come in tutti i settori artistici/creativi se sei un innovatore è dura: non esistono più i Mecenati del Rinascimento, o le colte Corti Europee che sponsorizzavano i geni. Vige la legge del mercato dettata dai molti che capiscono poco.
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  10. #40

    Re: Parliamo di Free Jazz

    A mio avviso, usiamo categorie e forme di pensiero che non si distinguono, nè si differenziano granchè dalla massa de-celebrata e poco incline alla riflessione quanto all'ascolto...in quanto usiamo una visione sequenziale dell'evoluzione piu' che osservare la globalitÃ*/diversitÃ* degli eventi, personaggi ecc. e saperne trarne delle letture/implicazioni che possono ancor oggi trovare una legittimazione o proiezione contemporanea.

    Per me, è free tutta la musica...è free Scarlatti come Beethoven, Gesualdo da Venosa come Mozart, Pergolesi come Strawinsky o Shostakovic, come quella boscimana o balinese...non è free, tutta quella musica che diventa stereotipo, formula vuota e declassata che si ripete all'infinito...e che sia jazz o non jazz, free o quasi free o definita in altro modo, ha poca importanza.
    Individuare il free come "libero casino" al limite delle possibilitÃ* uditive o "rumori casuali" al di lÃ* di ogni plausibile giustificazione, mi sembra piu' simile ad un'estetica cacofonica buona per certi falsi intellettuali del tipo "meno si capisce, piu' ha valore..."

    Free jazz è stata un'etichetta come tante...e purtroppo qualunque cosa venga etichettata produce dopo un po' omologazione e conformismo, sia in chi la produce sia in chi ne parla, fruisce ecc.
    La "rivoluzione" del free jazz è stata soprattutto culturale: guardare alle altre culture, ad altri modi di pensare...e liberarsi delle "irrigimentate buone maniere" occidentali, con le quali noi europei abbiamo tormentato il mondo intero...per troppo tempo, si è creduto che l'armonia fosse la forma piu' alta di conoscenza musicale (e piu' di qualcuno ancora lo crede): è come dire che tutto il resto del mondo, fa una "musica di merda" perchè non esiste il concetto di armonia che abbiamo sviluppato in Occidente! Chiusura percettiva, arroganza, ignoranza e presunzione allo stato puro...
    Il free jazz ha liberato le forme musicali, ha indicato direzioni alternative in cui trovare allo stesso modo varietÃ* e coerenza espressiva e non solo una "drammaturgia fonica" fine a se stessa, a cui (e solo a quella) troppo spesso si fa riferimento.
    La legittimitÃ* dell'aggressivitÃ* sonoriale degli esponenti storici del free possedeva qualitÃ* derisorie, giocose, ironiche, iconoclastiche in senso vitalistico e affermativo che via via sono andate scemando: i successivi epigoni di "ogni dove" hanno trasfigurato quella "rabbia giocosa" in forme aleatorie e intellettualistiche, aride e fors'anche inutili, se paragonate ad altre sperimentazioni formali-musicali che avvenivano sia in America che in Europa, come nel resto del mondo...

    Era "trendy" negli anni '70 suonare free...oggi, trovo che quei pochi "puri e duri" del free abbiano lo stesso conformismo e "presunzione ideologica" di chi suona "modern mainstream" ovvero entrambi rinchiusi in un recinto, dove "proclamano" di trovare la propria libertÃ* espressiva...ma libertÃ* e "adattamento percettivo" non mi sembrano possano andare d'accordo!

    Per essere creativi e quindi essere liberi, a mio avviso, bisogna possedere disciplina, capacitÃ* di sintesi e un'intelligenza allenata a non ripetere quanto è giÃ* stato fatto, ma essere in grado di porsi domande inusuali e non previste dal contesto mercantile-culturale in cui ci troviamo per sollecitare risposte inesplorate e ribaltando certi problemi rispetto a come vengono ordinariamente posti e/o a come erano stati originariamente formulati.
    L'intelligenza creativa non è in contrasto con l'intelligenza disciplinata: senza disciplina, non si perviene alla creativitÃ*, ma si resta allo stato infantile e regressivo della spontaneitÃ*; ed è da questo tipo di "intelligenze creative", oggi come ieri, verranno fuori prodotti/creazioni di valore universale...e che poi saranno definiti "free"...quasi jazz...non jazz...ha poca rilevanza!
    La musica è la materializzazione dell'intelligenza che è nel suono.
    Edgar Varèse

  11. #41
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    Re: Parliamo di Free Jazz

    Citazione Originariamente Scritto da juggler
    ...
    Per me, è free tutta la musica...è free Scarlatti come Beethoven, Gesualdo da Venosa come Mozart, Pergolesi come Strawinsky o Shostakovic, come quella boscimana o balinese...non è free, tutta quella musica che diventa stereotipo, formula vuota e declassata che si ripete all'infinito...e che sia jazz o non jazz, free o quasi free o definita in altro modo, ha poca importanza.
    ...
    Amen! juggler e Buona Epifania!
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  12. #42
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    Re: Parliamo di Free Jazz

    Free jazz è stata un'etichetta come tante...e purtroppo qualunque cosa venga etichettata produce dopo un po' omologazione e conformismo, sia in chi la produce sia in chi ne parla, fruisce ecc.

    perfetto :saxxxx))) :saxxxx)))
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  13. #43

    Re: Parliamo di Free Jazz

    Una volta chiesero a duke ellington cosa ne pensasse dell'avanguardia e del free jazz e lui rispose che conosceva bene il genere visto che nella sua orchestra suonava un sassofonista di nome PAUL GONSALVES!!!!

    Questo per dire che il jazz è stato troppe volte etichettato come questo e quell'altro genere...

    A me la risposta di DUKE ha fatto riflettere molto sul modo di FARE musica!!!

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