Rollins è un condensato della storia del jazz: qualunque sua nota "puzza" di jazz e possiede quelle caratteristiche della "jazzitÃ*", che oggi sono postulate in senso accademico...
Non credo che il criterio di valutazione di un artista vada riferito alla sua capacitÃ* di trasformarsi in continuazione, quanto alla coerenza con cui riesce a "inserire nuovi stimoli" all'interno del proprio stile, rendendolo inconfondibile e allo stesso modo riconoscibile.
Rollins non è solo un condensato della storia del jazz a lui precedente, ma anche e allo stesso tempo un musicista popolare e colto...uno fra i primi, a rompere con gli schemi dell'alta e bassa cultura musicale...nei suoi soli, ci sono concatenazioni di libere associazioni musicali, che vanno dalla tradizione sinfonica europea, alla musica per banda, alla canzone popolare americana, alla tradizione caraibica...
Umanamente e professionalmente, ineccepibile: quando Coltrane pubblicò "Giant Steps", Sonny appese il sax al muro per qualche anno, riconoscendo la superioritÃ* in quel momento dell'amico-rivale...
Un timing perfetto, l'eloquio melodico di stile rapsodico, un naturale senso dell'humour e forte carica comunicativa (quest'ultima, in veritÃ*, accentuata dopo che era uscito dal tunnel della tossicodipendenza) sono le sue caratteristiche distintive...può, forse, un artista magari "leggermente gigionesco ed estroverso" essere considerato inferiore a chi magari per carattere e temperamento, ha un atteggiamento "scuro e introverso"?
Rollins è un grande improvvisatore: il suo procedere per "cellule melodiche", che si trasformano in motivi e in periodi via via piu' complessi, sono una grande scuola della "logica improvvisativa" quanto della forma musicale.
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