New York nights verissimo ma è da li infatti che si capisce quanto dava importanza al suono
New York nights verissimo ma è da li infatti che si capisce quanto dava importanza al suono
Soprano Selmer Super action 80 II
M Capitale 9 1/2 Ulivo Hemke 3
Contralto Yanagisawa Elimona
Berg Larsen Ebanite 115/2
Tenore Selmer Mark VII 308xxx
D. Guardala MBI Hemke 4
http://www.myspace.com/laviolasax
http://www.itunes.com/joelaviola
negli anni sessanta il suono del tenore era il suo , un po come nei 40 era quello di Lester Y.
e Coleman H.
con tenor Madness Coltrane ci propone alcuni aspetti dello strumento inesplorate.
quando Rollins suona crome lui suona biscrome ecc....
per quanto riguarda il suono credo che la ricerca sia a tutti i livelli continua.
ciao fra
sax tenore selmer sba 1948 mk6 m 114906 bocchino francois louis
ancia di plasticazza (bari) m
Originariamente Scritto da Filippo Parisi
A me è sempre piaciuto Sonny, poi è anche simpatico ;)Originariamente Scritto da New York nights
Ho smesso . . . ma non si sa mai
Sì, NYN, hai ragione, anche se secondo me già dalla metà degli anni 70/inizio anni 80 si è stabilizzato in un certo senso il "suono" di Sonny Rollins, quindi un po' più di 20 anni.
Grazie comunqeu per aver rispolverato sto post.
L'unica rabbia che posso provare è verso di me, quando non riesco a suonare quello che voglio (J.Coltrane)
Tenore YTS-61; Soprano Selmer SA I - Alto Grassi 1974
DisegniJazz
Sulla grandezza di Sonny Rollins, io credo non si possa discutere.
Rollins e Coltrane sono stati i due più grandi e copiati sassofonisti, dopo Coleman Hawkins e Lester Young e certamente si sono anche influenzati a vicenda, non erano rivali ma amici.
Che poi Rollins non si sia evoluto e non abbia cambiato spesso modo di suonare, non è vero, basti pensare ai molti ritiri in gioventù, quando spariva per molto tempo, per poi riapparire, con un altro modo di suonare e magari con un altro look, famoso al riguardo il taglio di capelli, tipo mohicani.
Era famoso anche il suo modo di studiare, pare otto ore al giorno di studio, così come Coltrane, il chè consentiva loro, quando facevano un concerto di suonare per tre ore, con grande intensità.
Un disco che potrei indicare significativo al riguardo, potrebbe essere "East Broadway run down" data di registrazione 1966, in compagnia della ritmica di Coltrane, Jimmy Garrison al basso ed Elvin Jones alla batteria e Freddie Hubbard alla tromba.
Provo a postare questo video, anche se è solo audio, tratto da un famoso disco in cui Coleman Hawkins e Sonny Rollins si incontrano, qui eseguono "Lover Man", la data è il 1963.
http://www.youtube.com/watch?v=f_TG18cLvjg
[img][img]Theodore Walter Sonny Rollins è:
1. Il più grande tenorsassofonista degli anni immediatamente successivi al bebop (superiore a Stan Getz, ad Hank Mobley, a Clifford Jordan e agli altri tenorsassofonisti fioriti negli anni ’50, compreso il primo John Coltrane, che ha più volte ammesso la superiorità di Rollins nel periodo “pre-Giant Steps”), nonché uno dei più grandi della storia del jazz, di fondamentale importanza per l’evoluzione tecnico-espressiva del proprio strumento.
2. Come tenorsassofonista, il principale artefice, insieme al Coltrane “pre-Giant Steps”, dell’ampliamento del codice boppistico, che sarà da lui portato alle sue estreme conseguenze, benché non superato: il codice boppistico sarà superato ad opera di Coltrane, a cominciare da “Giant Steps” del 1959, e da altri musicisti emersi negli anni ’60, come Joe Henderson; ma già negli anni ’50, sia pure solo a livello orchestrale e compositivo, il bop cominciò ad essere scardinato da Gil Evans, Charles Mingus e George Russell.
3. L’unico artefice dello sviluppo in chiave moderna dell’improvvisazione basata sulla parafrasi del tema, c.d. improvvisazione tematica, forse sul modello di Thelonious Monk, che la aveva a sua volta ereditata dal jazz tradizionale; vale la pena evidenziare, con Gunther Schuller, che, nei limiti dell’impiego, ancorché non costante, dell’improvvisazione tematica, che perfezionerà nel tempo, Rollins, se non supera, si pone comunque in antitesi, già negli anni ’50, con il modo tipicamente boppistico di improvvisare sugli accordi, costruendo l’assolo sull’elaborazione di cellule ritmico-melodiche desunte dal tema e, in buona sostanza, sul tema stesso.
4. Un musicista che, senza tradire il proprio stile, maturato già negli anni del primo hardbop, è stato comunque in grado di assimilare, almeno entro certi limiti, le innovazioni di Coltrane e in genere del jazz post anni ’50, restando in sintonia con i tempi.
5. Colui che ha introdotto e conciliato con il jazz, a cominciare da “St. Thomas”, contenuto nell’Lp Saxophone Colossus del 1956, il ritmo antillese del calypso (la madre di Rollins era originaria delle Isole Vergini).
6. Uno dei più fantasiosi, espressivi e originali, nonché dei più terragni e viscerali, improvvisatori che il jazz abbia espresso, capace di suonare un assolo di venti minuti senza che mai perda in tensione.
E insisto con Juggler che ogni sua nota puzza di jazz in senso assolutamente non accademico e oggi irriproducibile.
Scusate se è poco!
Tenore Buescher Aristocrat Series II / Markneukirchen Klingenthal B&S (di riserva)
Bocchino Aaron Drake "Jerry Bergonzi" n. 8
Anche Rigotti n. 2,5 strong
Legatura Rovner Dark
Contralto "bandistico" Ramponi&Cazzani primi '60
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