Guarda Fra...che anche suonare i propri "limiti" o rappresentare ciò che può essere spiegato (riferendosi a qualsivoglia categoria interpretativa, estetica o altro...che non colgono il mio interesse, nè entusiasmo in nessuna forma, pur avendo fatto esami su queste corbellerie...) come un limite può essere una scelta piu' o meno consapevole in senso artistico!
Roscoe Mitchell, in uno dei suoi primi lavori discografici in solo (non ricordo ora il titolo...ma credo preceda "Nonaah", uno dei suoi lavori piu' discussi e interpretati in vario modo) si concentra su tutto ciò che difficilmente uno strumentista esibisce per dare una buona impressione di sè: suoni sfiatati, aggriccianti, frasette aride, silenzi, deflagrazioni ecc. Si può dire "Mitchell non sa suonare...vuole rappresentare l'alienazione...vede la bellezza dove nessuno la cercherebbe..." e via di questo passo...
Da musicista e ascoltatore, posso trovare poco comunicativo il suo modo di suonare, ma non posso non riconoscere la "folle coerenza" di un lirismo centripeto ed esplorativo che cerca una logica, non avendone una da proclamare o una specifica a cui far riferimento...in molta produzione artistica contemporanea, musicale e non, il processo creativo è piu' importante del prodotto che ne scaturisce e pone interrogativi rispetto alla profonda irrazionalitÃ* che caratterizza l'uomo e il mondo nel quale vive, da lui stesso "organizzato"... si intende suscitare una reazione, un confronto, una riflessione che può avere "rimandi lontani"... non si vuole compiacere, nè si cerca approvazione! E se, l'approvazione avviene è perchè le "pratiche culturali e manageriali" che sottendono la diffusione di qualunque prodotto, qualunque idea... lo pongono in linea e in confronto con altri prodotti, di natura affine o contraria...
E così...ritornando alla performance Coleman-Kostabi...possiamo dire che non ci convince e ci lascia un po' perplessi, possiamo fare supposizioni (leggendo il "linguaggio del corpo" o gesti che possono contraddire le "motivazioni apparenti")...non sappiamo di cosa dopo si è discusso, quali domande siano state poste a Ornette e in che modo lui abbia risposto, quali "emolumenti" gli siano stati corrisposti per una simile partecipazione ecc. e probabilmente, neanche ci devono interessare...da ascoltatori, abbiamo tutto il diritto di esprimere ciò che ci ha "impressionato"...e non mi meraviglierei se Coleman la considerasse una breve ma buona performance!
Non credo che Ornette abbia cercato di "unire il linguaggio delle launeddas con quello afroamericano"...ma ha semplicemente integrato nel suo linguaggio le "possibilitÃ* timbriche-articolative delle launeddas"...così come inserire un tablista all'interno del suo "Prime Time" non ha significato una "conversione indiana"...
Ornette è fondamentalmente un compositore "nero-americano" e qualunque "materiale musicale" subisce sempre un trattamento "colemaniano": non è mai nè didascalico, nè ripropositivo-reinterpretativo...
Il suo "universo musicale", supera qualunque "dualitÃ*" interpretativa...e si collega a quella caratteristica "pionieristica" che è una costante di tutta la musica americana...
A suo modo, il mondo musicale di Ornette è un universo "chiuso", come quello di qualsiasi compositore: un compositore quasi mai collabora con altri, ma sono "altri" che cercano la sua collaborazione perchè apprezzano le "direzioni" del suo lavoro...e che poi dal suo lavoro abbia ottenuto dopo tanto tempo delle gratificazioni economiche e/o che le sue richieste siano onerose (ma ha quasi 80 anni...non dimentichiamolo...) non dipende da lui, ma dalle "leggi del mercato" o se vuoi da un' "etica tipicamente americana", oramai internazionale...secondo cui raggiunti certi "riconoscimenti", il tuo "valore" sale in modo considerevole in senso economico...se vale per un calciatore, perchè non dovrebbe valere per un artista?
Rimane tuttavia la grandezza dell'uomo: non soffre, nè ha mai sofferto di "ansia da prestazione" o si è mai particolarmente preoccupato della sua immagine, se ad esempio, lo confrontiamo con la parabola umana e artistica di Miles Davis...
Ornette si è preso tutto le sue "rivincite" in modo assolutamente pacifico e non violento (in qualche caso, "violenta" le ns. orecchie... :-) ) ed è giusto che si goda tutti i "benefici" che derivano dal suo lavoro e dalla sua fama...