Citazione Originariamente Scritto da tzadik
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Se suoni jazz, suonare con troppi tagli di sassofono diventa controproducente ai fini del linguaggio "improvvisativo": un sassofonista jazz può anche avere ogni taglio di sax a casa, ma di solito ne ha sempre uno principale e poi si alterna con un solo altro... generalmente il soprano!
Questo mi sembra un buon punto da approfondire: il jazzista, di solito, cerca di raggiungere un suo modulo espressivo avvalendosi di un determinato taglio strumentale. Tutti sappiamo che Charlie Parker era un tutt'uno col contralto, mentre Stan Getz è associato al tenore, Steve Lacy al soprano, Gerry Mulligan al baritono. Ho citato 4 nomi di musicisti "di serie A" facilmente riconoscibili tra gli altri, relativamente alla specializzazione sui diversi tipi di strumento.

Per chi invece è più "normale" (come me) e si trova ad eseguire i fraseggi prelevati dalle esecuzioni di grandi musicisti, è facile riscontrare come questi moduli espressivi conservino una loro notevole validitÃ* anche sugli altri tagli strumentali.

Tanto per fare un esempio, se provate a eseguire un qualsiasi tema o improvvisazione di Parker o di Coltrane su un taglio di saxofono diverso dal contralto o dal tenore (rispettivamente), non mi pare che la suddetta composizione perda la sua validitÃ* intrinseca...

In altre parole, sto affacciando l'ipotesi che le soggettive preferenze strumentali, a livello di musicisti "compiuti", possano risultare determinate anche da motivi contingenti, non esclusi quelli commerciali e di immagine giÃ* acquisita.

Naturalmente possono esistere anche dei motivi "fisici" che sconsigliano a un determinato strumentista di utilizzare un certo taglio. Se non ricordo male, per esempio, Parker fu costretto a utilizzare il tenore in qualche occasione e disse che quel "coso" era troppo grande per lui.