Definire cosa sia la "bella musica" o cosa sia l'arte, è come stabilire quale sia il peso del fumo...ciò che è immateriale (apparentemente) per definizione!
"Smoke" (1995), un bellissimo film del regista cino-americano Wayne Wang (con Harvey Keitel, Willliam Hurt e Forest Whitaker, il "Bird" di C. Eastwood) inizia con questo paradosso (tutto il film si basa su paradossi e magnifiche coincidenze: è una riflessione filosofico-spirituale per immagini, sebbene l'ambientazione sembrerebbe ispirare altro...) in parte, svelato da un certo Lord inglese, grande estimatore di certi pregiati sigari: il "nobiluomo" spiega l'arcano in modo empirico...pesa prima il sigaro e incomincia lentamente la sua "degustazione", facendo ben attenzione a non disperdere neanche un grammo di cenere e poi spegne la sua cicca sullo stesso piatto della bilancia dove aveva depositato la cenere...la differenza di peso tra il sigaro originario e ciò che rimane è il peso del fumo!

Chi crede di poter comprendere o definire l'arte attraverso l'analisi o qualche sofisticato "schema pre-costituito" si comporta come il Lord inglese...ma non sarĂ* mai in grado di spiegare da cosa derivi o cosa sia la bellezza del piacere o il piacere della bellezza...oltre alla evidente difficoltĂ* di spiegare separatamente i due sostantivi, prima di associarli...

Pur avendo studiato composizione, fatto ricerche musicali e antropologiche...non credo piu' ai sistemi ai quali sono stato "educato" e di cui ho una certa competenza: sono fallaci, illusioni che hanno l'inesorabilitĂ* di un teorema che può essere sconfessato in mille modi: basta cambiare la direzionalitĂ* dello sguardo e tutto cambia...la bellezza di una "lingua" non è nella grammatica, ma nelle immagini articolate che può generare o falsificare con i suoni che ad esse sono correlati...i suoni che definiscono una parola nelle diverse lingue, posseggono la "visione" evocativa di un simbolo che diventa identitĂ* di una cultura, di un gruppo sociale, i cui appartenenti si identificano senza piu' interrogarsi sul perchè, come e quando ciò sia avvenuto e fino a quando ciò sia valido e/o opportunamente spiegabile...

Detto ciò non credo che esista una musica bella o brutta per definizione...ma solo momenti in cui certe musiche ci appaiono
piu' o meno piacevoli/desiderabili o detestabili: tutto dipende dall'approccio e dallo stato d'animo o motivazionale che ci caratterizza...la musica si struttura nel tempo come la ns. vita...ha un inizio ed una fine...può esprimere sentimenti ed emozioni profonde, ma anche negarle, renderle afasiche, evocare "mostri interiori"...ma soprattutto esiste quando accade...e noi viviamo certe emozioni "per induzione"...
L'artisticitĂ* di una musica o di altre manifestazioni... è un artificio culturale e sociale che appartiene alla cultura occidentale: in Africa (ma anche in altre culture), non esiste la parola "arte"...ma la musica o altra forma espressiva che noi definiremmo artistica assume un insieme di valori simbolici-comunicativi non associabili ai concetti estetici che la ns. cultura ha elaborato e che hanno condizionato la visione degli specialisti, degli artisti quanto delle gente comune, nelle varie epoche!

Statisticamente e in senso occidentale, una musica entra nell'empireo dell'Arte, quando resiste nel tempo o quando il tempo
trascorso ha "sdoganato" quelle che al suo apparire erano considerate "modalitĂ*" inaccettabili o provocatorie...
Certe "espressioni" estreme che hanno caratterizzato la musica del secolo scorso (parliamo sempre di occidente) "puzzano" un po' di "ideologismo applicato", intellettualismo fine a se stesso...quando ero studente, ebbi la fortuna di incontrare e conoscere Luciano Berio: io e altri studenti di altri strumenti, chiedemmo al ns. direttore di Conservatorio di intercedere per noi e chiedere al maestro di dedicarci qualche ora del suo tempo per poterci spiegare meglio le sue "Sequenze" per poter avere un giusto approccio esecutivo (Berio tenne in Conservatorio delle lezioni/concerto); Berio ci accolse con grande gioia e simpatia...quando comprese quale fosse il ns. interesse...chiese ad un violoncellista di suonare la sua Sequenza...un paio di riga...lo fermò...poi volle sentire un po' un violinista...stessa cosa...fece così con tutti...alla fine ci disse: "Ragazzi, non so perchè prendiate troppo seriamente ciò che ho scritto...come suonate va benissimo!" Ci sentimmo tutti un po'..."co....ni"! Una certa generazione di compositori italiani e non solo, soprattutto del Secondo Dopoguerra...per un certo periodo non erano interessati al risultato sonoriale di ciò che componevano, ma erano "ossessionati" da "procedimenti scritturali" attraverso i quali pensavano di poter elaborare un nuovo linguaggio, una nuova tradizione...cosa che il tempo ha dimostrato fallace e inconsistente! Una sorta di "esperanto" per iniziati, un po' esaltati...nel loro estremo individualismo! Ma naturalmente, Berio non è solo "Sequenze"...e con Petrassi, Donatoni, Malipiero, Nono, Mortari ecc. è stato una delle colonne dell'Avanguardia musicale europea, osannata e riconosciuta in tutto il mondo!

Altre "sperimentazioni" possono essere collocate in una prospettiva di ricerca che hanno permesso l'evoluzione della musica elettronica e delle attuali tecnologie di sintesi del suono : la musica di Edgar Varèse, ad esempio, va vista e apprezzata in questa direzione...se ascoltate i suoi lavori orchestrali (Octandre, Amerique ecc.) e con uno sforzo immaginativo pensate quelle "durezze" non eseguite dagli "strumenti tradizionali", ma da sintetizzatori e modulatori elettronici che oggi possediamo vi renderete conto della grandezza di questo "straordinario visionario", la cui unica colpa è stata quella di nascere in un epoca troppa arretrata e di non avere i "mezzi giusti" per realizzare le sue idee musicali ... "Jazz from Hell" di Zappa, uno dei suoi dischi piu' sperimentali e arditi (il jazz non c'entra nulla...) eseguito e composto con il solo "Synclavier" (prototipo preistorico dei moderni synth o VSTi) è un doveroso omaggio a Varèse, che Zappa adorava...
In altri casi, per Cage come per Duchamp fino a Warhol...si entra nel campo dell'arte concettuale...rivoluzionaria è la provocazione sottesa, la visione filosofica, la critica al "sistema" e al mondo dell'arte ad esso collegato ... non l'oggetto o il prodotto in sè...è la critica alla societĂ* dei consumi, alla "sorditĂ*" dell'uomo verso le sue esigenze interiori piu' vere...contento di vivere per "produrre, consumare, morire", come un rimbambito incosciente... mostruositĂ* sociale ancora follemente condivisa...

Arte è tutto, è nulla...(come la categoria di bello o brutto)...può far riflettere, consolare, divertire, appassionare, deludere: riflette solo ciò che abbiamo deciso essa sia...