Cari Amici:
Ho notato che su questo ottimo forum si accendono con una certa frequenza contenziosi piuttosto banali e poco significativi sulla qualitÃ* complessiva degli strumenti che utilizziamo o che pensiamo di acquistare.
Dato che, a mio modesto avviso, negli ultimi anni la costruzione dei saxofoni ha evidenziato un notevole aumento dell'offerta qualitativa e quantitativa, cerco di fare un po' d'ordine sulla materia, evitando, possibilmente, "arroccamenti preconcetti". Pertanto non nominerò alcuna marca, ma mi limiterò a esprimere pochi requisiti fisico-acustici che un buon saxofono (da studio, intermedio o professionale che dir si voglia) dovrebbe possedere. Rimangono fuori da questo discorso i cosiddetti "strumenti vintage", sui quali è giusto che ognuno continui a mantenere le sue personali opinioni.
Nel quadro del suddetto, dichiarato obiettivo, e ponendosi nell'ottica di giudizio di un suonatore sufficientemente "svezzato" sul piano tecnico, affermo che un buon sax nuovo dovrebbe avere:
- OmogeneitÃ* di emissione e timbro: se vi sembra che lo strumento richieda sensibili variazioni di "pompaggio" o sintomi di "strozzatura" tra note bassa e alte, c'è qualcosa che non va.
- Intonazione su tutta l'estensione ordinaria: se siete costretti a stringere o allargare l'imboccatura tra diverse note per mantenere l'intonazione, non ci siamo.
- Buona meccanica: provate ad eseguire la scala cromatica veloce tra Sib (o La) grave e Fa (o Fa#) acuto, salendo e scendendo. Se ci riuscite senza particolari intoppi, vuol dire che la meccanica è ergonomica e funzionale.
Se almeno queste tre cose sono a posto alla prima "soffiata", possiamo cominciare a prendere in considerazione lo strumento. Altrimenti è meglio lasciar perdere.
Qualcuno (spesso ricorrente ad emoticon da "sapientino" o da "saggio" anche in firma) la "mena" particolarmente, ma mi pare che i 3 punti essenziali siano quelli sopra evidenziati. Per sviscerarli praticamente servono non più di 2 minuti di prova fisica strumentale, ad un suonatore sufficientemente pratico della materia.
Dopo di ciò si può cominciare a discutere di sottigliezze timbriche tra strumenti da studio e professionali, di affidabilitÃ* e qualitÃ* dei materiali, di "tenuta" delle regolazioni e della tamponatura, di rapporto qualitÃ*/prezzo, ecc.
Visto che, come ho giÃ* detto sopra, mi pare che il numero di fabbricanti in grado di produrre strumenti rispondenti ai 3 requisiti sopra elencati sia aumentato rispetto al passato, forse sarebbe il caso di cominciare a rivedere alcune posizioni del tipo: "se vuoi uno strumento da studio comprati quello, se invece ne vuoi uno professionale comprati quell'altro". Cerchiamo piuttosto di verificare concretamente che gli strumenti che intendiamo acquistare e suonare riescano ad ottemperare almeno "in partenza" ai requisiti sopra evidenziati.
Dite la vostra (se volete)...