Giusto per non cadere in un inutile quanto patetico piagnisteo collettivo, voglio dire qualcos'altro...
Non credo innanzitutto che la scena musicale italiana non esista e che ci siano validi talenti e proposte musicali di vario genere sparse un po' in tutta la ns. penisola: la sensazione che non esistano è perchè non sono visibili...alcuni hanno una notorietÃ* diciamo locale...altri collaborazioni occasionali con varie situazioni musicali...altri ancora sono "veicolati" in circuiti in cui dopo anni di attivitÃ* hanno acquistato credibilitÃ*...altri che dipendono da "chiamate" (turnismo in sale di registrazione, preparazioni per tour lunghi o brevi con i divi/cantanti "pop-leggeri", coperture-collaborazioni dell'ultimo momento per passa-parola ecc.)...c'è chi non suona piu' e si è messo a fare l'arrangiatore o l'insegnante o altro...insomma, esiste un "vivaio reticolare" complesso e proteiforme, che galleggia in una palude angusta, scivolosa e melmosa!

I motivi? Multeplici...Mancanza di sovvenzioni e politiche culturali di sviluppo delle attivitÃ* musicali (in Italia, da sempre, strutturale e endemica)...restrizione degli spazi (nella seconda metÃ* degli anni '80 e nei primi anni '90, il dilagare sull'intero territorio di pub, associazioni culturali di vario genere, alcuni centri sociali ecc. avevano dato una boccata d'ossigeno, diciamo all'intero underground musicale:jazz, rock, world-music, hip-pop, hardcore ecc. Non si "navigava nell'oro"...ma si aveva la sensazione che qualcosa stesse cambiando...SIAE ed ENPALS hanno dato il colpo di grazia...il piccolo gestore o l'associazione, piccolo teatro ecc. non poteva accollarsi i costi onerosi di tali spese + i cachet per i musicisti: distrutta un'altra piccola nicchia di luoghi...che comunque a mio avviso un certo movimento nella stasi perenne italiana l'aveva creata...o così pareva!) miopia dei manager e promoter musicali, abituati a giudicare non in base alla validitÃ* delle proposte, ma in base ai numeri (tale gruppo o tale genere, quanta gente porta? Il business è business...e in fondo il provincialismo culturale italiano avvalla e agevola tale tendenza ancora imperante!) vacuitÃ*, egoismi e velleitÃ* dell'associazionismo dei musicisti (tentativi come l'AMJ ed altri... sono stati dei veri fallimenti: i musicisti non si concepiscono come categoria ma come una galassia autonoma e autoreferenziale che si combatte al suo interno in gruppetti e gruppuscoli..."io e te...che suoniamo così siamo OK...gli altri, tutti merde!" - tale livello va distribuito per livelli di grandezza, dai piu' affermati, esordienti, semisconosciuti ecc.)
caduta del mercato discografico per via delle nuove tecnologie e di Internet (si entra nella terra di nessuno)

Questo è il presente...che futuro? Ci vuole molta creativitÃ*, capacitÃ* immaginativa, coraggio...o mago Merlino? Che dite?
Non sono ammessi torpori o autocompatimenti, signori...perchè non portano da nessuna parte!