credo che tra i sassofonisti, a differenza dei trombettisti, non si faccia a gara a chi ce l'ha più alto.
credo che tra i sassofonisti, a differenza dei trombettisti, non si faccia a gara a chi ce l'ha più alto.
in effetti sembra essere una loro malattia... però quando ero ragazzino ricordo un po' di celoaltismo anche fra di noi (parliamo degli anni '80 però)
poi ogni strumento ha le sue tradizioni anche locali - io sono abituato a parlare di do basso medio e acuto, in relazione al registro dello strumento, in realtà il do basso (che poi non è nemmeno un do ma lasciamo perdere) sarebbe il do centrale...il medio effettivamente sarebbe acuto (ma non riuscirei a chiamarlo così nemmeno sotto tortura). Essendo termini relativi sono un po' difficili da rendere assoluti: bisognerebbe solo indicare le ottave di distanza da un punto di riferimento (il do centrale...).
Penso che la maggior parte dei saxofonisti abbia la stessa abitudine, ma non posso metterci la mano sul fuoco - è un po' come il bocchino che io chiamo bocchino e molti chiamano becco - metterei la mano sul fuoco che a Milano lo chiamino tutti bocchino, penso che la variabilità sia a base geografica.
Arrivo episodicamente al re, ma non ho integrato nel fraseggio i sovracuti. Bisognerebbe inserirli regolarmente nello studio delle scale e degli accordi. Giusto quello che è stato scritto su Dolphy e Coltrane. Noto, però, che dopo Brecker sono stati inseriti nel linguaggio della maggior parte dei sassofonisti contemporanei. Mike rimane, ad ogni modo, il numero uno per l originalità dello stile on sovracuti annessi
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