Una riflessione di fine anno
-L'Utopia come Faro-
"Qual è lo scopo della nostra arte? Ritengo che l’Utopia sia una meta impossibile, alla quale dovrebbe tendere il nostro orizzonte “visivo”, e quindi un concetto necessario all’evoluzione umana.
Comunismo e Anarchia sono anch’esse condizioni utopiche che hanno contribuito (non senza effetti collaterali non sempre rosei, spesso tragicamente devastanti) alla conquista di diritti civili e sociali e di condizioni di vita migliori e decisive verso l’uguaglianza, alla possibilità di riscatto sociale, di affermazione personale, etnica, di comunità e culturale.

Gli stessi diritti universali, spesso individuati come qualcosa di unico, assoluto, al di là del concetto di tempo e, appunto, universali (quindi più che mondiali, che già sarebbe discutibile), sono in realtà una visione utopistica di una condizione nella quale l’intera umanità, nessuno escluso, dovrebbe “godere” degli stessi diritti, delle stesse possibilità di affermazione e qualità generale della vita. Ma è evidente che tutto questo non è realizzabile pienamente; non lo è all’interno di una stessa comunità, dove persistono comunque le classi sociali, seppur in maniera più morbida rispetto al passato (e quindi, di contro, in una forma probabilmente più ipocrita), non lo è tra etnie e comunità differenti, per ragioni di storia, cultura, condizione economica, conflitti, luoghi, religioni… E non lo è tra Stati e continenti differenti, per ragioni similari. Un’altra ragione di tale impossibilità è il Tempo, con le idee, convinzioni, condizioni che cambiano, a volte lentamente, a volte rapidamente, nel corso dello stesso. E il Tempo, spesso inteso come “presente unico” per tutti, tale non è, per le stesse ragioni di cui sopra. Il Tempo è, dunque, relativo. E il presente di un luogo, comunità, etnia, cultura, Stato, non sempre coincide in quanto ad evoluzione, condizione economica, condizione sociale, aspettative, al tempo di altro luogo, etnia, Stato, culturaIl concetto stesso di Utopia può variare nel tempo, e qualcosa di irraggiungibile in un dato momento, può ottenersi in un altro. Il campo della Scienza, su questo, è estremamente colmo di esempi.
L’Utopia è un concetto che si estende anche al campo delle Arti.
Nella mia Musica vorrei che l’Utopia fosse il faro irraggiungibile al quale tendere i miei sforzi artistici. Di conseguenza, i musicisti che la interpretano con me, o senza di me, dovrebbero avere anch’essi la stessa visione di fondo.

Dovremmo tentare di trasmettere concetti e ideali, ritratti di umanità, natura, visioni surreali eppure verosimili che guardino verso un orizzonte di bellezza, uguaglianza, empatia, giustizia, amore e spirito di avventura. Questo può avvenire prendendo spunto da esperienze e condizioni personali e soggettive e altre storiche, naturali, sociali, umane, oggettive.
Una Musica che individui non nella categorizzazione forzata di un genere omogeneo (e/o addirittura unico), ma nella potenza espressiva la sua principale connotazione, con riferimenti che possano avere origine da musiche e musicisti di varia estrazione, ma anche da discipline esterne alla Musica stessa, come l’arte figurativa, la Poesia, il Cinema, la Storia, l’Astronomia, la Politica, la Filosofia, la Psicologia, la Sociologia.

In conclusione, l’Utopia dovrebbe essere una forza motivazionale imprescindibile (ma paradossalmente irrealizzabile), per la nostra proposta artistica, in tutto il suo percorso: dalle prime bozze compositive, agli arrangiamenti, alle registrazioni, alle performance live. Un punto di riferimento lontano, oltre il tutto, verso il quale si proiettino totalmente il nostro sguardo e le nostre menti."
riflessione consultabile anche nel mio sito curato da Daniela Piras
https://danielericciu.wordpress.com/2022/12/30/utopia-come-faro/?fbclid=IwAR3Fr8DFI5hE1yGWu0xCVwkY3h4jBU5RmEtxKfQW PjRFZmHYDDmFa4AgCsQ

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Buon nuovo anno e buona Musica a tutti!