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Discussione: come approcciarsi all'improvvisazione

  1. #1

    come approcciarsi all'improvvisazione

    lo so che sono stati scritte migliaia di libri sull'argomento e che una vera risposta non esiste, ma voi come avete iniziato a improvvisare? Sui blues? Sugli standard? Sui turnaround? Sulle canzoni pop? Copiando i soli famosi? Studiando prima il pezzo per benino a livello armonico-melodico e pianificando l'improvvisazione su carta? A orecchio? A sentimento?

  2. #2
    Io ho iniziato a suonare a 12 anni.... Ho sempre improvvisato se devo essere sincero. Prima della prima lezione di clarinetto lo imboccavo come un flauto dolce e riuscivo ad emettere solo le note gravi. Non sapevo nulla, nemmeno cosa fosse una scala... Ricordo che pasticciavo con tutte le chiavi cercando di imitare i clarinettisti di New Orleans che ascoltavo allora. A caso e con pochissimo orecchio... Poi iniziai a suonare sui dischi... Poi avevo la fortuna di avere un padre banjoista e mi insegnò pian piano qualche pezzo. Fra i primi all of me, ja da, careless love, il blues in sib...Saint Louis blues.
    Non è molto utile né indicativo: sono solo vecchi ricordi

  3. #3
    Grazie della tua testimonianza! Non pensavo che all'inizio fossi così refrattario a una pratica di apprendimento ortodossa!

  4. #4
    be' non è che fossi refrattario :) diciamo che è "andata così" - quando arrivò il primo clarinetto non avevo un insegnante, ma non potevo aspettare a metterci le mani su, quindi provai subito a suonare nel modo che ho descritto...il mio insegnante di musica alle medie era clarinettista e dopo qualche giorno andai a scuola con il clarinetto - ricordo un "impostazione completamente sbagliata" :) era un ragazzo anche lui, si e no 21 anni. in capo a una decina di giorni avevo iniziato a prendere lezioni con lui, quindi il periodo di anarchia totale era finito...
    in quegli anni in Italia non c'era una vera didattica per l'improvvisazione: i jazzisiti erano per lo più o completamente autodidatti o autodidatti per quanto riguardava l'improvvisazione, eccetto i più giovani che cominciavano ad essere più strutturati - qualche anno dopo andai da uno di questi, avevo 14 o 15 anni, mi insegnò delle cose, ma più che altro usavamo il Niehaus e il Viola per la tecnica - per l'improvvisazione non ricordo chissà quali cosse, ma sono anche passati una marea di anni.
    ero anche uno molto incline a fare da sè e un po' refrattario ideologicamente (e scioccamente) all'idea che l'improvvisazione si potesse insegnare.
    Sono ricordi lontanissimi... magari dopo aggiungo qualcosa, ma sono cose che non hanno nessun valore didattico direi, anzi...

  5. #5
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    Come dice Emiliano, la nostra esperienza riguardo l'avvicinamento all'improvvisazione, la nostra storia, non è necessariamente indice di come "si dovrebbe fare".
    Credo che per anche per questa specificità, come per tante altre, ci siano varie possibilità di approccio, quindi anche io ti dirò come a me è capitato in parte e cosa invece consiglio ai miei allievi e colleghi che volessero vivere questa epsperienza.
    Arrivando dalla banda musicale, da bambino con il clarinetto, mi trovavo in un'orchestra (la banda, appunto), piena di strumenti diversi, tutti molto interessanti, tra i quali, il più affascinante per suono e forma, mi risultava essere il sax tenore, che nelle parti centrali e finali delle marce, aveva le sue parti "di canto". Quindi mi veniva spontaneo imitarle, tanto da impararle a memoria, tutto ad orecchio e intuito. Successivamente, da adulto, mi sono deciso a prendere il sax tenore e ho subito sviluppato la tenenza a trascrivere mentalmente o su carta gli assoli dei famosi gruppi rock, oltre a suonare ad orecchio melodie della musica leggera e pop, spesso da dischi suonati da saxofonisti. Da qui in poi il mio percorso è stato pieno di salti e pasticci vari, passando per l'improvvisazione libera e radicale, l'interpretazione delle melodie e, finalmente, lo studio serrato delle armonie, del fraseggio, pattern e tutto il resto.
    Personalmente penso che la cosa più importante sia acquisire Musicalità, attraverso l'ascolto e l'imitazione, il gusto che può cambiare nel tempo, evolversi e svilupparsi cercando di mettere in pratica ciò che si sente dentro.
    Quindi, se dovessimo fare un ordine delle fasi, che in realtà procedono parallelamente e mischiandosi:
    -Acquisizione della padronanza dello strumento (questo è imprescindibile)
    -Ascolto
    -Imitazione
    -Studio di una melodia e relativa interpretazione, spostando i valori, le note, nelle innumerevoli possibilità ben descritte da Nino de Rose nel suo libro Armonia e fraseggio Jazz (sarà poi il gusto personale a delineare la tendenza originale o meno)
    -Improvvisazione tematica, strettamente legata alla precedente
    -Linguaggio, disposizione degli accenti, con predilezione per il 2 e 4 (utile lo studio con il metronomo a mezza velocità)
    -Studio dell'armonia, scale, note da evitare ecc... con vari metodi, sia classici che moderni, io ne ho tantissimi (Mintzer, Viola, Monetti, Dorsey, Martin, Londeix, Rascher e altri)
    -Repertorio
    -Studio con e senza basi e con altri musicisti
    -Ma soprattutto...intuito, "cuore" , ricerca della bellezza, tanto coraggio
    Io insisto soprattutto su una cosa, per diventare un musicista, soprattutto solista, è indispensabile l'acquisizione della Musicalità e i consigli per ottenerla possono essere appunto soltanto dei suggerimenti, perché si tratta di processi estremamente personali e variegati.
    Tenore Grassi Ammaccato '77
    Tenore Conn Transitional '34
    Tenore Grassi Wonderful '81
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  6. #6
    messa così Danyart sembra un percorso a ostacoli! Ne avrei di cose da chiedere, ma ci vorrebbe un sacco di tempo... Mi chiedevo in tutto questo mare magnum che ruolo svolgessero lo studio dell'armonia da una parte e l'orecchio dall'altra. Nel senso che nei miei tentativi a livello davvero primordiale se "penso" cosa sto facendo (tipo qui sto su un do maggiore, faccio prima quinta settima aumentata, poi passo al fa maggiore con un la ecc.) perdo quel minimo, davvero minimo, di musicalità e di ritmicità e viene fuori qualcosa di ancora più sciatto e insignificante. Anche perché a livello tecnico, di velocità e scioltezza, so che ancora mi manca da imparare non molto, ma moltissimo.

  7. #7
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    Si potrebbe fare un paragone tra l'imparare a parlare del bambino piccolo con quello di imparare a suonare ascoltando e frequentando certi suoni, la differenza principale sta nel fatto che da piccoli si apprende più facilmente, il piccolo è una spugna, mentre l'adulto fatica un po` di più per una serie di motivazioni.
    Credo che entrambe le cose siano importanti ma variano a seconda dell'individuo. Massimo Urbani suonava cose incredibili pur avendo una conoscenza approssimativa dell'armonia (non lo dico io ma i suoi amici oggi eccezionali musicisti), lo stesso alcuni dicono di Chet Baker e Albert Ayler, altri invece hanno fatto un percorso diverso, più meccanico, studiando ogni minima cosa e costruiscono la loro splendida musica partendo da concetti teorici che riescono a rendere fluidi nell'esecuzione istantanea.
    Per quanto mi riguarda, io sono un istintivo, e la preparazione che ho e che continuo ad incrementare, si aggiunge alla mia istintività senza sostituirla, incrementando certamente il ventaglio di idee, dandomi la possibilità di suonare cose decenti o importanti anche nei momenti di minore ispirazione.
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  8. #8
    Be' in Ayler e, in minor misura, Chet Baker si sente. Il secondo era un autodidatta, credo suonasse tutto a orecchio. Come Errol Garner del resto (!) e Sydney Bechet. Di Urbani non lo sapevo, purtroppo (data la sua storia personale) non sorprende: chiederò a chi l'ha conosciuto.
    Sono piuttosto simile a te: anch'io sono un istintivo e la preparazione va a integrare, aprire, migliorare il resto. Ho detto aprile e migliorare non a caso: lo studio e la consapevolezza sono fondamentali e raramente (e soltanto in certi contesti) è possibile andare oltre un certo livello senza una preparazione solida.
    Chi fa questo lavoro poi, passa letteralmente, le giornate a studiare: ognuno a suo modo, magari senza nemmeno rendersene conto :)

    PS Ayler era un grandissimo musicista, uno dei miei favoriti.

  9. #9
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    "Chi fa questo lavoro poi, passa letteralmente, le giornate a studiare: ognuno a suo modo, magari senza nemmeno rendersene conto :)"
    ecco, proprio questo, molti pensano che un autodidatta non abbia studiato, non studi...in realtà, spesso, studia anche di più, per ottenere risultati soddisfacenti, dal momento che deve necessariamente inventarsi il percorso di studio, e per raggiungere un qualcosa spesso ci mette più tempo di chi ha frequentato scuole ufficiali e vari maestri.
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  10. #10
    Io, ho scoperto Valerio Silvestro qualche anno fa. Sul ''mio'' forum , l'ho anche intervistato.
    Lo reputo il miglior didatta italiano. Dirige anche un'accademia on line. Di video gratuiti suoi ne trovati molti.
    ve ne metto uno, per ingolosirvi.
    https://www.youtube.com/watch?v=IU9D2JkKrhw

  11. #11
    Ciao forumisti, anzichè creare un nuovo post dò il mio contributo in questo già esistente.

    [video=youtube;PXvZ6_7UPd4https://www.youtube.com/watch?v=PXvZ6_7UPd4[/video]
    www.fabriziodalisera.com nuovo album e nuovo sito web 2019.
    www.youtube.com/watch?v=CFcW_VQe7ko
    Fabrizio D'Alisera & Max Ionata "Crossthing" www.youtube.com/watch?v=PGZLj2tnhzk"
    Theo Wanne endorser

  12. #12
    Fabrizio, puoi scrivere meglio il link non si apre . grazie

  13. #13

  14. #14
    Ciao forumisti, anzichè creare un nuovo post dò il mio contributo in questo già esistente.


    www.fabriziodalisera.com nuovo album e nuovo sito web 2019.
    www.youtube.com/watch?v=CFcW_VQe7ko
    Fabrizio D'Alisera & Max Ionata "Crossthing" www.youtube.com/watch?v=PGZLj2tnhzk"
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  15. #15
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    Citazione Originariamente Scritto da Luigi Cameo Visualizza Messaggio
    Io, ho scoperto Valerio Silvestro qualche anno fa. Sul ''mio'' forum , l'ho anche intervistato.
    Lo reputo il miglior didatta italiano. Dirige anche un'accademia on line. Di video gratuiti suoi ne trovati molti.
    ve ne metto uno, per ingolosirvi.
    https://www.youtube.com/watch?v=IU9D2JkKrhw
    L'ho ascoltato, indubbiamente dice cose condivisibili ed interessanti, anche se in parte contraddittorie. Dal mio punto di vista, la storia che da un siciliano si ASPETTA questo, da un veneto quest'altro, è un controsenso, perché intanto "nazionalizza" il fatto creativo e in più lo rende "scontato", dal momento che appunto si aspetta un qualcosa e non invece spera in qualcosa di nuovo e unico o meglio sincero. In sostanza, dal mio punto di vista, l'approccio è quello di creare indipendentemente dal luogo di origine, per quanto questa sia un'utopia, infatti le influenze del luogo, degli ascolti, di ciò che ci circonda sono inevitabili, l'importante è che non ci travolgano o non siano un obbligo di evidenza.
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