Quota 30: il Grassi va in pensione e cede il posto a un Borgani

(tempo di lettura stimato: 2 ore )


La quota 100 salviniana è attualmente una realtà ma chissà se lo sarà in futuro. Quello che è certo è che qui a casa mia è andata in scena una quota 30 quasi inaspettata.

La storia, per i fedelissimi del forum, soprattutto quelli che leggono la sezione segretissima, è nota, ma devo fare una piccola parentesi per gli altri (visto poi che questa sezione è pubblica).

Come rivela il titolo, sono felicissimo possessore di un tenore Grassi Prof. 2000 che mi ha accompagnato per tanti anni: ho imparato a suonare, ho suonato nelle bande per una decina di anni, in big band (pochissimo), ho preso lezioni, ho suonato musica leggera e tanto altro in ogni luogo accessibile. Se posso fare un bilancio trentennale, devo dire che si tratta di uno strumento molto robusto e di buone qualità, sicuramente adattissimo al musicista non professionista (anche se ci sono vari professionisti che un Grassi se lo tengono tra la ferramenta). E’ intonato, ha un buon volume e un timbro piacevole, tendente al chiaro, perfetto se si suona musica leggera amplificati.

Però da qualche tempo (misurabile in anni, due almeno) non ero più convinto del suono. Questione di maturazione musicale, o di maturità all’anagrafe, non so. Però cercavo sempre più un suono diverso, più “scuro”, meno “pulito”, che si discostasse inoltre da quello che oramai è assurto a standard del tenore.

Nel corso del tempo ho provato quindi vari strumenti, quelli che mi capitavano a tiro, in negozio, dai privati, sapete come si fa. Non ho di proposito provato Selmer, perché sebbene siano strumenti di cui non serve dire, avevo l’idea di un suono diverso (non li ho provati per acquistarli perché li conosco, ne ho suonati vari più volte nel corso degli anni; non sono un esperto della marca ma un’idea ce l’ho chiara, giusto per puntualizzare). Non ho provato vintage veri e propri, roba di 60 e più anni, perché preferirei uno strumento recente. Non mi ero neppure dato un tetto di spesa. Penso che uno che si tiene i sax 30 anni possa permettersi di far pochi conti.
Ho provato B&S, Cannonball, Rampone e Cazzani, Buffet Crampon e qualcos’altro orientale. Nuovi e usati, anche vari esemplari dello stesso modello. Per un motivo o per l’altro non ero mai convinto: magari tale strumento mi piaceva per un verso ma non nell’altro. Il classico “bello sì, ma ...”

Insomma, non era scoccata la scintilla.

Poi dopo un periodo che avevo mollato la presa, a cercare un sax nuovo e anche a suonare, causa sovraccarico di lavoro, ho ripreso ed è diventata impellente la necessità di un sax diverso. Cosa provare però?

Mancava in effetti uno strumento, che a dirla tutta non mi aveva mai attratto così, leggendo e sentendo: il Borgani. E mannaggia, oramai non si trovano tanto facilmente in giro perché il mio negoziante non li tiene più. Però ne ha venduti e qualche strumento si trova tra privati.
Ecco che sono andato a provare un Borgani Jubilee. Beh …

Beh!

Eccheccavolo!

Suono scuro, timbro pastoso, armonici perfetti, molto omogeneo, meccanica ok, postura perfetta per me, equilibrio complessivo … sono rimasto sorpreso per tutto il “pacchetto”. Mi ha spiazzato.

L’ho suonato per un’ora e passa e poi … E’ successo che mi sembrava tutto troppo bellino e perfettino, e siccome sono un malfidente e miscredente, nonché malizioso, mi è venuto il bastardissimo pensiero che quelli di Macerata siano dei geni del male, avendo prodotto un sax che ti conquista subito per farti sganciare il malloppo, ma che poi magari ti fa stancare presto.
E quindi ho fatto l’avvocato del diavolo: mi sono preso dei giorni per riflettere e per analizzare tutti i motivi per i quali non è uno strumento da prendere. Alla fine però le sensazioni che mi ha dato questo strumento andavano esattamente nella direzione che avevo in mente; l’unico appunto che mi è rimasto è la delicatezza estetica, dato che è argentato, però sto sperimentando un’idea per ridurre se non prevenire l’annerimento dell’argento che mi pare stia dando dei risultati incoraggianti (è comunque presto per trarne delle conclusioni significative).
E allora, per concludere la prima parte del papiro, è successo che me lo sono portato a casa.



Ora, dopo alcune settimane di musica posso trarre le prime conclusioni. Setup usato: Otto Link STM 7 con ance Vandoren Java 3 e Rico Select 3H (altre marche e modelli non mi hanno dato un suono che mi soddisfacesse).

Quello che si dice sul suono dei Borgani è verissimo!

Ha un registro grave enorme e favoloso: largo, grande come una casa, si suona in subtone in maniera naturale ma anche in timbrato è bello pieno e completo, non stecca. Il registro medio è pieno, “denso”, presente. L’alto è magnifico perché le note sono “vive” e sonore ma non si assottigliano. Si assottigliano un po’ se ci si mette un bocchino brillantino, ma l’ho provato 5 minuti e riposto: non è uno strumento che va suonato con quei bocchini lì, punto.
Si può suonare in modo abbastanza pulito, ma non mi sembra il suo obiettivo: si suona meglio, rende meglio avendo in mente un suono meno pulito, più soffiato, più “grezzo”. Da questo punto di vista capisco perché mi si diceva che è uno strumento jazzistico, intendendo che non sarebbe la prima scelta se si deve suonare un repertorio classico. In una musica espressiva e personale invece è lo strumento perfetto.

Il suono è meno diretto del Grassi, è più largo. Il Grassi lo sento più adatto a suonare musica leggera, su palchi amplificati: è uno strumento con un suono più chiaro e limpido, canta a tutta voce, vuole farsi sentire e si fa sentire. Ti porta a spingere parecchio, a suonare ad alto volume. Spacca parecchio se ci si mette un bocchino che gli da la carica. E’ come un ragazzo/a che vuole farsi vedere e sentire e parla e ride ad alta voce. Se però lo si suona in acustico, per me a un certo punto si sente che manca qualcosa, un po’ di “ciccia” che dia spessore al suono.
Il Borgani è meno casinaro. Si suona naturalmente a un volume medio basso, è come una donna adulta che non deve mettersi in mostra perché è consapevole che non le serve. Ha un fascino che la fa notare anche se parla a bassa voce.
Il suono viene comunque fuori, largo, presente. E’ uno strumento che se si suona in ambienti piccoli non dimostra il meglio di se. A casa mia le stanze sono piccole e non permettono al suono di allargarsi. Sono settimane che suono invece all’aperto: in giardino, al parco, in riva al fiume, tra i capannoni della zona ind.le … all’aperto, o per lo meno in un ambiente ampio, il suono ha la possibilità di svilupparsi e ci si rende conto del potenziale dello strumento. Veramente riempie l’ambiente anche suonando a mezzo volume. Ho avuto anche un bel po’ di pubblico casuale che mi sembra abbia apprezzato parecchio questo strumento. Anche il … pubblico non casuale che mi ha sentito suonare ha notato dopo un nulla il cambio di suono.
Per fare un altro paragone, automobilistico stavolta, il Grassi (ma direi anche qualche altro sax Selmer-like, è una macchina 2000 e 4 cilindri, che viaggia spedita ma per correre devi tenerla su di giri. Il Borgani è un 3000 a 6 cilindri, fa la stessa velocità con una souplesse inarrivabile alla prima … e poi se schiacci veramente vola via.
Il Borgani suona molto più rilassato ma se poi vuoi darci dentro ne ha finché vuoi. Anche forzando tanto il suono rimane completo, non si rompe, non si assottiglia (forse qualcosa sugli acuti, ma dipende molto da come si suona).

Per terminare questo parere sul suono, sto notando che lo strumento cambia un po’, in meglio, dopo un po’ che si suona. Certo si è scaldato, però non si comporta come molti altri strumenti di ottone. E’ un po’ un ottone + che “risuona”. I primi giorni che lo suonavo non mi ero accorto di qualche piccolo indizio ma poi ho iniziato a farci caso. Accenno solo questo e mi fermo, perché non ho fatto prove con strumenti specifici (non ancora ). Certo che quello che dicono in Borgani a proposito delle leghe mi ha messo un po’ una pulce nell’orecchio. Resta il fatto che il risultato è eccellente.

L’intonazione ho accennato è perfetta: venendo da un strumento non di questo livello ti accorgi della comodità. Si possono eseguire dei salti di ottave tra gli estremi del registro con una grande facilità, certi anche che le correzioni necessarie saranno molto contenute. E’ un’intonazione molto precisa ma che comunque ti lascia un certo margine da gestire, anche perché altrimenti sarebbe uno strumento che lascia poca libertà di espressione. Invece qui sembra proprio calibrata a puntino.

Altro da dire: mi pare si dica che il canneggio del Borgani è un po’ più largo della media, ma devo registrare che non mi ha dato alcuna difficoltà nel passaggio. Noto però che richiede un’emissione diversa dall’altro sax. Serve decisamente un’emissione più rilassata ma anche profonda: lo strumento richiede aria, parecchia, deve essere bello saturo per risaltare e risuonare (tornando al suonare in casa, mi fa risuonare la chitarra messa in un’altra stanza, mi fa risuonare i termosifoni – particolarmente il mi centrale – mi ha fatto notare che una vite di uno specchio era allentata perché vibrava ... è un casino! ). Capito questo si apre un mondo in fatto di sfumature e possibilità.
Mi è stato consigliato di aumentare l’apertura del bocchino (sto usando un 7) perché il sax risponde meglio con becchi aperti: forse è vero però devo dire che già così, abituandosi alla nuova emissione, di aria se ne butta dentro tanta. Di più … dovrei essere grosso come Joe Lovano.

A proposito di Joe Lovano che notoriamente suona anche con il Borgani. E’ un sassofonista che non mi ha mai particolarmente appassionato (nonostante il mio primo cd jazz che ho acquistato da ragazzino nel ’93 fosse il suo Tenor Legacy con Joshua Redman, cd che poco dopo finì per diversi anni dentro una scatola) finché non l’ho sentito dal vivo nel 2011 abbastanza da vicino. Se c’è una cosa che mi lasciò a bocca aperta, senza parole, fu il suo suono stratosferico. Al tempo però me ne fregavo parecchio di cambiare il sax e mai avrei pensato che un giorno mi sarei preso un sax “che va in quella direzione lì”.

La postura e l’argonomia: pare un aspetto molto marginale nella scelta di uno strumento, ma siccome ce lo dobbiamo tenere al collo per ore, io ci faccio caso. Il Borgani mi calza a pennello, lo trovo proprio comodo come equilibro dei pesi, posizionamento della meccanica, orientamento del collo … Altri sax tra quelli che avevo provato non mi erano piaciuti così tanto: mi davano la sensazione che dovevo adattarmi troppo.

Per ultima la meccanica. Tanti si soffermano su questo aspetto di uno strumento, magari perché devono suonare musica parecchio impegnativa. Io posso dire che è ben fatta, forse meno perfetta dei Selmer e un po’ leggera come resistenza delle molle. Per me va bene, tanto ho le mani grandi e le dita affusolate, quindi non trovo nulla da dire. Poi esistono anche i tecnici per fare delle modifiche, nel caso serva.

Come conclusione direi che al momento sono molto soddisfatto della scelta. Non era uno strumento che avevo tra i miei pensieri, non passavo il tempo a leggere sul sito del produttore, fantasticando su un modello piuttosto che un altro. Mi è capitata l’occasione di provarlo e sono rimasto colpito dallo strumento complessivo: certo il suono conquista, ma in questo caso ho trovato tutto il pacchetto che mi soddisfa.

Sono piuttosto convinto che sia uno strumento con un gran bel potenziale; serve tempo ed esercizio per svilupparlo e per trovare il proprio punto ottimale ma credo che poi dia grandi soddisfazioni. :)