Belle riflessioni! Ma ancora, cari signori...si rischia di girare come trottole e restare fermi sempre nello stesso punto!
Il mercato dell'arte ha "logiche" molto differenti dal mercato musicale; ciò che accomuna i 2 settori è la produzione di "feticci totemici" ad uso personale caratterizzati da un incremento di valore basato sulla "necrofilia commerciale": l'unica differenza è che l'arte crea beni materiali con "funzioni di pure voluttÃ* estetiche" (nonostante l'attuale crisi economica, il mercato dell'arte, anche di quella contemporanea è in grande espansione: ormai, banche, societÃ* finanziarie, grandi fondazioni ecc. investono a piu' non posso...perchè è l'unico bene che si rivaluta in continuazione...fino al parossismo!) la musica è un "bene immateriale", spirituale è in quanto tale, per diventare "feticcio" deve essere caricato di "valenze simboliche", di miti... per acquisire la valenza di..."intramontabile" ovvero del "continuamente riproducibile"!

La "ragion borghese" ha trasformato i "prodotti" della creativitÃ* umana in "feticci totemici" da idolatrare: la logica del profitto trasfigurata in una forma di religiositÃ* perversa!

In tal senso, Warhol va apprezzato piu' per il suo "cinismo profetico" che per la sua produzione: sua la frase "Tutti un giorno potranno godere di 15 minuti di gloria..." e noi, oggi siamo nell'era di Youtube...

Keith Haring, a mio avviso, è stato l'ultimo vero innovatore nel campo dell'arte contemporanea e un grande comunicatore oltre che una "grande anima" (prima della sua morte, ha creato una fondazione e tutti gli sfruttamenti commerciali delle sue creazioni vanno a beneficio dei bambini africani): l'arte che non deve stare nei musei...ma vivere con e attraverso la gente...vivificare la materia, rendere vivibili gli scenari squallidi delle periferie urbane...l'arte deve servire alla gente e non diventare "simulacro" verso il quale genuflettersi...

Oggi, i musicisti in circolazione sembrano dei "burocrati": suonare il "passato" o rileggerlo in continuazione...significa non saper comunicare messaggi adatti ad una societÃ* che cambia velocemente...non avere nessun rapporto con la societÃ* contemporanea e soprattutto non possedere neanche minimamente la "qualitÃ* visionaria" che anticipa certi cambiamenti sia percettivi che comunicativi...una parte del "quid" è qui...