Mi sono trovato nella stessa situazione di Shu qualche anno fa. Non suonavo il clarinetto da una vita (ovviamente in favore dei saxofoni) e ho dovuto gestire delle situazioni in cui avrei dovuto suonare il clarinetto. Questa esperienza, attraverso tentativi ed errori, mi ha portato a comprendere un po di cose:
1. Cercare di riportare sul clarinetto i parametri di insufflazione, attacco delle note, posizione della testa e delle labbra ecc. che avevano successo sul saxofono è completamente controproducente.
2. Nella scelta delle ance e dei bocchini da utilizzare sul clarinetto orientarsi sulle esperienze acquisite con becchi e ance per sax, ovvero cercare corrispondenze tra i parametri dei bocchini per sax e quelli per clarinetto, per trovare magari una sensazione (almeno in bocca) più "saxofonistica" è controproducente al massimo grado. In questo senso, nella mia esperienza, le sperimentazioni con 5Jb e altri becchi molto aperti non hanno avuto molto successo.
3. Confrontandomi con diversi "doublers" ho verificato che la maggior parte evitano set-up estremi sia sul sax che sul clarinetto. Su quest'ultimo, in particolare vanno per la maggiore aperture medie con ance medie.
4. La via più facile è la più ovvia: Pensare al clarinetto come uno strumento dove va sviluppata un'impostazione di clarinetto per ottenere un suono di... clarinetto! (Dimenticarsi il sax quando si suona il clarinetto).

Alla fine, dopo varie sperimentazioni, ho trovato un'equilibrio valido per me (e soprattutto sfruttabile in situazioni che variano dalla classica al jazz ) con un bocchino Rico Reserve X10 e ance Vandoren Traditional 3/3,5.