Diciamo che didatticamente parlando c'è stata un'imposizione da parte della scuola francese di repertori e di modi di suonare la classica. Inutile dire che per suonare la musica francese del 900 è richiesta una chiarezza nell'articolazione e nell'esposizione delle frasi che ha portato nel tempo anche a schiarire di molto i suoni. Se tuttavia ascoltate le registrazioni del "patron" (Marcel Mule) potrete notare che l'estrema chiarezza esecutiva è accompagnata anche da un meraviglioso suono scuro e corposo. Diciamo che nel tempo si è scelta la via più facile: bocchino a camera chiusa, strumento a corpo stretto e becco chiuso anche per venire incontro alle esigenze didattiche le quali coprono circa il 95% del mercato del sax "classico" andando tuttavia contro il gusto del grosso pubblico il quale tendenzialmente ama nel sassofono un suono corposo e pieno.Originariamente Scritto da docmax
Il problema che riscontro durante le mie masterclass è che gli allievi sono totalmente "assuefatti" a questo tipo di bocchino che a mio parere è TOTALMENTE inadatto alla classica che resta poi difficilissimo andare personalizzare il suono e il setup anche quando si è musicisti "maturi". La camera quadrata purtroppo non perdona: soffi soffi e il suono resta sempre li dentro. Inoltre l'apertura esageratamente chiusa porta ad abituarsi a "strizzare" l'ancia un pò come avviene nel clarinetto cosa che fisicamente va contro alla natura conica dello strumento che invece richiede flessibilitÃ* e morbidezza: noterete come la maggiorparte dei sassofonisti classici (soprattutto in italia) abbia problemi a controllare l'intonazione (acuti suer crescenti, gravi calanti etc...). Ad oggi l'unica scuola che è rimasta fedele alle specifiche indicazioni di Adolphe Sax in ambito classico è la scuola di Sigurd Rascher. Il setup è presto detto: becco medio-chiuso a camera estremamente larga, sax Buescher Aristocrat (canneggio larghissimo).
Veniamo alla seconda domanda. Ovviamente molti storcono il naso (che sei matto che non suoni selmer??) ma poi quando sentono il quartetto Atem (come è successo allo Stage Internazionale a Fermo) normalmente tendono a tacere e ad apprezzare. il problema di molti sassofonisti "classici" sta nell' estrema chiusura mentale e nel fatto che tendono a dare dei giudizi PRIMA di aver provato uno strumento: ecco quindi la diffidenza nell'accogliere i grandi produttori di sax italiani. Detto tra di noi questa cosa mi sconcerta in quanto un sassofonista Francese non parlerebbe mai male di mamma Selmer! Noi invece abbiamo delle ditte che sfornano sax strepitosi e che all'estero vendono moltissimo (Zolla a Quarna non ce la fa letteralmente a stare dietro alla richiesta!) e che facciamo ci massacriamo tra di noi. Questa è la cosa più scocciante.
La cosa bella è che la maggiorparte dei cosiddetti "capoccioni" conservatoriali non fanno ne attivitÃ* concertistica ne sono coinvolti nell'organizzazione di rassegne e eventi, non vedo quindi fisicamente in che modo la loro opinione possa danneggiarmi