Ok, ultima parte: conviction, ovvero come sbloccare la propria espressività.

Dunque: la parola "conviction" Kirk l'ha usata molto spesso.
Innanzi tutto mi ha parlato un po' della storia dei neri negli anni a partire dalla schiavitù nelle piantagioni di cotone.
L'obiettivo era quello di sottolineare l'importanza della propria storia, dei dolori e delle gioie che hanno formato le persone che siamo. Kirk dice che quando suoni ti stai raccontando. Nient'altro. E nel bene e nel male la musica converte tutte le nostre esperienze in emozioni per chi ascolta. È qui che entra in gioco la parola "conviction" ovvero convinzione. Ma convinzione di cosa? Bella domanda.
Bisogna essere convinti determinati ed auto accettanti nei confronti di noi stessi, della nostra unicità. Se decidiamo di raccontare la nostra unicità, non possiamo sbagliare. I musicisti si dividono in due categorie: quelli che vogliono stupire (come prestigiatori e giocolieri) e quelli che vogliono emozionare.
La prima categoria suonerà tutto perfetto a livello di suono e intonazione, sarà concentrato sulla tecnica e sulla velocità (virtuosismo) e durante una performance penserà a cosa fare per far presa sul pubblico. Risultato? Niente musica. Circo. E il tutto avrà come scopo solo il nutrire il proprio ego. La musica sarà rivolta inevitabilmente verso sè stessi e non andrà avanti di un metro.
La seconda categoria invece avrà come unico obiettivo quello di "raccontare" (in fondo l'arte forse è proprio questo, ne parlai per ore con un grande fotografo mio amico).
Par raccontare ci vuole conviction, ci vuole la certezza che la nostra unicità possiede un valore più forte di qualsiasi superlocria a 300 bpm.
Se suoniamo per emozionarci nello scoprire chi siamo attraverso la musica, allora staremo raccontando una storia, e staremo regalando emozioni. In fondo la vita è ciò che l'arte in generale vuole raccontare, ma non in termini di accadimenti, ma di emozioni.
Conviction è essere certi di star suonando ciò che è giusto per raccontarci.
Conviction è essere convinti che ciò che facciamo col nostro strumento non potrebbe essere in nessun modo diverso da ciò che è.
Conviction è fottersene bellamente del giudizio dei critici pignoli che vengono a sentirvi solo per poter dire di voi peste e corna.
Conviction e "togliere il tappo" e non pensare alle note che state facendo, alle scale, agli accordi, ma seguire il vostro istinto. Meglio sbagliare qualche nota raccontando che essere perfetti ma sterili.
Sulla base di queste illuminanti scoperte ho cambiato modo di ascoltare ad esempio i blues di Bird. Prima li sentivo come un bebop allegro e spensierato, ma guardando la vita di un nero negli anni 40/50, che si alzava alla mattina e iniziava a vivere segregazione e razzismo nel pieno di una stentata e falsa integrazione, ora ascolto Parker e sento tristezza. Sento la voglia di essere spensierati per fuggire da paura e isolamento, ma con quel dolore che prima non pensavo di trovarci dentro. Provate anche voi a sentire Charlie in questo modo, vi si aprirà un mondo pazzesco.
In sostanza conviction è non aver paura di essere sè stessi, di mettersi a nudo credendo fermamente in chi siete, nel fascino delle vostre esperienze uniche e facendole emergere anche con solo due note, buttandoci dentro, con un chè di rassegnato abbandono, ciò che siete, ma con forza. Bisogna solo crederci ed evitare di voler impressionare chi ci ascolta, con carattere. Del resto per mettere a nudo le nostre emozioni ci vuole una grande forza e un grande coraggio.
Questo è più o meno il riassunto di più di sette ore di lezioni.
In realtà mi ha spiegato anche un esercizio che gli insegnò Phil Woods tanti anni fa e su cui lui lavora ancora oggi. Se cercate sul tubo trovate lui (kirk) che lo spiega. Credo in un filmato fatto per la cannonball.
Dimenticavo: Kirk dice di imitare i musicisti che amate, di tirare giù i loro soli, di non aver paura di diventare copie squallide, perché tanto, se avete una vostra personalità, essa sarà più forte e verrà a galla.
Se andate a sentirvi misty fatta da Hank Crawford, sentirete da dove arriva Sanborn. Se subito dopo Crawford vi ascoltate una ballad qualunque di Sanborn presa dal suo album "pearls" capirete che è tutto un imparare da chi c'era prima, copiando. Poi se abbiamo personalità, e la abbiamo tutti, ci accorgeremo di non essere copie ma "figli" dei nostri artisti preferiti, come Brecker è stato figlio di coltrane e Joe Henderson.
Spero che questa mia testimonianza di un'esperienza incredibile possa essere d'aiuto anche solo a uno di voi.
Purtroppo viverla è una cosa, leggerla scritta da un'altro è solo un centesimo di quanto ho vissuto, perché sè certe cose le vivi ti entrano nella pancia, se le leggi puoi farne tesoro, certo, ma è tutt'altra cosa.
Un'ultima cosa: kirk raccomanda di non sentirsi mai arrivati. Ci vuole l'umiltà giusta per voler quotidianamente migliorarsi, altrimenti i vostri canali espressivi tenderanno ad indebolirsi.
Lui dice ASTWO (acronimo dell'inglese "always something to work on"- avere sempre qualcosa su cui studiare)
Se avete domande io son qui.
Buon sax a tutti e buona musica.
[emoji4]


Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk