D'accordo, mi era stato detto che passare dal clarinetto al sax è facilissimo, mentre è difficilissimo il contrario. Naturalmente, subito dopo aver montato per la prima volta il mio clarinetto, pur essendo un sassofonista assolutamente dilettantissimo, sono riuscito tranquillamente a fare due ottave e mezza di scala senza nessunissimo problema, se non qualche esitazione per ricordare la posizione delle note di gola (tra l'altro, facilissime). Come al solito, sospetto, è sempre troppo difficile o troppo facile quello che non si è provato.
Differenze evidenti al primo colpo: nel sax è importante curare la qualità del suono di ogni singola nota, sempre pronta a sfuggire e a riempirsi di armonici indesiderati. Nel clarinetto sono sempre più o meno omogenee, sotto controllo senza fatica. Le note basse del clarinetto sono facilissime, mentre quelle del sax sono un territorio pericoloso anche per il miglior interprete. Le meccaniche del sax sono pesanti, quelle del clarinetto scivolano via come acqua. Nel sax lo spostamento millimetrico sul bocchino causa enormi variazioni timbriche, nel clarinetto c'è una grande tolleranza.
Insomma, dove sono queste grandi difficoltà? Che cosa sto sbagliando?
Paolo