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Discussione: Sax alto per classica, Serie II o Serie III jubilee?

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  1. #1

    Sax alto per classica, Serie II o Serie III jubilee?

    Sera,dovrei comprarmi un sax alto, sono indeciso tra la II o la III serie, che mi consigliate?
    Sono sassofonista classico, suono scuro e rotondo.
    Dovreste consigliarmi fascetta e becco.
    Io avrei in mente la legatura della Bg in ferro in oro e il becco Vandoren l3 oppure s90 170...
    Aiutoooo :muro((((
    Sax Contralto Selmer Serie III Jubilee[S90-170/AL3]
    Sax Tenore Yamaha YTS-280[S90 170/TL3/S80 E]

  2. #2
    Citazione Originariamente Scritto da AntoSax96 Visualizza Messaggio
    Sera,dovrei comprarmi un sax alto, sono indeciso tra la II o la III serie, che mi consigliate?
    Sono sassofonista classico, suono scuro e rotondo.
    Dovreste consigliarmi fascetta e becco.
    Io avrei in mente la legatura della Bg in ferro in oro e il becco Vandoren l3 oppure s90 170...
    Aiutoooo :muro((((
    Ciao Anto, te lo dico da ex-diplomato di conservatorio... il mio consiglio è quello di contattare il tuo docente di sax del conservatorio, o di assistere semplicemente da uditore alle sue le lezioni e chiedere che ne pensa lui di questi sax e del relativo abbinamento del becco. In ambito classico non esiste meglio o peggio, ma il giudizio è (per vari motivi che non sto qui a scrivere) influenzato per ovvie ragioni da chi ti insegna (nel senso che ogni docente preferisce determinati sax e setup per avere un determinato suono: ai miei tempi senza ombra di dubbbio Selmer serie II con becco Soloist C** o S90 mi pare 190 con anche Vandoren 3, ora non so). Questa è la tendenza nei conservatori. Andare controtendenza o fare una scelta per gusti personali o su consigli dei forumisti può essere rischioso. Poi magari parlando con il tuo insegnante ti dice il contrario ma meglio accertarsene !
    SS:Yamaha YSS 475 - Yamaha Custom 6CM - Rowner ligature - Rico 2 1/2
    AS:R&C R1 'SilverPro' (2006/AA) - Selmer Soloist - Vandoren ZZ 2 1/2
    TS:Selmer Mark VI 5digit 83K - Otto Link Super Tone Master 7* (105') - Vandoren ZZ 2

  3. #3

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    Resto sempre sconcertato da questa imposizione di suonare con quei Selmer e nient'altro. Come se gli altri strumenti adottassero una meccanica di concezione diversa, e come se buona parte del suono non venisse da ancia e bocchino. Ma anche a chi studia violino o violoncello impongono un marchio particolare? (So che i Berliner pretendono dai loro candidati strumenti in uso in ambito tedesco. Questi giorni, però, ho passato un po' di tempo con l'Ensemble Intercontemporain. Uno dei loro violoncellisti non usa il classico strumento italo-tedesco rosso, ma uno strumento giallo a forma di trapezio; nessuno dei suoi colleghi lo schivava schifato.)

    Paolo

  4. #4
    E' sempre la stessa storia, all'epoca mi fu imposto di comprare un selmer (serie 1 o serie 2) e quando il mio maestro vide che ne avevo preso uno argentato per un periodo ha storto il naso per poi ricredersi. Queste imposizioni fanno solo male alle tasche degli studenti e alle aziende italiane come borgani e R&C che fanno strumenti di qualità professionale ma che hanno un mercato ristretto proprio a causa di questo "standard" di setup utilizzato in conservatorio. Se fossi uno studente in conservatorio ora sarei più propenso a spendere 8000 euro per un two voice che 5000 per un serie 2!!
    Sax Soprano: J. Michael SP650
    Imboccatura: Bari 64
    Sax alto: Selmer SA80 II serie
    Imboccature: Vandoren Jumbo Java A45, Beechler Diamond S7S, Selmer s80 c*
    Sax tenore: Selmer SA80 II serie
    Imboccature: Jody Jazz DV 8*, Selmer S80 D


  5. #5
    È una pura e semplice di canoni estetici... e anche didattici.
    In conservatorio, per quanto riguarda il suono si fa riferimento a un certo tipo di sonorità, che è tipica di un certo modo (predominante) di "usare" il sassofono.
    Di conseguenza per ottenere una certa sonorità, serve un determinato modo di suonare e un certo tipo di strumento (un generico Selmer).

    A livello didattico... non viene insegnato come suonare "un sassofono", ma viene insegnato come un suonare "un Selmer"... quindi diventa automatico dover acquisire un Selmer.


    Piuttosto dovremmo interrogarci sul fatto del perchè tanti scelgono ancora di "studiare sassofono classico", sapendo che con un'alta probabilità avranno poche soddisfazioni dal punto di vista artistico.
    Semmai sarà più semplice avere soddisfazioni dal punto di vista didattico.
    Sentendo certi racconti... ho quasi l'impressione che nei conservatori (musica classica) sotto un certo punto di vista... ti insegnano più a "insegnare" che a "suonare"... anche perchè spesso i docenti hanno come attività principale, l'insegnamento e non il fare concerti.

    In altri paesi europei... la cattedra in conservatorio è assegnata a fronte di un'attività concertistica "minima" e anche i docenti sono soggetti ad esami, per verificare l'effettivo livello "artistico" di chi insegna.
    In Italia... una volta che hai preso la cattedra (in una scuola superiore, in una università, in un conservatorio)... hai vinto al SuperEnalotto, sei intoccabile! doh!

  6. #6

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    Citazione Originariamente Scritto da tzadik Visualizza Messaggio
    In conservatorio, per quanto riguarda il suono si fa riferimento a un certo tipo di sonorità, che è tipica di un certo modo (predominante) di "usare" il sassofono.
    Di conseguenza per ottenere una certa sonorità, serve un determinato modo di suonare e un certo tipo di strumento (un generico Selmer).
    L'impostazione della tastiera dei sax è ormai la stessa in tutti gli strumenti. Le differenze sono minime, e l'allievo può superarle nel giro di una lezione. La sonorità non la dà il sax da solo, ma una combinazione di sax, bocchino, ancia, e soprattutto tecnica. Delangle lavora per Selmer, eppure ha a lungo usato un bocchino Vandoren al posto dello "standard" S-80. La maggior parte dei sassofonisti, dopo il diploma, si prende un Mark VI, che è molto diverso dai Selmer moderni. E ci sono grandi strumentisti (vedi il nostro David Brutti) che non si fanno problemi a suonare su strumenti italiani (e il suo suono, nei dischi suonati con R&C, non mi sembra "strano", "eretico", "dilettantesco").

    In questa chiusura (che è un poco professionale invito alla mancanza di flessibilità) vedo solo molta ottusità. Non è strano che ormai l'Italia produca così poca musica e che buona parte dei musicisti li si ritrovi esuli all'estero. È vero: la didattica italiana prepara l'occupazione del posto fisso a scuola, e raramente si ricorda di preparare professionisti dotati di apertura mentale e senso pratico.

    Del resto, quando studiavo composizione si studiava su testi incredilmente vecchi, datati, inservibili. Ma erano pubblicati dai grandi editori musicali, e figurarsi se si poteva adottare per orchestrazione un Piston al posto di un vetusto Casella, o per armonia un De La Motte o un Piston al posto dell'orrido Farina (più un libro di ricette che di analisi). Anzi, a scuola girava voce che fossero libracci, che gli americani e i francesi non capivano niente di musica, e che a leggere quei libri ci si rovinava.

    Paolo

  7. #7
    Citazione Originariamente Scritto da ptram Visualizza Messaggio
    L'impostazione della tastiera dei sax è ormai la stessa in tutti gli strumenti. Le differenze sono minime, e l'allievo può superarle nel giro di una lezione.
    Il problema non è nell'ergonomia

    Citazione Originariamente Scritto da ptram Visualizza Messaggio
    La sonorità non la dà il sax da solo, ma una combinazione di sax, bocchino, ancia, e soprattutto tecnica. Delangle lavora per Selmer, eppure ha a lungo usato un bocchino Vandoren al posto dello "standard" S-80. La maggior parte dei sassofonisti, dopo il diploma, si prende un Mark VI, che è molto diverso dai Selmer moderni.
    Dipende quale "piano qualitativo" scegli per fare questa affermazione.
    A parità di tutto un Serie II "medio" e un Serie II "Jubilee" suonano diversi, sia a suonarli sia da ascoltarli da fuori... idem Serie I vs. Serie II, Serie II vs. Serie III e relative versione "Jubilee".
    Quindi è un'affermazione che non tiene.
    Chi esce dal conservatorio classico, si tiene il Serie II o Serie III... perchè secondo i canoni estetici moderni... quello è il meglio che c'è sul mercato.
    Per quanto riguarda il Mark VI... stai confondendo "universo classico" con "universo jazz": il "sassofonista jazzista medio" desidera il Mark VI, al pari di quanto il "sassofonista classico medio" desidera un Serie III (o un Serie II). È sempre un discorso di canoni estetici, sonori.


    Citazione Originariamente Scritto da ptram Visualizza Messaggio
    In questa chiusura (che è un poco professionale invito alla mancanza di flessibilità) vedo solo molta ottusità. Non è strano che ormai l'Italia produca così poca musica e che buona parte dei musicisti li si ritrovi esuli all'estero. È vero: la didattica italiana prepara l'occupazione del posto fisso a scuola, e raramente si ricorda di preparare professionisti dotati di apertura mentale e senso pratico.
    La gente studia in conservatorio credendo di avere diritto a un posto fisso statale, in orchestre, teatri stabili... o altri enti. Non c'è una visione imprenditoriale di quello che stai studiando (a qualsiasi livello... anche nelle università, non solo nei conservatori). A questo aggiungi, che in Italia c'è un livello di sindacalizzazione "estremo" e ti rendi conto di quanto siamo indietro... non solo a livello didattico.

    Secondo me... bisognerebbe solo prendere coscenza di certi dati di fatto, al netto di idiologie politiche o pseudopolitiche e guardando più a quello che il mondo lavorativo (... questo sconosciuto!) e in generale a come va l'economia (in Italia e fuori dall'Italia).

  8. #8

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    Citazione Originariamente Scritto da tzadik Visualizza Messaggio
    A parità di tutto un Serie II "medio" e un Serie II "Jubilee" suonano diversi
    Così come suonerà diverso lo stesso Serie II suonato da due musicisti diversi. Il sax è l'ultimo anello di una lunga catena.

    Citazione Originariamente Scritto da tzadik Visualizza Messaggio
    Chi esce dal conservatorio classico, si tiene il Serie II o Serie III... perchè secondo i canoni estetici moderni... quello è il meglio che c'è sul mercato.
    Infatti Arno Bornkamp suona un Buffet S1. Delangle, che suona il Serie III (che ha progettato) suona anche - a seconda dei pezzi - uno dei tanti Adolphe Sax della sua collezione, oppure un Selmer Model 22, Cigare Cutter, Super Action, Mark VI. Federico Mondelci suona un SA80 (ma credo anche un Mark VI). Brutti suona R&C, ma anche altri strumenti storici a seconda dei pezzi. James Houlik suonava Yamaha prima di diventare endorser Selmer.

    Se vogliamo prendere ad esempio il maestro di paese, quello che "prendi Selmer [o Yamaha, a seconda del negozio più forte della zona] che vai sul sicuro" può darsi che il mito del sax "standard" sia vero. Se guardiamo al mondo dei concerti le cose stanno in maniera molto diversa.

    Citazione Originariamente Scritto da tzadik Visualizza Messaggio
    Per quanto riguarda il Mark VI... stai confondendo "universo classico" con "universo jazz"
    Il mio insegnante, allievo di Londeix, non suona una nota di jazz, eppure non suona se non ha uno dei suoi Mark VI. Frederick Hemke ha suonato Mark VI (che ha contribuito a progettare), e diversi sassofonisti classici dell'epoca suonavano Mark VI, strumento che ha segnato un salto di qualità nella tecnica costruttiva dello strumento. Il sax professionale moderno era quello, classica o jazz che fosse.

    Citazione Originariamente Scritto da tzadik Visualizza Messaggio
    La gente studia in conservatorio credendo di avere diritto a un posto fisso statale, in orchestre, teatri stabili... o altri enti. Non c'è una visione imprenditoriale di quello che stai studiando
    Il problema più grosso è che non c'è nemmeno una coscienza artistica, o almeno di artigianato artistico di alto livello - e questo toglie ogni possibilità al concetto di "riforma".

    Paolo

  9. #9
    Citazione Originariamente Scritto da ptram Visualizza Messaggio
    Frederick Hemke ha suonato Mark VI (che ha contribuito a progettare)...
    Hemke aveva contribuito a progettare anche il Mark VII...che é sicuramente il Selmer attualmente più evitato dai sassofonisti classici...stando alle statistiche attuali

  10. #10
    Citazione Originariamente Scritto da tzadik Visualizza Messaggio
    È una pura e semplice di canoni estetici... e anche didattici.
    In conservatorio, per quanto riguarda il suono si fa riferimento a un certo tipo di sonorità, che è tipica di un certo modo (predominante) di "usare" il sassofono.
    Di conseguenza per ottenere una certa sonorità, serve un determinato modo di suonare e un certo tipo di strumento (un generico Selmer).

    A livello didattico... non viene insegnato come suonare "un sassofono", ma viene insegnato come un suonare "un Selmer"... quindi diventa automatico dover acquisire un Selmer.


    Piuttosto dovremmo interrogarci sul fatto del perchè tanti scelgono ancora di "studiare sassofono classico", sapendo che con un'alta probabilità avranno poche soddisfazioni dal punto di vista artistico.
    Semmai sarà più semplice avere soddisfazioni dal punto di vista didattico.
    Sentendo certi racconti... ho quasi l'impressione che nei conservatori (musica classica) sotto un certo punto di vista... ti insegnano più a "insegnare" che a "suonare"... anche perchè spesso i docenti hanno come attività principale, l'insegnamento e non il fare concerti.

    In altri paesi europei... la cattedra in conservatorio è assegnata a fronte di un'attività concertistica "minima" e anche i docenti sono soggetti ad esami, per verificare l'effettivo livello "artistico" di chi insegna.
    In Italia... una volta che hai preso la cattedra (in una scuola superiore, in una università, in un conservatorio)... hai vinto al SuperEnalotto, sei intoccabile! doh!
    Tzadik, sono d'accordo con te su molte cose: sul fatto che gli insegnanti spesso e volentieri impongano un certo strumento e un certo setup, sul fatto che chi insegna dovrebbe essere sottoposto ad esami di valutazione anche PRIMA che gli venga assegnata la cattedra, e altre cose che hai detto qui e spesso dici sul forum.

    Quello che io mi domando è: non ti sei mai chiesto se uno decide di imparare il sax classico perchè gli piace? Capisco che siamo un po' come aghi in un pagliaio, ma c'è un vasto mondo dietro a questo termine, a livelli di repertorio, di tecnica, di suono e quant'altro. Credo che tu sia molto preparato e competente, hai una visione del sax a 360° e analizzi sempre le varie possibilità... ma il fatto che il sax classico non piaccia a TE (almeno, così sembra dai tuoi interventi) non significa che sia da declassare ogni volta che se ne parla. Gli insegnanti da cui ho studiato, sia il mio insegnante "fisso" sia quelli incontrati alle masterclass, sinceramente non mi hanno mai parlato di un particolare setup o strumento, quanto piuttosto di emissione dell'aria, di suono, di respirazione, di tecnica, diciamo "super partes", per poi arrivare solo dopo all'obiettivo, ossia che volevo diplomarmi in sax e fare appunto classica. Quello che voglio dirti è che, anche se è difficile da credere perchè sono realtà spesso non conosciute, esistono insegnanti che cercano di farti suonare senza particolari imposizioni, ma che provano a farti tirare fuori il meglio di te. Personalmente, ho deciso che tipo di suono volevo avere senza chiedere niente a nessuno, ci sto lavorando in maniera individuale prendendo spunto dal suono di alcuni maestri. Io personalmente ho esattamente uno strumento e un setup che tu definiresti "il solito da sassofonista classico", ma ti assicuro che l'ho scelto in completa autonomia. E' vero che ho studiato da privatista, ma questo è per dirti che le scelte di materiale che tu tanto disprezzi spesso sono fatte con coscienza, soprattutto dopo qualche anno che si suona. L'approccio odierno del sax classico sta cambiando a mio avviso, magari lentamente, ma sta cambiando. Vedo persone usare prodotti "diversi dal solito", questi sono piccoli passi verso un cambiamento. Certamente il sassofonista classico difficilmente utilizzerà ad esempio aperture estreme, perchè è chiaro che vuole ottenere un certo tipo di suono! Ma il suono del sassofonista classico non vuol dire sempre chiuso, piccolo, povero di armonici, e così via.

    Le difficoltà a livello lavorativo poi ci sono e non lo metto in dubbio, come credo in un tanti altri rami, come anche per tanti laureati e specializzati in altri campi che non trovano lavoro per quello che hanno studiato. Ma ti assicuro (e, vista la tua esperienza, penso che tu lo sappia!) che ho conosciuto vari sassofonisti classici concertisti, e il 90% delle volte prima di incontrarli non li avevo mai sentiti nominare, per poi scoprire la loro attività concertistica sia in Italia che all'estero. Ho visto anche sassofonisti jazz frequentare masterclass di sax a stampo prevalentemente classico. Ovviamente la maggior parte di questi maestri affiancano al lavoro "puro" anche l'insegnamento, il che non deve essere visto come un male, a mio avviso; oppure a volte si ritrovano a fare prevalentemente quello, magari per cause di forza maggiore... voglio dire, il 99% delle persone con cui parli non immagina nemmeno che esista il sax classico; il sax in orchestra è interpellato solo per certi programmi; molti enti / amministrazioni ne sanno quanto quel 99% di persone di cui sopra. Qualche difficoltà oggettiva c'è o no? Ma questo non vuol dire che il sassofonista classico sia da disprezzare, secondo me.
    "Non basta consacrare molte ore del giorno alla scale o agli esercizi di agilità; ciò che importa più di tutto è di studiare la sonorità in tutte le sue gradazioni e soprattutto l'arte di legare i suoni fra di loro."

  11. #11
    so che sono andata OT, non bannatemi please! vi voglio bene!
    "Non basta consacrare molte ore del giorno alla scale o agli esercizi di agilità; ciò che importa più di tutto è di studiare la sonorità in tutte le sue gradazioni e soprattutto l'arte di legare i suoni fra di loro."

  12. #12

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    Citazione Originariamente Scritto da Aktis_Sax Visualizza Messaggio
    Quello che io mi domando è: non ti sei mai chiesto se uno decide di imparare il sax classico perchè gli piace?
    Ecco. Anche se ormai in Italia ne sono rimasti pochi: sembrano tutti emigrati. Lo stesso dicasi per i compositori.
    (Ieri sentivo parlare Helmut Lachenmann in un perfetto italiano: ai suoi tempi era venuto in Italia per studiare con Nono, e lo aveva imparato lì. Per essere più chiaro: all'epoca i tedeschi venivano a studiare in Italia. Ecco).

    Citazione Originariamente Scritto da Aktis_Sax Visualizza Messaggio
    Gli insegnanti da cui ho studiato, sia il mio insegnante "fisso" sia quelli incontrati alle masterclass, sinceramente non mi hanno mai parlato di un particolare setup o strumento, quanto piuttosto di emissione dell'aria, di suono, di respirazione, di tecnica
    Angeli!

    Citazione Originariamente Scritto da Aktis_Sax Visualizza Messaggio
    L'approccio odierno del sax classico sta cambiando a mio avviso, magari lentamente, ma sta cambiando.
    Nel repertorio americano ci sono molte composizione di "modern classical" con il sax. E cominciano a diffondersi anche in Europa. È chiaro (ma non a tutti i sassofonisti nostrani...) che con l'aumento del repertorio aumenta anche la necessità di strumentisti. Per sdoganare il clarinetto c'è voluto Mozart, per il flauto Böhm Debussy. Prima o poi apparirà (o forse c'è già) chi libererà anche il sax.

    Paolo

  13. #13
    Citazione Originariamente Scritto da ptram Visualizza Messaggio
    Così come suonerà diverso lo stesso Serie II suonato da due musicisti diversi. Il sax è l'ultimo anello di una lunga catena.
    Serie II e Serie III sono strumenti diversi. Se non credi a me, te lo può confermare chiunque li possieda, li abbia provati... o semplicemente puoi scrivere alla Selmer per scoprire con che "idea" sono stati pensati per esigenze differenti. Fidati! ;)


    Citazione Originariamente Scritto da ptram Visualizza Messaggio
    Infatti Arno Bornkamp suona un Buffet S1. Delangle, che suona il Serie III (che ha progettato) suona anche - a seconda dei pezzi - uno dei tanti Adolphe Sax della sua collezione, oppure un Selmer Model 22, Cigare Cutter, Super Action, Mark VI.
    Bornkamp infatti non si può assimilare alla scuola francese, almeno non per il suono. Moretti suona pure Buffet. Londeix suona Yamaha...
    Delangle suona lo strumento adatto alle opere che deve "performare". È chiaro che un'opera scritta nella seconda metà del '900, non la suona con un Model 22.

    Citazione Originariamente Scritto da ptram Visualizza Messaggio
    Se vogliamo prendere ad esempio il maestro di paese, quello che "prendi Selmer [o Yamaha, a seconda del negozio più forte della zona] che vai sul sicuro" può darsi che il mito del sax "standard" sia vero. Se guardiamo al mondo dei concerti le cose stanno in maniera molto diversa.
    Il "Selmer" stai hai sassofoni, come le macchine di produzione tedesche stanno all'idea di "autoveicolo solido" (o anche diverte da guidare, vedi BMW e Porsche).

    Citazione Originariamente Scritto da ptram Visualizza Messaggio
    Il mio insegnante, allievo di Londeix, non suona una nota di jazz, eppure non suona se non ha uno dei suoi Mark VI. Frederick Hemke ha suonato Mark VI (che ha contribuito a progettare), e diversi sassofonisti classici dell'epoca suonavano Mark VI, strumento che ha segnato un salto di qualità nella tecnica costruttiva dello strumento. Il sax professionale moderno era quello, classica o jazz che fosse.
    Stiamo considerando la questione da un piano qualitativo diverso.
    L'evoluzione del suono di sassofono classico è in qualche modo "connessa" anche a quello che la Selmer immette o ha immesso sul mercato, per una semplice questione di tradizione (e di scelte aziendali): "il maggior bacino di utenza è quello dei conservatori, noi (Selmer) produciamo strumenti che soddisfino le esigenze (anche estremamente specifiche) delle persone che trascorrano un parte della loro vita dentro un conservatorio".
    La Selmer è ancora in attività, il tempo passa... i gusti cambiano (per fortuna!).

    Nel jazz per esempio non è così... le sonorità sono cambiate nel corso degli anni (poi viene sempre fuori qualcosa di nuovo) ma questo è successo non per una evoluzione degli strumenti, ma per necessità di "adattamento".

    In ambito classico gli ambienti dove si fa musica... non sono cambiati poi molto. All'atto pratico non è cambiato tutto quello che sta intorno allo sassofono. Pensa un attimo a quali sono i contesti in cui opera il "sassofono classico", oggi, 20 anni fa', 50 anni fa', 100 anni fa'.
    Il Serie II e il Serie III sono semplicemente pensati non tanto per il contesto musicale diverso, ma per usare un'approccio fisico/tecnico diverso allo strumento, che uno può scegliere arbitrariamente.

    In ambito jazz, invece le cose sono cambiate sotto altri punti di vista... la prima cosa che viene in mente: sono i volumi sonori dove si fa/faceva musica (oltre che la musica stessa... anche intesa come "linguaggio").
    Se mentre negli anni '50 (ne parlavo con un utente del forum giusto qualche ora fa') non ti serviva avere molto volume sonoro... già alla fine degli anni '60 (con l'avvento dell'elettrificazione) avevi bisogno, già dallo strumento, di molto più volume sonoro. Sono stati proposti sul mercato che ti permettevano (a costo zero di ottenere più volume sonoro) ma l'evoluzione non è stata tanto nel scegliere certi strumenti al posto di altri... ma nel come usare strumenti che c'erano già negli anni '50.

    Citazione Originariamente Scritto da ptram Visualizza Messaggio
    Nel repertorio americano ci sono molte composizione di "modern classical" con il sax. E cominciano a diffondersi anche in Europa. È chiaro (ma non a tutti i sassofonisti nostrani...) che con l'aumento del repertorio aumenta anche la necessità di strumentisti.
    Se fosse così facile... eheheh

  14. #14

    Re: Sax alto per classica, Serie II o Serie III jubilee?

    Citazione Originariamente Scritto da Aktis_Sax Visualizza Messaggio
    Quello che io mi domando è: non ti sei mai chiesto se uno decide di imparare il sax classico perchè gli piace? Capisco che siamo un po' come aghi in un pagliaio, ma c'è un vasto mondo dietro a questo termine, a livelli di repertorio, di tecnica, di suono e quant'altro. Credo che tu sia molto preparato e competente, hai una visione del sax a 360° e analizzi sempre le varie possibilità... ma il fatto che il sax classico non piaccia a TE (almeno, così sembra dai tuoi interventi) non significa che sia da declassare ogni volta che se ne parla. Gli insegnanti da cui ho studiato, sia il mio insegnante "fisso" sia quelli incontrati alle masterclass, sinceramente non mi hanno mai parlato di un particolare setup o strumento, quanto piuttosto di emissione dell'aria, di suono, di respirazione, di tecnica, diciamo "super partes", per poi arrivare solo dopo all'obiettivo, ossia che volevo diplomarmi in sax e fare appunto classica. Quello che voglio dirti è che, anche se è difficile da credere perchè sono realtà spesso non conosciute, esistono insegnanti che cercano di farti suonare senza particolari imposizioni, ma che provano a farti tirare fuori il meglio di te. Personalmente, ho deciso che tipo di suono volevo avere senza chiedere niente a nessuno, ci sto lavorando in maniera individuale prendendo spunto dal suono di alcuni maestri. Io personalmente ho esattamente uno strumento e un setup che tu definiresti "il solito da sassofonista classico", ma ti assicuro che l'ho scelto in completa autonomia. E' vero che ho studiato da privatista, ma questo è per dirti che le scelte di materiale che tu tanto disprezzi spesso sono fatte con coscienza, soprattutto dopo qualche anno che si suona. L'approccio odierno del sax classico sta cambiando a mio avviso, magari lentamente, ma sta cambiando. Vedo persone usare prodotti "diversi dal solito", questi sono piccoli passi verso un cambiamento. Certamente il sassofonista classico difficilmente utilizzerà ad esempio aperture estreme, perchè è chiaro che vuole ottenere un certo tipo di suono! Ma il suono del sassofonista classico non vuol dire sempre chiuso, piccolo, povero di armonici, e così via.
    Il mio non è un giudizio di valore. È una considerazione basata sul fatto che, in ambito classico, per altri strumenti (diversi dal sassofono) non c'è quella rigidità mentale (e non solo mentale) che è tipica della didattica del sassofono classico. Non ne conosco le motivazioni... ma è così.
    Ma sono considerazioni statistiche... è sottointeso che non si può fare di tutta l'erba un fascio.

    "Suonare" deve essere "comunicare": questa molto spesso non è chiara per chi entra in conservatorio (che sia un corso classico, che sia un corso jazz)... e questo che dovrebbe spingere le persone a imparare uno strumento... non quello di imitare Claude Delangle o Wayne Shorter. doh!

    "Suonare" dovrebbe essere "fare musica"... tutto quello che c'è o che ci sarà (crescendo anagraficamente, tecnicamente... artisticamente anche) deve avere meno filtri possibili.
    Non è una questione di strumenti, bocchini, ance... o cazzate simili... è una questione di confort, di facilità di espressione personale, di armonia psicologica... ancor prima che musicale.
    Suonare per fare fatica... o ancora peggio fare fatica per suonare perchè in parecchi casi deve essere essere la regola. In altre culture musicali non è così.
    Ma come ho detto, alla fine della fiera, è una pura e semplice di canoni estetici... e anche didattici.
    Non c'è niente di male in questo. E i miei non sono giudizi di valore. La scelta è del singolo.

    Quello che invece mi sta sul ca**o... è che anche a livello politico/legislativo e poi didattico debba esserci questa idea che "l'universo classico" (non parlo di sassofono in particolare) debba essere superiore all' "universo della musica leggera". E poi il risultato è quella porcheria di riforma dei licei musicali. doh!

  15. #15
    Citazione Originariamente Scritto da tzadik Visualizza Messaggio
    Il mio non è un giudizio di valore. È una considerazione basata sul fatto che, in ambito classico, per altri strumenti (diversi dal sassofono) non c'è quella rigidità mentale (e non solo mentale) che è tipica della didattica del sassofono classico. Non ne conosco le motivazioni... ma è così.
    Ma sono considerazioni statistiche... è sottointeso che non si può fare di tutta l'erba un fascio.

    "Suonare" deve essere "comunicare": questa molto spesso non è chiara per chi entra in conservatorio (che sia un corso classico, che sia un corso jazz)... e questo che dovrebbe spingere le persone a imparare uno strumento... non quello di imitare Claude Delangle o Wayne Shorter. doh!

    "Suonare" dovrebbe essere "fare musica"... tutto quello che c'è o che ci sarà (crescendo anagraficamente, tecnicamente... artisticamente anche) deve avere meno filtri possibili.
    Non è una questione di strumenti, bocchini, ance... o cazzate simili... è una questione di confort, di facilità di espressione personale, di armonia psicologica... ancor prima che musicale.
    Suonare per fare fatica... o ancora peggio fare fatica per suonare perchè in parecchi casi deve essere essere la regola. In altre culture musicali non è così.
    Ma come ho detto, alla fine della fiera, è una pura e semplice di canoni estetici... e anche didattici.
    Non c'è niente di male in questo. E i miei non sono giudizi di valore. La scelta è del singolo.

    Quello che invece mi sta sul ca**o... è che anche a livello politico/legislativo e poi didattico debba esserci questa idea che "l'universo classico" (non parlo di sassofono in particolare) debba essere superiore all' "universo della musica leggera". E poi il risultato è quella porcheria di riforma dei licei musicali. doh!
    Il fatto che si cerchi di "imitare" dei maestri o comunque dei sassofonisti che ci piacciono, non significa non sapere o non volere comunicare. Mi sembra logico e normale, se si ascolta della musica, trarre ispirazione da Tizio o Caio; poi è ovvio che ognuno ci mette del suo e così deve essere, altrimenti saremmo solo dei meri imitatori di qualcuno.

    Per quanto riguarda quello che dici successivamente, mi sento ancora di dissentire, perché mi è sempre stato detto da chi mi ha insegnato, che per suonare non bisogna fare fatica. E' chiaro che ogni insegnante poi ti dà delle indicazioni sul materiale da acquistare ed utilizzare, ma personalmente nessuno mi ha mai detto di usare le vandoren blu n. 4 perché fa figo, o il bocchino più chiuso dell'universo, per poi trovarmi a suonare in condizioni allucinanti. Quindi ok, il caso che tu citi esiste sicuramente, ma io riporto il mio caso personale e per me non è stato come tu dici.
    "Non basta consacrare molte ore del giorno alla scale o agli esercizi di agilità; ciò che importa più di tutto è di studiare la sonorità in tutte le sue gradazioni e soprattutto l'arte di legare i suoni fra di loro."

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