Studiando sul 'Patterns for Jazz' di Jerry Coker mi accorgo che non si può fare i furbi, perché lui trascrive un paio di arpeggi e poi le altre tonalità te le devi fare da solo. Giustissimo per carità, sennò che jazzista saresti?
Però non è così immediato avere un vocabolario così esteso, anzi anche dopo aver studiato tanto alcune cose, arriva la volta che te le dimentichi. Mi capita in questo momento di usare questo metodo (forse malsano) per gli arpeggi di nona: parto con la triade maggiore fondamentale (C, E, G) e poi dalla quinta penso ad un'altra triade maggiore costruita sul quinto grado (G, B, D). Ecco il mio arpeggio di nona (C, E, G, B, D). Questo processo lo applico ovviamente MENTRE sto suonando. Mi aiuta perché so bene suonare le triadi maggiori in tutte le tonalità e pensando in questa maniera mi è più semplice. Se mi metto a pensare all'estensione completa fino alla nona non riesco assolutamente in maniera rapida.
Così come quando devo suonare degli arpeggi di sesta, arrivato alla quinta penso a salire di un tono. Non so già qual'è la sesta, la cerco suonando. Con le settime maggiori? Mi ricordo di fermarmi un semitono prima dell'ottava.
Quanto era semplice con la chitarra, imparavi una forma e la trasportavi solamente lungo manico. È finita la pacchia.
Vanno bene questi metodi? Voi ne avete altri particolari?