Ma no, quella sull'isterico è una battuta.
Questi primi tempi di pratica con il sax però mi stanno facendo riflettere molto più di quanto non facessi con la chitarra sugli aspetti fisici, metabolici e psicologici del suonare. Il rapporto con il nostro modo di essere è messo più facilmente a nudo con uno strumento che usa la respirazione. Non per niente la respirazione è uno degli strumenti chiave nello yoga.
Una banalità: quanto influisce sul tuo suono il tuo stato d'animo, la stanchezza, la centratura? E per esteso, quanto del tuo suono è determinato da come sei tu, anche emotivamente?
Sono un neofita del sax, anche se non della musica, e parlo più con l'esperienza del disegnatore ma penso che le due esperienze espressive siano sovrapponibili: c'è la tecnica e c'è la sensibilità individuale. La tecnica va affinata, posseduta, fai delle scelte di stile e di strumenti; con il tempo e la costanza puoi arrivare anche molto in alto. Puoi arrivare anche a "copiare" i maestri che ti piacciono o che per sensibilità senti più affini.
Sono assolutamente d'accordo con te quando dici che puoi avvicinarti al suono (o al tratto, nel mio caso) di un maestro. Il punto è: sei tu? E' la tua voce?
Accanto alla tecnica c'è la tua sensibilità, ci sono le tue emozioni e il desiderio di comunicarle. Uno strumento a fiato mi sembra quasi obblighi questo tipo di ricerca e ascoltando Getz parlare mi è venuto da pensare che potrebbe essere un esperimento interessante ascoltare la propria voce e cercare di capirla...un po' come facciamo quando suoniamo faccia al muro.