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Discussione: Suoni come parli?

  1. #16
    ehehehe no no, non facciamoci di eroina per carità! Quello che intendo, e poi chiudo se no sembra che sia una polemica tra me e te e non lo è assolutamente, magari sarebbe bello da fare con una birra in mano :) è che nel "suono personale" ci sono anche componenti di vita vissuta...almeno è una mia convinzione opinabilissima per carità, scendendo di livello dico, che almeno nel mio suono e modo di esprimermi c'è sicuramente una componente molto forte del mio vissuto. Caravaggio se non avesse avuto quel tipo di vita, non so fino a che punto avrebbe spinto i suoi contrasti. Probabilmente c'è da fare un distinguo tra chi compone e chi esegue.Non dico che tecnica e studio vadano da una parte e "emozione e sensibilità" da un'altra, dico che per me dovrebbero essere una imprescindibile dall'altra. La tecnica, lo studio ti danno il mezzo per esprimere la tua parte interiore....poi come ho gia detto, puoi fare mille note e non raccontare assolutamente nulla e farne due e aprire un mondo. Per carità studiamo studiamo e ancora studiamo...poi suoniamo ;) buona domenica!
    Bluesax
    Ten. Selmer Super Action 80 serie I
    Ten. Amati Toneking Silver '57 (Stencil Keilwerth Toneking)
    STM NY 7*, Guardala MB II, Ottolink TE 8 (by Simone Borgianni)
    V16 T7 hr, , STM 7* (by Simone Borgianni)
    Sopr. Werner Roth Silver '60 - Super Session J

  2. #17
    nessuna polemica perchè nella sostanza credo siamo d'accordo.
    il mio messaggio iniziale era per evidenziare alcuni rischi per chi si accinge a studiare il suono di questo strumento.
    la mia esperienza di allievo è costellata da una miriade di elementi che ti allontanano da quello che desideri .
    ciò che desidera ciascuno di noi è un bel suono (e ciascuno attribuisce a questo termine il significato che desidera) e spesso soprattutto nei primi anni di studio si hanno pochissimi strumenti per capire come fare e molti altri ci spingono solo a perdere tanto tanto tempo inutilmente.
    suoni come parli?
    probabilmente per gente del calibro di Getz o Chet è vero o meglio probabilmente suonavano molto meglio di come riuscivano ad esprimersi parlando.
    e quindi per loro che conoscevano già il linguaggio musicale , il lessico ecc. potevano tranquillamente paragonare voce a suono anche in relazione alla inflessione ecc..
    ma per noi comuni mortali il discorso è analogo?

    altro aspetto che ritengo rilevante è il seguente:
    a volte il limite tecnico dipende direttamente dalla psiche.
    faccio un esempio concreto: sei davanti ad una platea di ascoltatori ti prende la strizza e invece di suonare rilassato suoni strizzando l'ancia ed il suono di conseguenza perde di corpo volume intensità ecc..
    o peggio sei incazzato nero perchè la compagna ti ha lasciato ed hai i nervi a fior di pelle mordi come un dannato ed il suono di conseguenza.
    il risultato è un limite dovuto alla psiche e non c'è nulla di artistico è solo un limite.
    questo succede a tutti i livelli solo che gente dalla tecnica mostruosa riesce in genere a suonare il proprio standard tranne in casi estremi.


    dimenticavo : buona domenica ragazzi Bluesax ed Oiram anche se ormai sta finendo (questa mattina quando ho scritto il primo messaggio credevo fosse lunedì e già mi avviavo al lavoro per poi leggendo la riposta di Oiram rendermi conto che era domenica
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  3. #18
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    Credo che ci siano persone, musicisti per i quali il fattore psicologico sia fondamentale nel proprio percorso musicale, nella produzione del suono, composizione, improvvisazione ecc..., per altri non è così. Gli aspetti della psicologia che possono influire sul percorso musicale hanno diverse derivazioni, può essere la "semplice" sensibilità a ciò che accade nel mondo o nel proprio paesino, a gli eventi personali della vita, all'adorazione per un dio magari immaginario, agli umori altalenanti, all'estrema positività o negatività del proprio carattere...
    Facendo un esempio molto poco interessante per i più, nel mio caso, se non avessi una certa esagerata sensibilità agli eventi, che a volte mi causa una sensazione di quasi depressione, a volte personali, più spesso generali, non avrei mai scritto brani come "Assenza e ricordo", "La storia non cambia", "Tores", "Intolleranza", "Lampedusa", "Longarone"...
    Allo stesso tempo un mio conterraneo, talento fantastico di appena 19 anni che ha già vinto borse di studio ed è stato da poco ammesso al conservatorio di Parigi, non ha bisogno di queste cose per suonare alla grandissima, ancora non è un compositore, ma nel mondo del jazz si sta già inserendo sbalordendo tutti, mentre io suono nei localini "altra musica" e le mie composizioni rimangono a casa e su youtube...
    Tenore Grassi Ammaccato '77
    Tenore Conn Transitional '34
    Tenore Grassi Wonderful '81
    Otto Link STM Usa 7*, Rigotti 3 Strong
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    Soprano Grassi Prestige Bimbo '82
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  4. #19
    Daniele però ti riferisci ad aspetti che vengono dopo (come la composizione di un brano , l'improvvisazione ecc.. che sono influenzati in maniera preponderante dalla psiche dalla sensibilità del musicista dal proprio vissuto ecc.. ecc..)
    io mi riferisco ad una fase precedente : una fase nella quale si apprende la respirazione e l'emissione in funzione del suono.
    poi mi permetto di dire che alcuni (e tu sei fra questi) hanno delle particolari attitudini e come si dice dalle mie parti "nascono insegnati".
    per quanto riguarda emissione e suono però anche tu che hai una dote naturale hai passato "ore e ore sullo strumento" e questo fa spesso la differenza.
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    ancia di plasticazza (bari) m

  5. #20
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    Verissimo FranColtrane, ore ed ore per cercare di fare un suono decente, inizialmente ascoltando altri ho cercato d'imitarli poi sono venute fuori altre cose, non c'è dubbio, penso che queste siano fasi imprescindibili per poter suonare in maniera accettabile
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  6. #21
    concordo con tutti e due
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  7. #22
    Buongiorno a tutti! Torno fresco fresco al forum con un pezzo di menisco in meno!

    Davvero questo sarebbe un argomento per una serata stimolante con contorno di birrette.
    E' importante la distinzione tra sentimento e tecnica. La seconda permette di esprimere il primo al meglio. Solo tecnica e sarai al massimo un bravo artigiano, solo il primo e sarai quasi inevitabilmente un artista incompreso.
    La tecnica si studia, si affina e, un poco alla volta, si piega alle proprie esigenze espressive. Il sentimento...la sensibilità...quello ho paura che c'è o non c'è, non credo si possa imparare; forse è questo il "dono": non tanto l'essere portati a qualcosa ma sentire l'esigenza di esprimere qualcosa e scegliere un linguaggio (la musica, la pittura...ma anche rastrellare ghiaia in un giardino) per farlo. Deve essere un'esigenza "vitale": leggetevi "Lettera a un giovane poeta" di Rilke.
    Sarà poi questa sensibilità, forse esasperata, che grazie alla tecnica potrà portare a quelle "epifanie di senso", una sorta di rapporto privilegiato con il vero, che l'artista è capace di comunicare agli altri.

    Troppo? Saranno i postumio dell'anestesia!

    Comunque deviamo dal mio punto di partenza: la voce come elemento di studio per una consapevolezza del suono che ci sarebbe proprio.

  8. #23
    una birretta con altri appassionati per parlare di musica e sax sarebbe davvero piacevole.
    sulla prima parte del discorso credo vi sia assoluta unità di vedute.
    per quanto riguarda invece " la voce come elemento di studio per una consapevolezza del suono...."
    la mia idea è semplice : desideri acquisire consapevolezza sul suono del sax? studia direttamente questo.
    poi ciascuno ha il suo modo di studiare ed acquisire consapevolezza.
    Daniele ad esempio ci ha spiegato il suo percorso che è fatto di tanta pratica e studio ed anche dal confronto con grandi sassofonisti
    il mio percorso in parte coincide (il confronto con chi ritengo abbia una bella voce strumentale è imprescindibile , ed anche la pratica strumentale), in parte è diverso perchè è passato attraverso lo studio del suono inteso come un insieme di elementi.
    e quindi così come mi è stato insegnato la pratica dello studio con il collo dello strumento , del solo bocchino degli armonici ecc.
    oggi se nell'affrontare un brano stono nel registro alto dello strumento , o addirittura il suono si assottiglia (e capita ancora)
    non penso è colpa dei nervi del bocchino della mia psiche ma semplicemente un limite tecnico.
    se affrontando una improvvisazione di uno standard mainstream ,esco fuori dagli accordi in maniera inconsapevole ,anche in questo caso non scelgo proprio nulla ma subisco un diverso limite tecnico.
    anche in questo caso è tutto in relazione alla mia intenzione.
    sax tenore selmer sba 1948 mk6 m 114906 bocchino francois louis

    ancia di plasticazza (bari) m

  9. #24
    Già che siamo qui con 'sta birretta in mano approfitto per dire la mia. La tecnica si studia e si deve studiare,anche se io non lo faccio,ma,avendo a disposizione una voce e una possibilità di canto (canto anche come cantare,come fischiettare o come vocalizzare),avete mai provato a far correre l'immaginazione e la creatività,a fare solo dubidubidù stando nell'armonia di un brano,rispettando la sequenza degli accordi e improvvisando con la vostra "vera" voce (piacesse o non piacesse,quello che faceva Telesforo) senza dover pensare se siamo in la minore o in fa diesis,senza dover fare altro che cantare e cantare? Ecco,questo è il mio limite e,forse,quello di tanti,bisogna capire se questo qualcosa da dire ce l'abbiamo oppure no...ci pare di poter canticchiare a 320 bpm qualcosa di comprensibile,almeno per noi stessi? Credo che ognuno possa rispondersi da solo e così poter decidere se vale la pena darsi da fare come un matto a correre dietro a qualcosa o meno...per mio conto mi contento di suonicchiare qualcosa più o meno come è scritto,più o meno come lo suona uno che mi piace,per il resto,per la creatività mi contento di ascoltare quelli che mi "parlano" ed io resto muto,in un angolo della mia mente a volare sulle ali degli altri visto che le mie son paralitiche.
    voglio dire che lo studio è obbligatorio ma poi...bisogna avere il pacco immerso dentro al secchio! e per questo ci si nasce ed io,purtroppo, non lo nacqui.
    il nero

  10. #25
    Tutti abbiamo qualcosa da dire, non siamo delle pietre. Il punto è: abbiamo BISOGNO di dirle? Deve essere un'esigenza vitale: un maestro diceva che per lui disegnare è come pisciare...non può farne a meno. O più elegante, ma anche devastante se ci pensate, è dar retta a Rilke, ve ne copio/incollo un breve pezzo che mi tormenta dal giorno in cui l'ho letto (e quindi, scusatemi):

    Guardi dentro di sé. Si interroghi sul motivo che le intima di scrivere; verifichi se esso protenda le radici nel punto più profondo del suo cuore; confessi a se stesso: morirebbe, se le fosse negato di scrivere? Questo soprattutto: si domandi, nell’ora più quieta della sua notte: devo scrivere? Frughi dentro di sé alla ricerca di una profonda risposta. E se sarà di assenso, se lei potrà affrontare con un forte e semplice «io devo» questa grave domanda, allora costruisca la sua vita secondo questa necessità. La sua vita, fin dentro la sua ora più indifferente e misera, deve farsi insegna e testimone di questa urgenza. Allora si avvicini alla natura. Allora cerchi, come un primo uomo, di dire ciò che vede e vive e ama e perde.

    Se l'esigenza è autentica tutto il resto viene inevitabile, anche l'impegno matto e disperatissimo nello studio.

    Anche canticchiare un solo non credo venga spontaneo. Ci vogliono, almeno, anni di ascolto attento a ore e ore di musica per interiorizzare fraseggi, scale e accordi, anche se non sappiamo dargli un nome.

  11. #26
    abbiamo inserito un altro argomento di discussione .
    il canto e l'improvvisazione.
    quando penso a questo aspetto mi viene in mente di un seminario con Bearzatti che è il musicista che ho conosciuto più dotato da questo punto di vista.
    riusciva a cantare le frasi e poi a suonarle in maniera perfetta.
    L' idea è proprio suona le frasi che sei in grado di cantare.
    Questo modo di operare consentirebbe di creare e suonare delle frasi melodiche e "cantare" con lo strumento.
    (non patterns mnemonici privi di significato).
    utilizzo il condizionale perchè anche questo del cantare e suonare è un percorso che presuppone una certa tecnica.
    Faccio un esempio concreto :
    desideri cantare una bellissima frase che presuppone alcuni cromatismi ed alcune note dell'accordo ma purtroppo non hai tecnica e non sai spostarti di mezzo tono tono con la voce.
    il risultato è che non sei in grado di cantare.
    E' vero però che provare a cantare ti obbliga a sforzarti di creare delle frasi semplici , frasi cioè che il tuo limitato lessico ti consente.

    non credo invece come dice il Nero che o ci si nasce o c'è poco da fare , e lo dico perchè ho conosciuto straordinari musicisti che hanno costruito la loro tecnica mattoncino dopo mattoncino e pur non essendo straordinariamente dotati sono in grado di esprimersi con grande gusto e musicalità.
    per me il principio è che superato un certo livello tecnico ciascuno esprime quello che gli pare.

    per Oiram grazie imparo sempre cose nuove , il riferimento a Rilke una perla
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    ancia di plasticazza (bari) m

  12. #27
    Io so solo che se ogni giorno prima di andare a dormire e appena alzato (vivo abbastanza isolato) non sento la voce del mio sax, non sto bene...questo indipendentemente poi dalla mie scarse qualità e conoscenze tecniche e armoniche.Passo ore a rifinire il suono.La molla è quella sensazione che provo ogni giorno...poi deve esserci lo studio la disciplina (che mi manca) la costanza la maturità ecc ecc...
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  13. #28
    Non intendevo dire che se ci nasci bene,altrimenti butta il sax in discarica...non intendevo dire che se hai il "pacco immerso dentro al secchio" puoi fare a meno di studiare e nemmeno che chi è forte può suonare e gli altri devono stare zitti...io suono tutto quello che suona e non sono capace di suonare niente per bene o almeno passabilmente e,comunque,insisto e ci picchio la testa e mi accorgo di quel che non c'è. Suggerivo un metodo veloce e poco costoso per renderci conto del nostro valore in questo particolare metodo espressivo che è la musica e mai mi sognerei di dire a qualcuno:"falla finita tanto è fiato sprecato" né ignoro il fatto che ognuno ha un anima e che può scoprirsi capace di interrogarla e farle parlare un linguaggio,ma è possibile che ognuno di noi sia poeta,pittore,musicista o altro? credo di no nonostante l'irrefrenabile insorgere del bisogno d'esprimersi...ma mi fa piacere leggere i vostri discorsi che rincuorano.
    il nero

  14. #29
    Se il bisogno di esprimersi è davvero irrefrenabile, il resto viene da solo. Secondo me.
    Stiamo toccando tanti argomenti, qui, e mi fa piacere: sono cose sui cui mi interrogo da una vita.

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