Grande capacitÃ* di leggere ed interpretare una partitura - predisposizione alla "reinterpretazione improvvisativa" sono le sostanziali differenze dei 2 "mondi": l'uno non nega l'altro, ma entrambi hanno una specifica autonomia espressiva che esige competenze e abilitÃ* diverse. Un buon esecutore accademico deve saper leggere agevolmente e con competenza stilistica qualunque partitura (lo stesso tipo di figurazione ritmico-melodica in un brano barocco non avrÃ* lo stesso suono e articolazione agogico-espressiva in un brano romantico o contemporaneo)...ad un buon improvvisatore è richiesto di "innalzare" il climax dell'esecuzione con la propria "voce" e la propria "fantasia estemporanea"...Usando una metafora, l'esecutore "risolve" i "problemi" della partitura...l'improvvisatore offre una sua "visione"... "elabora" in modo estemporaneo la "partitura non scritta" che il suo intuito e esperienza gli "detta" in tempo reale ovvero compone in modo estemporaneo (naturalmente ciò accade, nei casi piu' "felici"...ovvero quando l'improvvisazione non è una serie di scale o di patterns "centrifugati" a casaccio o anche in modo calcolato...ma quando procede per "unitÃ* motiviche semplici" la cui elaborazione nel corso dell'improvvisazione svela "implicazioni" via via piu' complesse e suggestive).
Ciò che accomuna i 2 "mondi" è la dimensione armonica (se ci riferiamo a tutti gli stili della tradizione jazzistica prima dell'avvento del free-jazz): l'interpretazione "modale" dell'armonia (la piu' praticata in ambito improvvisativo e nella didattica jazz) pur facilitando mnemonicamente la relazione accordo-scala, impoverisce ed "accademizza" il lessico improvvisativo rendendolo prevedibile e scontato...così come, noiosa e piatta, risulta l'interpretazione di un brano fatta da un esecutore mediocre e inespressivo, poco attento alle dinamiche e alle "sfumature linguistiche/stilistiche" della partitura.
Il jazz contemporaneo ha oggi molteplici "diramazioni" ed una apertura verso tutti i "linguaggi musicali" che storicamente e/o tradizionalmente si sono sviluppati in tutto il mondo...una preparazione che preveda solo la conoscenza della "tradizione musicale europea" e degli stili ormai "storicizzati" del jazz, risulta oggi precaria e lacunosa, a meno che non si abbia una visione di tipo "revivalistico" del jazz...che diventa analoga a chi "accademicamente" si specializza solo nell'esecuzione di brani di una particolare epoca (barocca o classica o romantica ecc.)