E' la stessa cosa con tutti gli strumenti a fiato compresa la voce. Si fa un suono basso a tutto volume e si cerca che sia pieno,intonato e che non "traballi",si tiene (o si cerca di farlo) il diaframma ben fermo e si spreca fiato più e più volte,sempre,durante tutta l'esistenza canterina tenendo le note ferme e forti,poi,quando siamo sicuri del risultato ascoltandoci,si cerca di togliere volume senza modificare imboccatura e posizione del diaframma scendendo col volume fino al pianissimo...molto probabilmente,all'inizio,le note "cadranno" perdendo tutto,timbro,colore,intonazione e si ricomincia a suonare forte per stabilizzare il diaframma e l'imboccatura e poi si prova ancora. Ci vogliono anni per arrivare a fare delle note filate perfettamente dal forte al piano e viceversa e,molto spesso,non bastano gli anni e lo studio,ne è testimonianza l'incapacità di farlo di molti cantanti pur famosi. Poi si prosegue con lo studio degli armonici magari mescolando le note lunghe ,le dinamiche e gli armonici...All'inizio,però,la prima cosa da fare è cercare di imparare a tenere sotto controllo il diaframma.
Non voglio dire con questo che io lo sappia fare,però c'ho provato durante anni riuscendo solo a rendermi conto dell'indispensabilità di questa conoscenza-ricerca. Tutto questo,sempre secondo me,deve avvenire nella consapevolezza che la forza,utile all'inizio,deve lasciare il posto al dominio dell'uso del diaframma,visto che la forza,con gli anni verrà certamente meno e,se non saremo giunti,come non ci sono giunto io, a questo controllo,faremo la figura di un famoso tenore osannato ben oltre i suoi meriti:voce traballante,intonazione precaria,acuti strillati e aspri,estensione ridotta.
il nero