boh a me pare proprio fuori tempo come se sbagliasse..se poi dici che è fatto apposta ok..
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Music,Jazz,Nightlife
B&S Vintage sn. 4258 tenor sax
Jody Jazz HR 7* - Francois Louis Ultimate - Vandoren V16 3.5
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Gibson mat. 31510106 Trumpet Bb
Bach 7c
Cerchiamo di mettere ordine su questo tema, evitando di fare di tutt'erba un fascio e soprattutto di giungere a conclusioni affrettate (e scorrette). Credo che Nous con la sua affermazione intenda dire che la base di tutto è la classica perché per fare musica classica è necessario avere un bagaglio teorico-tecnico tale da mettere l'esecutore in condizione di potersi avvicinare, più o meno facilmente, ad altri stili. Il concetto di fondo è che la tecnica classica rappresenta il fondamento dello strumento, la tecnica jazzistica è un'evoluzione della stessa, è un nuovo tipo di linguaggio. Forse non è agevole comprendere questa cosa perché viene naturale identificare il sax con il jazz e per questo credo che possa essere esplicativo il paragone con il pianoforte.Originariamente Scritto da Nous
Tizio vuole imparare il pianoforte jazz...che fa?Secondo te mette su i dischi di Monk e ci suona sopra?No...inizierÃ* dal principio della tecnica pianistica ovvero con il tedioso Beyer, le scale, gli arpeggi, la Czerniana e compagnia bella (fino a prova contraria sono studi classici). Raggiunto un certo livello di conoscenza dello strumento sarÃ* in grado di iniziare ad approcciarsi con il jazz e quindi inizierÃ* con i primi metodi che insegnano questo nuovo linguaggio (tipo i nostri Niehaus). Non ci sarÃ* nessun pianista jazz che ai suoi allievi spiegherÃ* la benché minima nozione di jazz senza aver costruito una solida base pianistica. Il discorso per il nostro strumento è assolutamente identico.
Queste affermazioni non sono corrette. Il jazzista sa leggere la musica perché è un musicista e per essere tale si presuppone che abbia studiato. Il classicista solitamente non improvvisa perché non è suo interesse principale, ma con la pratica potrebbe riuscire tranquillamente a farlo (al momento ignoro la definizione di "maniera accademica").Originariamente Scritto da Ctrl_alt_canc
Il mio dubbio è che forse si sta sminuendo il jazz... :BHO:
;)
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Alto: Borgani Jubilee Silver - Jody Jazz HR* - Selmer Soloist
Tenore: Selmer Mark VI - Jody Jazz MPC
No Modern, quello che dici mi sembra in gran parte corretto: mi sovviene comunque un'intervista al grande violinista Menuhin che ha fatto splendidi album collaborando con Grappelli (per altro anch'egli proveniente dalla scuola classica del violino); lo stesso Menuhin ammetteva le proprie difficoltÃ* nell'approccio al linguaggio improvvisato, che riuscì a superare grazie ai suggerimenti musicali proposti da Grappelli.
Andrebbe poi anche considerato il fatto che moltissimi jazzisti storici non hanno mai frequentato corsi, ma hanno semmai avuto maestri/colleghi che li hanno istruiti verbalmente e nella pratica...
Il discorso è complesso, visto cha a New Orleans le grandi orchestre jazz nacquero anche grazie ai musicisti Creoli che avevano suonato nelle Orchestre Sinfoniche, e che quindi avevano una preparazione teorica e strumentale di grande levatura, ma allo stesso tempo si formavano musicisti che poco sapevano della teoria e persino circa gli strumenti usati dalla musica Occidentale, inventandosi tecniche che non erano sicuramente ortodosse; in seguito ci sono per esempio i casi di Erroll Garner che non sapeva leggere o scrivere la musica, che suonava seduto (praticamente in piedi) su un voluminoso elenco telefonico posto sopra lo sgabello, o persino di Monk che sicuramente non aveva un approccio allo strumento conforme, parlando di pianisti...
Beetohven era un grade improvvisatore: famoso è l'aneddoto in cui prese un suo spartito, lo capovolse e lo suonò durante un concerto, per dire quanto fosse diffusa in realtÃ* la pratica dell'improvvisazione anche nella così detta Classica; questo è andato perduto, a mio parere, nel tentativo di preservare la bellezza e grandiositÃ* della musica sin'ora creata, ed avviene anche per il linguaggio jazz. Sicuramente esistono autori di musica colta contemporanea che danno ampio spazio all'improvvisazione, perchè per me la bellezza della musica è nell'immediatezza del momento in cui si esegue/ascolta, che NON sarÃ* mai uguale!
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Ho notato anch' io che Sonny andava fuori tempo alcune volteOriginariamente Scritto da pizzic77
..pensavo solo fosse voluto...
ma mi conferma anche Ctrl , che così non è![]()
Quoto in pieno Sax O' Phone....e in parte anche Modern...Originariamente Scritto da Sax O' Phone
Modern...sicuramente "zucchero non guasta bevanda"......cioè se hai anni di preparazione accademica sotto...mica fa male...anzi!(tra l'altro è anche il mio caso)....
Però..però.....
ricordo benissimo....quando nel 1996 mi sono diplomato e cominciai a studiare jazz....
Il suono??....ho dovuto ricominciare da capo...e ci sono voluti anni per dimenticare l'impostazione classica e riuscire ad avere un suono jazzistico...decente...
La tecnica??
Si in teoria l'avevo giÃ* essendo un accademico....ma ahimè...non ho potuto farne uso...in quanto la tecnica nel jazz è di tipo mentale...quindi non conoscendo l'armonia erano due i casi...o muovevo le dita a caso...oppure dovevo iniziare a suonare con le semiminime.....in modo da poter avere più tempo per scegliere le note da suonare...
In conclusione....una bella revisionata ai programmi ministeriali in conservatorio.....in modo da dare ai futuri musicisti...una preparazione maggiore ,permettendogli di affrontare la musica in modo più universale...e non di avere i "paraocchi" come invece succede oggi...
Questa è la mia esperienza personale...provata sulla mia pelle...e il mio modestissimo parere...in merito all'argomento...
Sax Tenore Mark VI 68.xxx
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Akai EWI 4000S
http://www.myspace.com/gaetanotucci
Ma infatti io sono d'accordo con voi due (gaetano952 e Sax O'Phone), voi giustamente avete risposto ampliando il concetto di jazz rispetto a quello che ha qualcuno qui dentro. Sono perfettamente in sintonia con Sax O'Phone quando afferma che anche nella classica ci sono stati grandi improvvisatori e nel jazz molti musicisti senza un bagaglio "accademico"...è la realtÃ* dei fatti.
Allo stesso modo concordo con gaetano952.
Il problema è che tra le righe di qualcuno, ho colto un messaggio del tipo "la tecnica classica non serve a nulla perché faccio jazz"...e la mia risposta era indirizzata a puntualizzare questo concetto. Senza una solidissima base di partenza non si va da nessuna parte, il succo del mio discorso era solo questo.
;)
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Ok adesso è chiaro...Originariamente Scritto da modernbigband
;)
Se è per questo ho letto di peggio....del tipo...Sonny Rollins è andato fuori tempo...ma lasciamo perdere...ci sono problemi più importanti...ad esempio l'aumento giornaliero del prezzo del petrolio... :lol: :lol: :lol:
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Hai centrato il punto, per evitare OT rispetto a questo topic mi sono permesso di aprirne uno apposta :Originariamente Scritto da modernbigband
viewtopic.php?f=15&t=4712
Non capisco perchè un jazzista non può riprodurre bene un brano scritto...non capisco neppure cos'è l'improvvisazione accademica. Mi pare che si stiano facendo affermazioni non sulla base della propria esperienza ma sulla base di preconcetti.Originariamente Scritto da Ctrl_alt_canc
Vox clamantis in deserto :saputello !!
Selmer Lover
per "accademica" intendo proprio quel che ha esposto gaetano nel suo penultimo post,per il jazzista che legge in maniera diversa è nel senso che non si concentra totalmente sulla perfetta esecuzione del brano scritto,ma possibilmente tenta di modificarla e "tradurla" in un linguaggio a lui piu consono...a meno che non lo piazzino in big band o in un orchestra,allora vabbè...Originariamente Scritto da Nous
in ogni caso non ho mai inteso che la tecnica sia estranea ad un jazzista,mi sembra di averlo fatto emergere più volte anche in altri topic,semplicemente è una diretta conseguenza più della pratica e dell'ascolto (per tecnica comunque,chiariamo bene cosa si intende...io parlo di velocitÃ*,stare in tempo [se poi rollins esce dal tempo "apposta",non mi piace,mi rende nervoso sentirlo fuori tempo...ciò non toglie che ultimamente lo ascolto molto,ma non che non capisco la sua musica]) che dello studio di arpeggi e esercizi vari da cui comunque non può prescindere,ma che non sono la sua fonte principale di miglioramento (come invece credo sia per il classicista)
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Quanto all'argomento "tecnica", io la penso così.
La tecnica classica è la tecnica classica e, se sei un sassofonista e vuoi suonare la "Fantasia per Sassofono Soprano e Piccola Orchestra" di Heitor Villa-Lobos, non puoi farne a meno.
Per il jazz, oggi è praticamente uguale, perché quasi tutti i jazzisti hanno una base classica più o meno solida (di solito solidissima, ormai) e, quindi, con tutte le enormi difficoltÃ* che imparare un linguaggio considerevolmente diverso comporta, si tratta pur sempre di tecnica classica piegata alle esigenze dell'improvvisazione e di un certo tipo di pronuncia ritmica.
Ma un tempo le cose stavano in modo un po' diverso nel jazz (e in genere nella musica afroamericana).
Se ascoltate prima Lester Young e subito dopo Coleman Hawkins, sapete benissimo che questi due grandi tenorsassofonisti avevano un suono, riconoscibilissimo, assai diverso l'uno dall'altro: è come se suonassero uno strumento diverso!
Se ascoltate T. Monk, ascoltate un pianista con una tecnica assolutamente eterodossa e con un suono anch'esso facilmente riconoscibile.
Ma, con qualche solo parziale eccezione, se ascoltate oggi due tenorsassofonisti anche di straordinaria bravura, non li riconoscete mica tanto facilmente, se non perché l'uno vi sembra più bravo, più veloce dell'altro; perché? Per più di un motivo, ma anche perché entrambi hanno di base la stessa impostazione tecnica, classica, naturlamente.
Né, per la stessa ragione, oggi pottrebbe esistere un pianista come Monk.
In realtÃ*, nella storia del jazz ci sono stati i Monk, ma anche i Peterson, che, invece, proprio sulla tecnica classica hanno basato il proprio stile.
Però, col tempo, uno dei rami si è seccato: oggi la tecnica classica ce l'hanno praticamente tutti, ma c'è pure molta più impersonalitÃ*.
La questione è la definizione di "tecnica", che non necessariamente dev'essere classica, come tanti musicisti, i quali hanno imparato a suonare grazie ai suggerimenti dei tanti maestri incontrati sulla loro strada (colleghi più anziani, ecc.), in passato hanno dimostrato.
In definitiva, la tecnica è un mezzo e può essere tanto diversa quanto diversi sono i risultati che si vogliono conseguire (Monk non avrebbe saputo suonare granché bene un concerto di Mozart, ma V. Horowitz non avrebbe mai potuto né voluto ottenere le sonoritÃ* di Monk).
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Contralto "bandistico" Ramponi&Cazzani primi '60
Originariamente Scritto da gaetano952
Concordo su tutto con Gaetano :D
Tenore Conn CHu Berry (1929)
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Da grande voglio fare il pancherocher
sementitemi! vediamo come potete dire che quel pezzo è a tempo! (che poi lo faccia apposta è un altro discorso)
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La cosa paradossale, se ci pensate, è che nel mondo della musica colta il jazz sino agli anni '40/'50 non era neppure preso in considerazione, essendo una musica +o- pop, e viceversa nel mondo del jazz un musicista con una preparazione classica nella teoria e nella tecnica era ricercato e stimatissimo; mentre oggi c'è sovrabbondanza di musicisti jazz con una vasta preparazione tecnica (e come dici tu MyLadySax, spesso con poca personalitÃ*), e potrebbe diventare più ricercato e stimato chi suona in modo intuitivo e personale, possibilmente essendo cresciuto nella tradizione orale, svezzato da un Maestro della Vecchia Scuola!Originariamente Scritto da MyLadySax
Nella Musica Colta contemporanea si notano invece vaste aperture alla possibilitÃ* espressiva dell'improvvisatore/strumentista, e si rende quindi necessaria la ricerca tecnica della personalizzazione del suono sul proprio strumento, ovviamente entro certi limiti preordinati: è altrettanto vero che per questi autori sto parlando di avanguardie stilistiche/compositive, e non certo della maggior parte del mondo formativo; noto però che esistono ampie possibilitÃ* che anche queste punte avanzate della ricerca sono ben presto assimilate al bagaglio tradizionale delle grandi orchestre sinfoniche, così come obbligatoriamente anche dai grandi Maestri esecutori.
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mhaOriginariamente Scritto da AndreamarkVI
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