Credo sia scontato il necessario rispetto per la musica, il professionista che gli ha dedicato la vita ed il lorp necessario riconoscimento economico.
Dall'altro lato però ritengo che amche gli amatori, come me, abbiano diritto di esprimersi e esibersi, anche gratuitamente.
Entrambi abbiamo le nostre motivazioni, tutte fondate.
Il probelma sorge per un semplice motivo, in Italia non esiste la cultura della musica live, anzi, ormai non esiste cultura. Il 95% degli ascoltatori non è in grado di distinguere se chi sta suonando è un amatore o un professionista. I locali nei quali si può suonare sono sempre meno, non esiste una programmazione, e da lì passano tutti, sempre che si riesca a garantire in minimo di ritorno economico al gestore.
Se i clienti fossero in grado di distinguere la musica di qualità e la cercassero frequentando i locali che la proponessero le cose forse cambierebbero, anche se tra siae e fisco si ammazza tutto.
Se ci fosse più appetito di musica vera, ci potrebbe essere spazio sia ai professionisti che per gli amatori, perché sarebbe il cliente ascoltatore a determinare il giusto valore dell'esecuzione. Ognuno avrebbe il proprio spazio. In altri paesi, e mi dispiace fare l'esterofilo, ci sono molti più locali che propongono musica live, per esempio proponendo concerti di qualità alternandoli a spazi dedicati agli amatori. Per i primi si paga un piccolo biglietto mentre per i secondi basta consumare, ed il locale lavora sempre, perché la gente ci va e sa cosa compra.
Ma questo, da noi, purtroppo non avviene e ci si calpesta i piedi