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Discussione: Sax alto per classica, Serie II o Serie III jubilee?

  1. #16
    Citazione Originariamente Scritto da tzadik Visualizza Messaggio
    È una pura e semplice di canoni estetici... e anche didattici.
    In conservatorio, per quanto riguarda il suono si fa riferimento a un certo tipo di sonorità, che è tipica di un certo modo (predominante) di "usare" il sassofono.
    Di conseguenza per ottenere una certa sonorità, serve un determinato modo di suonare e un certo tipo di strumento (un generico Selmer).

    A livello didattico... non viene insegnato come suonare "un sassofono", ma viene insegnato come un suonare "un Selmer"... quindi diventa automatico dover acquisire un Selmer.


    Piuttosto dovremmo interrogarci sul fatto del perchè tanti scelgono ancora di "studiare sassofono classico", sapendo che con un'alta probabilità avranno poche soddisfazioni dal punto di vista artistico.
    Semmai sarà più semplice avere soddisfazioni dal punto di vista didattico.
    Sentendo certi racconti... ho quasi l'impressione che nei conservatori (musica classica) sotto un certo punto di vista... ti insegnano più a "insegnare" che a "suonare"... anche perchè spesso i docenti hanno come attività principale, l'insegnamento e non il fare concerti.

    In altri paesi europei... la cattedra in conservatorio è assegnata a fronte di un'attività concertistica "minima" e anche i docenti sono soggetti ad esami, per verificare l'effettivo livello "artistico" di chi insegna.
    In Italia... una volta che hai preso la cattedra (in una scuola superiore, in una università, in un conservatorio)... hai vinto al SuperEnalotto, sei intoccabile! doh!
    Tzadik, sono d'accordo con te su molte cose: sul fatto che gli insegnanti spesso e volentieri impongano un certo strumento e un certo setup, sul fatto che chi insegna dovrebbe essere sottoposto ad esami di valutazione anche PRIMA che gli venga assegnata la cattedra, e altre cose che hai detto qui e spesso dici sul forum.

    Quello che io mi domando è: non ti sei mai chiesto se uno decide di imparare il sax classico perchè gli piace? Capisco che siamo un po' come aghi in un pagliaio, ma c'è un vasto mondo dietro a questo termine, a livelli di repertorio, di tecnica, di suono e quant'altro. Credo che tu sia molto preparato e competente, hai una visione del sax a 360° e analizzi sempre le varie possibilità... ma il fatto che il sax classico non piaccia a TE (almeno, così sembra dai tuoi interventi) non significa che sia da declassare ogni volta che se ne parla. Gli insegnanti da cui ho studiato, sia il mio insegnante "fisso" sia quelli incontrati alle masterclass, sinceramente non mi hanno mai parlato di un particolare setup o strumento, quanto piuttosto di emissione dell'aria, di suono, di respirazione, di tecnica, diciamo "super partes", per poi arrivare solo dopo all'obiettivo, ossia che volevo diplomarmi in sax e fare appunto classica. Quello che voglio dirti è che, anche se è difficile da credere perchè sono realtà spesso non conosciute, esistono insegnanti che cercano di farti suonare senza particolari imposizioni, ma che provano a farti tirare fuori il meglio di te. Personalmente, ho deciso che tipo di suono volevo avere senza chiedere niente a nessuno, ci sto lavorando in maniera individuale prendendo spunto dal suono di alcuni maestri. Io personalmente ho esattamente uno strumento e un setup che tu definiresti "il solito da sassofonista classico", ma ti assicuro che l'ho scelto in completa autonomia. E' vero che ho studiato da privatista, ma questo è per dirti che le scelte di materiale che tu tanto disprezzi spesso sono fatte con coscienza, soprattutto dopo qualche anno che si suona. L'approccio odierno del sax classico sta cambiando a mio avviso, magari lentamente, ma sta cambiando. Vedo persone usare prodotti "diversi dal solito", questi sono piccoli passi verso un cambiamento. Certamente il sassofonista classico difficilmente utilizzerà ad esempio aperture estreme, perchè è chiaro che vuole ottenere un certo tipo di suono! Ma il suono del sassofonista classico non vuol dire sempre chiuso, piccolo, povero di armonici, e così via.

    Le difficoltà a livello lavorativo poi ci sono e non lo metto in dubbio, come credo in un tanti altri rami, come anche per tanti laureati e specializzati in altri campi che non trovano lavoro per quello che hanno studiato. Ma ti assicuro (e, vista la tua esperienza, penso che tu lo sappia!) che ho conosciuto vari sassofonisti classici concertisti, e il 90% delle volte prima di incontrarli non li avevo mai sentiti nominare, per poi scoprire la loro attività concertistica sia in Italia che all'estero. Ho visto anche sassofonisti jazz frequentare masterclass di sax a stampo prevalentemente classico. Ovviamente la maggior parte di questi maestri affiancano al lavoro "puro" anche l'insegnamento, il che non deve essere visto come un male, a mio avviso; oppure a volte si ritrovano a fare prevalentemente quello, magari per cause di forza maggiore... voglio dire, il 99% delle persone con cui parli non immagina nemmeno che esista il sax classico; il sax in orchestra è interpellato solo per certi programmi; molti enti / amministrazioni ne sanno quanto quel 99% di persone di cui sopra. Qualche difficoltà oggettiva c'è o no? Ma questo non vuol dire che il sassofonista classico sia da disprezzare, secondo me.
    "Non basta consacrare molte ore del giorno alla scale o agli esercizi di agilità; ciò che importa più di tutto è di studiare la sonorità in tutte le sue gradazioni e soprattutto l'arte di legare i suoni fra di loro."

  2. #17

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    Citazione Originariamente Scritto da tzadik Visualizza Messaggio
    A parità di tutto un Serie II "medio" e un Serie II "Jubilee" suonano diversi
    Così come suonerà diverso lo stesso Serie II suonato da due musicisti diversi. Il sax è l'ultimo anello di una lunga catena.

    Citazione Originariamente Scritto da tzadik Visualizza Messaggio
    Chi esce dal conservatorio classico, si tiene il Serie II o Serie III... perchè secondo i canoni estetici moderni... quello è il meglio che c'è sul mercato.
    Infatti Arno Bornkamp suona un Buffet S1. Delangle, che suona il Serie III (che ha progettato) suona anche - a seconda dei pezzi - uno dei tanti Adolphe Sax della sua collezione, oppure un Selmer Model 22, Cigare Cutter, Super Action, Mark VI. Federico Mondelci suona un SA80 (ma credo anche un Mark VI). Brutti suona R&C, ma anche altri strumenti storici a seconda dei pezzi. James Houlik suonava Yamaha prima di diventare endorser Selmer.

    Se vogliamo prendere ad esempio il maestro di paese, quello che "prendi Selmer [o Yamaha, a seconda del negozio più forte della zona] che vai sul sicuro" può darsi che il mito del sax "standard" sia vero. Se guardiamo al mondo dei concerti le cose stanno in maniera molto diversa.

    Citazione Originariamente Scritto da tzadik Visualizza Messaggio
    Per quanto riguarda il Mark VI... stai confondendo "universo classico" con "universo jazz"
    Il mio insegnante, allievo di Londeix, non suona una nota di jazz, eppure non suona se non ha uno dei suoi Mark VI. Frederick Hemke ha suonato Mark VI (che ha contribuito a progettare), e diversi sassofonisti classici dell'epoca suonavano Mark VI, strumento che ha segnato un salto di qualità nella tecnica costruttiva dello strumento. Il sax professionale moderno era quello, classica o jazz che fosse.

    Citazione Originariamente Scritto da tzadik Visualizza Messaggio
    La gente studia in conservatorio credendo di avere diritto a un posto fisso statale, in orchestre, teatri stabili... o altri enti. Non c'è una visione imprenditoriale di quello che stai studiando
    Il problema più grosso è che non c'è nemmeno una coscienza artistica, o almeno di artigianato artistico di alto livello - e questo toglie ogni possibilità al concetto di "riforma".

    Paolo

  3. #18
    so che sono andata OT, non bannatemi please! vi voglio bene!
    "Non basta consacrare molte ore del giorno alla scale o agli esercizi di agilità; ciò che importa più di tutto è di studiare la sonorità in tutte le sue gradazioni e soprattutto l'arte di legare i suoni fra di loro."

  4. #19

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    Citazione Originariamente Scritto da Aktis_Sax Visualizza Messaggio
    Quello che io mi domando è: non ti sei mai chiesto se uno decide di imparare il sax classico perchè gli piace?
    Ecco. Anche se ormai in Italia ne sono rimasti pochi: sembrano tutti emigrati. Lo stesso dicasi per i compositori.
    (Ieri sentivo parlare Helmut Lachenmann in un perfetto italiano: ai suoi tempi era venuto in Italia per studiare con Nono, e lo aveva imparato lì. Per essere più chiaro: all'epoca i tedeschi venivano a studiare in Italia. Ecco).

    Citazione Originariamente Scritto da Aktis_Sax Visualizza Messaggio
    Gli insegnanti da cui ho studiato, sia il mio insegnante "fisso" sia quelli incontrati alle masterclass, sinceramente non mi hanno mai parlato di un particolare setup o strumento, quanto piuttosto di emissione dell'aria, di suono, di respirazione, di tecnica
    Angeli!

    Citazione Originariamente Scritto da Aktis_Sax Visualizza Messaggio
    L'approccio odierno del sax classico sta cambiando a mio avviso, magari lentamente, ma sta cambiando.
    Nel repertorio americano ci sono molte composizione di "modern classical" con il sax. E cominciano a diffondersi anche in Europa. È chiaro (ma non a tutti i sassofonisti nostrani...) che con l'aumento del repertorio aumenta anche la necessità di strumentisti. Per sdoganare il clarinetto c'è voluto Mozart, per il flauto Böhm Debussy. Prima o poi apparirà (o forse c'è già) chi libererà anche il sax.

    Paolo

  5. #20

    Re: Sax alto per classica, Serie II o Serie III jubilee?

    Citazione Originariamente Scritto da Aktis_Sax Visualizza Messaggio
    Quello che io mi domando è: non ti sei mai chiesto se uno decide di imparare il sax classico perchè gli piace? Capisco che siamo un po' come aghi in un pagliaio, ma c'è un vasto mondo dietro a questo termine, a livelli di repertorio, di tecnica, di suono e quant'altro. Credo che tu sia molto preparato e competente, hai una visione del sax a 360° e analizzi sempre le varie possibilità... ma il fatto che il sax classico non piaccia a TE (almeno, così sembra dai tuoi interventi) non significa che sia da declassare ogni volta che se ne parla. Gli insegnanti da cui ho studiato, sia il mio insegnante "fisso" sia quelli incontrati alle masterclass, sinceramente non mi hanno mai parlato di un particolare setup o strumento, quanto piuttosto di emissione dell'aria, di suono, di respirazione, di tecnica, diciamo "super partes", per poi arrivare solo dopo all'obiettivo, ossia che volevo diplomarmi in sax e fare appunto classica. Quello che voglio dirti è che, anche se è difficile da credere perchè sono realtà spesso non conosciute, esistono insegnanti che cercano di farti suonare senza particolari imposizioni, ma che provano a farti tirare fuori il meglio di te. Personalmente, ho deciso che tipo di suono volevo avere senza chiedere niente a nessuno, ci sto lavorando in maniera individuale prendendo spunto dal suono di alcuni maestri. Io personalmente ho esattamente uno strumento e un setup che tu definiresti "il solito da sassofonista classico", ma ti assicuro che l'ho scelto in completa autonomia. E' vero che ho studiato da privatista, ma questo è per dirti che le scelte di materiale che tu tanto disprezzi spesso sono fatte con coscienza, soprattutto dopo qualche anno che si suona. L'approccio odierno del sax classico sta cambiando a mio avviso, magari lentamente, ma sta cambiando. Vedo persone usare prodotti "diversi dal solito", questi sono piccoli passi verso un cambiamento. Certamente il sassofonista classico difficilmente utilizzerà ad esempio aperture estreme, perchè è chiaro che vuole ottenere un certo tipo di suono! Ma il suono del sassofonista classico non vuol dire sempre chiuso, piccolo, povero di armonici, e così via.
    Il mio non è un giudizio di valore. È una considerazione basata sul fatto che, in ambito classico, per altri strumenti (diversi dal sassofono) non c'è quella rigidità mentale (e non solo mentale) che è tipica della didattica del sassofono classico. Non ne conosco le motivazioni... ma è così.
    Ma sono considerazioni statistiche... è sottointeso che non si può fare di tutta l'erba un fascio.

    "Suonare" deve essere "comunicare": questa molto spesso non è chiara per chi entra in conservatorio (che sia un corso classico, che sia un corso jazz)... e questo che dovrebbe spingere le persone a imparare uno strumento... non quello di imitare Claude Delangle o Wayne Shorter. doh!

    "Suonare" dovrebbe essere "fare musica"... tutto quello che c'è o che ci sarà (crescendo anagraficamente, tecnicamente... artisticamente anche) deve avere meno filtri possibili.
    Non è una questione di strumenti, bocchini, ance... o cazzate simili... è una questione di confort, di facilità di espressione personale, di armonia psicologica... ancor prima che musicale.
    Suonare per fare fatica... o ancora peggio fare fatica per suonare perchè in parecchi casi deve essere essere la regola. In altre culture musicali non è così.
    Ma come ho detto, alla fine della fiera, è una pura e semplice di canoni estetici... e anche didattici.
    Non c'è niente di male in questo. E i miei non sono giudizi di valore. La scelta è del singolo.

    Quello che invece mi sta sul ca**o... è che anche a livello politico/legislativo e poi didattico debba esserci questa idea che "l'universo classico" (non parlo di sassofono in particolare) debba essere superiore all' "universo della musica leggera". E poi il risultato è quella porcheria di riforma dei licei musicali. doh!

  6. #21
    Citazione Originariamente Scritto da ptram Visualizza Messaggio
    Così come suonerà diverso lo stesso Serie II suonato da due musicisti diversi. Il sax è l'ultimo anello di una lunga catena.
    Serie II e Serie III sono strumenti diversi. Se non credi a me, te lo può confermare chiunque li possieda, li abbia provati... o semplicemente puoi scrivere alla Selmer per scoprire con che "idea" sono stati pensati per esigenze differenti. Fidati! ;)


    Citazione Originariamente Scritto da ptram Visualizza Messaggio
    Infatti Arno Bornkamp suona un Buffet S1. Delangle, che suona il Serie III (che ha progettato) suona anche - a seconda dei pezzi - uno dei tanti Adolphe Sax della sua collezione, oppure un Selmer Model 22, Cigare Cutter, Super Action, Mark VI.
    Bornkamp infatti non si può assimilare alla scuola francese, almeno non per il suono. Moretti suona pure Buffet. Londeix suona Yamaha...
    Delangle suona lo strumento adatto alle opere che deve "performare". È chiaro che un'opera scritta nella seconda metà del '900, non la suona con un Model 22.

    Citazione Originariamente Scritto da ptram Visualizza Messaggio
    Se vogliamo prendere ad esempio il maestro di paese, quello che "prendi Selmer [o Yamaha, a seconda del negozio più forte della zona] che vai sul sicuro" può darsi che il mito del sax "standard" sia vero. Se guardiamo al mondo dei concerti le cose stanno in maniera molto diversa.
    Il "Selmer" stai hai sassofoni, come le macchine di produzione tedesche stanno all'idea di "autoveicolo solido" (o anche diverte da guidare, vedi BMW e Porsche).

    Citazione Originariamente Scritto da ptram Visualizza Messaggio
    Il mio insegnante, allievo di Londeix, non suona una nota di jazz, eppure non suona se non ha uno dei suoi Mark VI. Frederick Hemke ha suonato Mark VI (che ha contribuito a progettare), e diversi sassofonisti classici dell'epoca suonavano Mark VI, strumento che ha segnato un salto di qualità nella tecnica costruttiva dello strumento. Il sax professionale moderno era quello, classica o jazz che fosse.
    Stiamo considerando la questione da un piano qualitativo diverso.
    L'evoluzione del suono di sassofono classico è in qualche modo "connessa" anche a quello che la Selmer immette o ha immesso sul mercato, per una semplice questione di tradizione (e di scelte aziendali): "il maggior bacino di utenza è quello dei conservatori, noi (Selmer) produciamo strumenti che soddisfino le esigenze (anche estremamente specifiche) delle persone che trascorrano un parte della loro vita dentro un conservatorio".
    La Selmer è ancora in attività, il tempo passa... i gusti cambiano (per fortuna!).

    Nel jazz per esempio non è così... le sonorità sono cambiate nel corso degli anni (poi viene sempre fuori qualcosa di nuovo) ma questo è successo non per una evoluzione degli strumenti, ma per necessità di "adattamento".

    In ambito classico gli ambienti dove si fa musica... non sono cambiati poi molto. All'atto pratico non è cambiato tutto quello che sta intorno allo sassofono. Pensa un attimo a quali sono i contesti in cui opera il "sassofono classico", oggi, 20 anni fa', 50 anni fa', 100 anni fa'.
    Il Serie II e il Serie III sono semplicemente pensati non tanto per il contesto musicale diverso, ma per usare un'approccio fisico/tecnico diverso allo strumento, che uno può scegliere arbitrariamente.

    In ambito jazz, invece le cose sono cambiate sotto altri punti di vista... la prima cosa che viene in mente: sono i volumi sonori dove si fa/faceva musica (oltre che la musica stessa... anche intesa come "linguaggio").
    Se mentre negli anni '50 (ne parlavo con un utente del forum giusto qualche ora fa') non ti serviva avere molto volume sonoro... già alla fine degli anni '60 (con l'avvento dell'elettrificazione) avevi bisogno, già dallo strumento, di molto più volume sonoro. Sono stati proposti sul mercato che ti permettevano (a costo zero di ottenere più volume sonoro) ma l'evoluzione non è stata tanto nel scegliere certi strumenti al posto di altri... ma nel come usare strumenti che c'erano già negli anni '50.

    Citazione Originariamente Scritto da ptram Visualizza Messaggio
    Nel repertorio americano ci sono molte composizione di "modern classical" con il sax. E cominciano a diffondersi anche in Europa. È chiaro (ma non a tutti i sassofonisti nostrani...) che con l'aumento del repertorio aumenta anche la necessità di strumentisti.
    Se fosse così facile... eheheh

  7. #22
    Citazione Originariamente Scritto da ptram Visualizza Messaggio
    Frederick Hemke ha suonato Mark VI (che ha contribuito a progettare)...
    Hemke aveva contribuito a progettare anche il Mark VII...che é sicuramente il Selmer attualmente più evitato dai sassofonisti classici...stando alle statistiche attuali

  8. #23
    Citazione Originariamente Scritto da tzadik Visualizza Messaggio
    Il mio non è un giudizio di valore. È una considerazione basata sul fatto che, in ambito classico, per altri strumenti (diversi dal sassofono) non c'è quella rigidità mentale (e non solo mentale) che è tipica della didattica del sassofono classico. Non ne conosco le motivazioni... ma è così.
    Ma sono considerazioni statistiche... è sottointeso che non si può fare di tutta l'erba un fascio.

    "Suonare" deve essere "comunicare": questa molto spesso non è chiara per chi entra in conservatorio (che sia un corso classico, che sia un corso jazz)... e questo che dovrebbe spingere le persone a imparare uno strumento... non quello di imitare Claude Delangle o Wayne Shorter. doh!

    "Suonare" dovrebbe essere "fare musica"... tutto quello che c'è o che ci sarà (crescendo anagraficamente, tecnicamente... artisticamente anche) deve avere meno filtri possibili.
    Non è una questione di strumenti, bocchini, ance... o cazzate simili... è una questione di confort, di facilità di espressione personale, di armonia psicologica... ancor prima che musicale.
    Suonare per fare fatica... o ancora peggio fare fatica per suonare perchè in parecchi casi deve essere essere la regola. In altre culture musicali non è così.
    Ma come ho detto, alla fine della fiera, è una pura e semplice di canoni estetici... e anche didattici.
    Non c'è niente di male in questo. E i miei non sono giudizi di valore. La scelta è del singolo.

    Quello che invece mi sta sul ca**o... è che anche a livello politico/legislativo e poi didattico debba esserci questa idea che "l'universo classico" (non parlo di sassofono in particolare) debba essere superiore all' "universo della musica leggera". E poi il risultato è quella porcheria di riforma dei licei musicali. doh!
    Il fatto che si cerchi di "imitare" dei maestri o comunque dei sassofonisti che ci piacciono, non significa non sapere o non volere comunicare. Mi sembra logico e normale, se si ascolta della musica, trarre ispirazione da Tizio o Caio; poi è ovvio che ognuno ci mette del suo e così deve essere, altrimenti saremmo solo dei meri imitatori di qualcuno.

    Per quanto riguarda quello che dici successivamente, mi sento ancora di dissentire, perché mi è sempre stato detto da chi mi ha insegnato, che per suonare non bisogna fare fatica. E' chiaro che ogni insegnante poi ti dà delle indicazioni sul materiale da acquistare ed utilizzare, ma personalmente nessuno mi ha mai detto di usare le vandoren blu n. 4 perché fa figo, o il bocchino più chiuso dell'universo, per poi trovarmi a suonare in condizioni allucinanti. Quindi ok, il caso che tu citi esiste sicuramente, ma io riporto il mio caso personale e per me non è stato come tu dici.
    "Non basta consacrare molte ore del giorno alla scale o agli esercizi di agilità; ciò che importa più di tutto è di studiare la sonorità in tutte le sue gradazioni e soprattutto l'arte di legare i suoni fra di loro."

  9. #24
    La cosa sconcertante è il "basta che ci sia scritto Selmer da qualche parte" anche se lo strumento risulta squilibrato nelle ottave, duro nei bassi e con un suono cartonato e piatto.

    In ogni caso è un discorso piuttosto complesso e credo che tali imposizioni nascondano diversi motivi: si va dai più bassi e meschini (docenti che "ci fanno la cresta" in accordo con commercianti e quant'altro) a motivi di pigrizia culturale ("usa questo perché si è sempre fatto così e nonostante sia pagato per fare il mio lavoro non ho voglia di perdere tempo per documentarmi e sperimentare"). D'altra parte in Italia siamo gli ultimi a ostinarci a suonare classica con materiali ormai abbandonati dai più (vedi il fatidico S-80).

    Da quest'anno ho la fortuna di essere docente di conservatorio (non in Italia ma in Spagna presso il Conservatorio Superiore delle Isole Baleari, posto magnifico davvero) e non mi sognerei mai di imporre i sax che utilizzo io ai ragazzi. Inutile dire che molti di loro sono curiosi e probabilmente qualcuno di loro farà il grande passo prima o poi ma non mi sognerei mai e poi mai di ridire su uno strumento a meno che questo strumento non abbia dei difetti conclamati che ne rendano impossibile o molto difficoltoso l'utilizzo. Anche perché diciamocelo, lo strumento è semplicemente un pezzo di latta vuoto e se manca chi mette in moto l'aria contenuta all'interno... l'importante è che sia un sax "corretto" privo di difetti gravi e anzi insisto molto sulla manutenzione dello stesso in modo tale che quando ho un ragazzo che viene a lezione devo essere sicuro che i limiti che sento siano dello studente e non dello strumento.

    Per quel che riguarda il setup, l'unica limitazione (o meglio consiglio) che do è di utilizzare becchi con geometrie "tradizionali" e soprattutto non troppo "facili" a livello di emissione (sconsiglio ad esempio la serie Optimum o i Concept in quanto becchi eccessivamente facili da gestire; questa apparente facilità può favorire un'approccio "pigro" in un periodo in cui invece è necessario potenziare la spinta dell'aria). Bene gli A27-A28 Vandoren (poca spesa, buona resa), i soloist soprattutto se d'epoca; a breve inoltre arriveranno delle novità in casa R&C (vi terrò aggiornati a tempo debito).

    Tornando IT, oggi si ha la fortuna di avere innumerevoli marchi a disposizione quindi trovo perverso trincerarsi dietro ai soliti assiomi tanto più che al giorno d'oggi la supremazia di certi strumenti su altri è più presunta che reale.
    Inoltre trovo da sempre sterile la discussione "un buon sax per fare [classica]" (sostituite classica con qualsiasi altro genere) in quanto ritengo che con un buon sax si possa fare di tutto: con il mio vecchio Mark VI 57.000 ci ho suonato di tutto senza problemi, così è stato col mio Yanagisawa in bronzo e così è con il mio attuale R&C in argento massiccio. Strumenti "buoni per fare X o Y" nascondono ahimè delle mancanze. Inoltre insisto sempre nel dire che è IMPOSSIBILE impostare una carriera solo sul repertorio classico quindi avere uno strumento versatile è molto importante.
    Dal sopranino al baritono R&C
    http://www.davidbrutti.com

  10. #25
    Citazione Originariamente Scritto da tzadik Visualizza Messaggio
    Quello che invece mi sta sul ca**o... è che anche a livello politico/legislativo e poi didattico debba esserci questa idea che "l'universo classico" (non parlo di sassofono in particolare) debba essere superiore all' "universo della musica leggera". E poi il risultato è quella porcheria di riforma dei licei musicali. doh!
    Come non quotarti; il problema in Italia per il panorama del sax poi è che a livello qualitativo è esattamente l'inverso causa scellerate politiche di assunzione del personale docente e l'assenza di sistemi di valutazione del merito oltre che dei risultati ottenuti (vedi concorsi internazionali dove i nostri studenti sono quasi sempre fanalino di coda). "L'universo della musica leggera" se fatto a livelli professionali è UN'INDUSTRIA pertanto se sali sul palco o fai una sessione in studio e suoni male sono cavoli amari: fai perdere tempo e soldi a chi ti ingaggia. Pertanto devi avere un setup adeguato (nel senso adeguato a fare quello che devi fare e non alle esigenze di un signor sconosciuto che insegna nel conservatorio di Rocca Vattelappesca) e sopratutto saper suonare. Non interessa a nessuno se sei allievo di o se hai pezzo di carta oppure no o se hai lo strumento Y. Il sax classico è un "oggetto" (salvo qualche raro caso) meramente didattico un meta-strumento per addetti ai lavori i cui concerti sono eseguiti in festival dedicati "ad hoc" per addetti ai lavori: pochi hanno tentato di liberarlo da questo pesante retaggio e, guarda caso, sono sempre rimasti giustamente "isolati" dal mondo dell'accademismo (vedi Rascher i cui testi sono studiati e apprezzati principalmente da Jazzisti laddove l'accademismo preferisce surrogati di metodi per clarinetto o flauto). Quindi, tornando IN TOPIC, chissenefrega se lo strumento che utilizzi suona un semitono sopra nell'ottava alta e un semitono sotto nell'ottava bassa o se le note basse traballano o ancora se non hai volume e proiezione? L'importante è che sia "adeguato" al costume imposto dal docente di turno.
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  11. #26

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    Citazione Originariamente Scritto da gil68 Visualizza Messaggio
    Hemke aveva contribuito a progettare anche il Mark VII...che é sicuramente il Selmer attualmente più evitato dai sassofonisti classici...stando alle statistiche attuali
    E-satto! E negli anni '70 era il sax per classica da acquistare assolutamente. Oggi Selmer vende un altro modello, ed è diventato quello il modello obbligatorio.

    Comunque Hemke ha collaborato a diversi modelli (che io ricordi, anche al Mark VI e all'SB-80; il VII era proprio farina del suo sacco).

    Al di là dei suoi innegabili pregi intrinseci, ho la sensazione che il Mark VI piaccia soprattutto perché è quello che appare nelle foto dell'epoca d'oro del jazz. Più che uno strumento, un divo. È la logica che ci ha portato ad avere una marea di cloni della Stratocaster e della Les Paul, con lo sviluppo della chitarra lasciato ad una eroica nicchia.

    Paolo

  12. #27
    contralto per fare classica. difficile. partendo dal presupposto che con "classica per saxofono" si intendono brani di compositori non solo distanti come stili ma anche come epoche (faccio solo tre nomi: florent schmitt, aleksandar glazunov e jacques ibert); il problema è che il cosiddetto "suono classico" del saxofono è stato snaturato e (perdonatemi il politically non correct, ma ascoltate e penso sarà difficile dare torto) violentato.
    facendo un breve excursus storico sul suono del sax in ambito classico, i riferimenti principali sono due: Sigurd Rascher, Marcel Mule.
    esaminando le differenze tra questi due personaggi si può capire parte del problema insito alla scelta dello strumento e come esso infici sul suono. Rascher aveva una concezione "ario-centrica" del suono. Il suo suono poteva essere dolce oppure trionfante (basti sentire alcuni suoi video in cui suona NON MICROFONATO con un'orchestra sinfonica...), ma era sempre a un livello di proiezione pazzesco e con una mole di armonici impressionante, sia nel grave che nell'acuto. un controllo simile derivava: a) dallo strumentista...guardate le pagine del top tones e vi renderete conto di quanto lavoro rascher svolgeva quotidianamente per avere quel suono e quella padronanza.
    b)dal becco: rascher usava becchi chiusi ma con camere larghissime per assicurare una "resistenza" alla pressione dell'aria, di modo che anche con quantità di fiato enormi lo strumento non "sfiatasse", o perdesse corpo. c) lo strumento. buescher, canneggio largo, strumenti satinati, senza la minima traccia delle devastanti laccature usate sui sax moderni.

    Marcel Mule è la referenza del sax francese. andate in conservatorio e al momento di studiare il concertino da camera di ibert nella maggior parte dei casi vi diranno di ascoltare la versione di mule o delangle. il suono di mule, senza arrivare ai livelli di rascher, era comunque abbastanza scuro e morbido, ma cercava di evitare il registro "non- naturale" (definizione non mia, mi fa accapponare la pelle), tant'è che lo spartito di Ibert riporta in certi passaggi due ottave: una con i sovracuti, l'altra no.
    A cosa è dovuta la fortuna di Mule, che come concertista "tirava" di meno di Rascher? Ora, a parte il suo enorme lavoro didattico (trascrizioni di studi da altri strumenti che oggigiorno sono OBBLIGATORI in ogni Conservatorio ahimè), ciò che lo portò "alla ribalta" nel panorama concertistico fu l'utilizzo del "vibrato da big band" nella classica. nel 1923 si presenta a un concorso per un posto da sax nella Garde Républicaine, in cui avrebbe guadagnato molto di più di quanto non avrebbe fatto come insegnante.
    Nel frattempo suonava all'Opera Comique, repertorio non classico. Un giorno arriva un balletto alla Garde Républicaine con dentro estratti blues, foxtrot...e Mule lo esegue come fa di solito con le orchestre classiche: suono tenue e controllato, pochissimo vibrato. Il direttore dopo poche battute lo ferma e gli dice di usare il vibrato da big band.
    Mule esegue nonostante la sua ritrosia, e da lì esplode: il "nuovo suono" usato dal sax diventa una referenza artistica, e Mule diventa il papa del sax francese.
    Ora, non vorrei passare per str**zo...ma se in conservatorio mi avessero detto che la fortuna di Mule è stata un vibrato "da lambretta", non avrei toccato neanche un suo metodo. e se non ci credete, andate a vedere la sua intervista per vandoren in cui narra tutta la faccenda... https://www.youtube.com/watch?v=As-Vy7zdqGE
    il becco che usava presumo ricalcasse gli stilemi rascher, ma come sax usava selmer. in argento massiccio, se non vado errato, un SBA.
    strumento che ha un quarto in più del peso di un SA II. più metallo quindi più vibrazione.

    sapendo queste cose, se dovessi scegliere un sax per fare classica, di sicuro prenderei uno strumento non laccato a canneggio largo, e un becco a camera tonda preferibilmente larga. questi tre requisiti non vengono soddisfatti NE' dal SA 80 II NE' tantomeno dal SA III. ho un serie 2, e paradossalmente ha iniziato a suonare bene quando ha iniziato a perdere consistenti strati di laccatura (con grande sdegno del mio ex insegnante di conservatorio), ho provato i serie 3 e già a guardare il prezzo sono scoppiato a ridere in faccia all'innocente commesso. 3000 euro per uno strumento del genere? altro tasto dolente sono i becchi. i tre requisiti per il "suono classico" (proiezione, ricchezza di armonici, e morbidezza anche a volumi forti) non sono assolutamente raggiungibili con un S80 o un AL3.
    S80= camera quadrata, e mi fermo solo qui, perchè se per avere tanti armonici devi suonare una 4 o sei matto o autolesionista.
    AL3= camera tonda, ma non troppo aperta, e apertura infinitesimale, di modo che (scusate la volgarità) basta un peto per far vibrare l'ancia. e anche qui per avere "tanti" armonici ance di pietra.
    ma in conservatorio si suona selmer e vandoren e guai a chi esce dal solco (in italia...) tant'è che al 4° anno cercando un suono più performante provai i pomarico in cristallo, molto scuri, con camera larga. fui ostracizzato dal mio insegnante per più di un anno nonostante il mio suono e anche l'intonazione fossero sensibilmente migliorati. da una media di 9,5 agli esami di passaggio scesi ad un tirato 6 al passaggio da 4° a 5°. avevo suonato male all'esame? no, avevo usato un becco "non scolastico".
    figurarsi quando mi presentai con un vecchio buffet slaccato SDA che suonava da paura...gelo totale, e per gelo intendo un'anno e mezzo in cui entravo nella sala, eseguivo il programma, ed uscivo. il tutto senza consigli dall'insegnante nè tantomeno un po' di educazione (mi aveva pure tolto il saluto).

    risolsi il problema comprando un A20 e modificandolo io stesso. la soddisfazione quando mi diplomai con il massimo dei voti e gli feci vedere (DOPO la comunicazione del voto) che avevo suonato un becco totalmente diverso dai loro standard. ritorno del gelo, ma sinceramente non me ne fregava molto.
    per rispondere al tuo quesito: prendi un serie 2 usato che risparmi, e senz'altro suona meglio di quelle ciufeghe di serie 3. poi prendi un becco vandoren e se non ti senti soddisfatto inizia a modificarlo.... altrimenti in conservatorio se vai con un R&C o un buffet, o uno yanagisawa ti accolgono sempre sorrisetti di scherno, da questi superprofessionisti del suono che senza microfono non arrivano alla seconda fila (ogni riferimento ai professoroni italiani del sax non è casuale...)
    David per me è il saxofonista italiano classico con il suono più bello, ti inchioda alla sedia, sia che suoni Larsson sia che suoni John Williams.
    e non suona selmer.... Auguri!
    Luca Carnelli
    Alpacca Saxello R&C R1 jazz, Yanagisawa 8*, Solid bronze R1 jazz alto, Yanagisawa 7, Silver plated Keilwerth Toneking Special tenor, Otto Link 9/ Selmer Soloist E, Selmer SAII baritone, Otto Link 7*
    Légère reeds, Rovner ligatures

  13. #28

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    Lugapsax, tvb! :)

    Paolo

  14. #29
    torno IT (intervento forse inutile) ma il mio punto di vista è:
    hai la fortuna di avere un maestro che non ti obbliga il setup? bene. sei innamorato dei selmer oppure la scelta della marca è fatta per emulazione? se no, bene.
    considera anche altri produttori. Yana secondo me su tutti in ambito di studi avanzati (non dico classica perchè secondo me lo strumento conta per meno del 50% sul suono, la maggior parte è data da emissione ancia e bocchino). Ne ho provati molti ultimamente della nuova serie: ottone, ibrido, bronzo e devo dire che il feeling con la meccanica è immediato! Per non parlare della centratura e dell'avvolgimento che hanno... Ti riporto solo la marca che ti reputo migliore ora...

    torno subito OT:
    Ti riporto un dato di fatto: nei negozi di strumenti che trattano anche l'usato si sta assistendo ad un lento e costante aumento di sax selmer serieII o serieIII che si voglia usati in vendita. E molti sono anche dei buoni usati! e succede per contralto così come per tenore in particolare!
    Questo a mio avviso sta a significare che l'epoca del "No Selmer, no Party!" sta lentamente decadendo e chi era un felice possessore di Selmer e ora può permettersi poter usare altro (anche solo per suonarselo in casa davanti al leggio!), diventa un ancor più felice possessore di un'altra marca...
    Sarà per anticonformismo? Sarà perchè siamo diventati più liberali? Sarà perchè stanno cambiando i professori e molti si sono accorti che la scelta imposta del passato può essere controproducente?
    Per me gli ottimi selmer della produzione MODERNA non hanno niente a che vedere con i fantastici selmer della produzione di alcune decadi sel secolo passato. Ovviamente li metto in relazione ognuno alla propria epoca, alla concorrenza e ai generi che vanno/andavano per la maggiore.

    Schu

  15. #30

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    Mule e Rascher. Stavo vedendo il contributo dei due padri del sax moderno alla storia della musica per sax, escludendo la didattica. Mule ha commissionato opere, tra gli altri, a Pierre Vellones, Henri Tomasi, Marius Constant, Paule Maurice, Roger Boutry. Se non fosse stato per Heitor Villa-Lobos, il suo contributo sarebbe stato meno che modesto.

    Rascher, dal canto suo, le commissioni le ha fatte a, tra i tanti, Jacques Ibert, Alexandre Glazounov, Paul Hindemith, Frank Martin, Henry Cowell, Aloïs Haba. Più tardi, il suo quartetto avrebbe commissionato opere a Iannis Xenakis, Franco Donatoni, Hugues Dufourt, Ivan Fedele, Luciano Berio, Philip Glass.

    Beh, insomma, la scelta di campo è chiara e netta.

    Paolo

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