La cosa sconcertante è il "basta che ci sia scritto Selmer da qualche parte" anche se lo strumento risulta squilibrato nelle ottave, duro nei bassi e con un suono cartonato e piatto.

In ogni caso è un discorso piuttosto complesso e credo che tali imposizioni nascondano diversi motivi: si va dai più bassi e meschini (docenti che "ci fanno la cresta" in accordo con commercianti e quant'altro) a motivi di pigrizia culturale ("usa questo perché si è sempre fatto così e nonostante sia pagato per fare il mio lavoro non ho voglia di perdere tempo per documentarmi e sperimentare"). D'altra parte in Italia siamo gli ultimi a ostinarci a suonare classica con materiali ormai abbandonati dai più (vedi il fatidico S-80).

Da quest'anno ho la fortuna di essere docente di conservatorio (non in Italia ma in Spagna presso il Conservatorio Superiore delle Isole Baleari, posto magnifico davvero) e non mi sognerei mai di imporre i sax che utilizzo io ai ragazzi. Inutile dire che molti di loro sono curiosi e probabilmente qualcuno di loro farà il grande passo prima o poi ma non mi sognerei mai e poi mai di ridire su uno strumento a meno che questo strumento non abbia dei difetti conclamati che ne rendano impossibile o molto difficoltoso l'utilizzo. Anche perché diciamocelo, lo strumento è semplicemente un pezzo di latta vuoto e se manca chi mette in moto l'aria contenuta all'interno... l'importante è che sia un sax "corretto" privo di difetti gravi e anzi insisto molto sulla manutenzione dello stesso in modo tale che quando ho un ragazzo che viene a lezione devo essere sicuro che i limiti che sento siano dello studente e non dello strumento.

Per quel che riguarda il setup, l'unica limitazione (o meglio consiglio) che do è di utilizzare becchi con geometrie "tradizionali" e soprattutto non troppo "facili" a livello di emissione (sconsiglio ad esempio la serie Optimum o i Concept in quanto becchi eccessivamente facili da gestire; questa apparente facilità può favorire un'approccio "pigro" in un periodo in cui invece è necessario potenziare la spinta dell'aria). Bene gli A27-A28 Vandoren (poca spesa, buona resa), i soloist soprattutto se d'epoca; a breve inoltre arriveranno delle novità in casa R&C (vi terrò aggiornati a tempo debito).

Tornando IT, oggi si ha la fortuna di avere innumerevoli marchi a disposizione quindi trovo perverso trincerarsi dietro ai soliti assiomi tanto più che al giorno d'oggi la supremazia di certi strumenti su altri è più presunta che reale.
Inoltre trovo da sempre sterile la discussione "un buon sax per fare [classica]" (sostituite classica con qualsiasi altro genere) in quanto ritengo che con un buon sax si possa fare di tutto: con il mio vecchio Mark VI 57.000 ci ho suonato di tutto senza problemi, così è stato col mio Yanagisawa in bronzo e così è con il mio attuale R&C in argento massiccio. Strumenti "buoni per fare X o Y" nascondono ahimè delle mancanze. Inoltre insisto sempre nel dire che è IMPOSSIBILE impostare una carriera solo sul repertorio classico quindi avere uno strumento versatile è molto importante.