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Discussione: La presenza discreta della glottide

  1. #1

    Data Registrazione
    Feb 2013
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    700

    La presenza discreta della glottide

    Ciao,

    Non so se sbaglio, ma se sbaglio forse sbaglio giusto. Finora ho sempre cercato di lasciar fluire un getto d'aria "pura" sull'ancia, immaginando di indirizzare il getto nello spazio sottile tra l'ancia e l'apertura del bocchino. Ho sempre evitato di mettere di mezzo le corde vocali.

    Nello sperimentare sulle note acute, però, un articolo trovato chissà dove* mi ha ispirato ad usare la glottide come camera di risonanza, ovviando alla mancanza di risonanza del tubo del sax (su quelle note ormai irrilevante, a parte una lontana interferenza della campana).

    Intendiamoci: la glottide non deve essere usata per emettere suoni, come quando si canta. È semplicemente lasciata libera di entrare in risonanza con la nota, come se si liberassero le corde di una chitarra e le si lasciasse entrare in simpatia con la nota suonata su un'altra corda. Se la frequenza è compatibile, il risultato è un aumento dello "spessore" della nota.

    Ecco, è quello che mi sembra di sentire: il mio suono diventa più grosso e più pieno. Le note gravi, in genere più difficili, diventano facili e non rischiano di gorgogliare. Se il flusso d'aria resta controllato e sottile, il suono non si "slabbra", resta sempre focalizzato, anche se sempre pronto a liberare una gran massa di armonici.

    Insomma, faccio bene a sbagliare? La fisica sembrerebbe darmi ragione, ma non so cosa ne pensi l'arte.

    Paolo


    *(Non è chissà dove; eccolo qui: http://www.phys.unsw.edu.au/jw/reprints/SaxJASA.pdf ).

  2. #2

    Re: La presenza discreta della glottide

    Bello! Anche io sono arrivato alla tua stessa conclusione. Suonando mi sono reso conto che elaborando l'aria nel apparato orale, tra gola, laringe, lingua, palato ecc ecc riuscivo ad ottenere "colori" diversi sulle note. E in particolare sugli acuti -sulle note delle chiavi palmari sx- usando la glottide percepivo il suono più pieno e caldo. Però mi sono sempre chiesto una cosa: quanto si avverte fuori questa cosa?
    Poi, mi sembra di perdere un pò in omogeneità del suono usando questo "effetto".
    Lo chiamo effetto perchè non mi viene da usare sempre questa cosa, ma solo appunto quando voglio addolcire gli acuti, ma anche i bassi, senza perdere presenza.
    T: Borgani '70
    Ottolink STM 8* Rico/ Vandoren Jazz 2.5


    A: Borgani Croma
    Dukoff Miami Florida D8 SPC V. Java 3
    Ottolink STM 7 V. Jazz 2.5

    B: Janacy
    Rico B5

  3. #3

    Re: La presenza discreta della glottide

    recentemente ho frequentato un forum di trombettisti e mi sono reso conto che ci sono alcuni musicisti che ne hanno fatto argomento di tecnica e di studio.
    una sorta di cassa di risonanza nei confronti della quale si opera con la lingua e tutto quello che c'è all'interno della bocca ed ancor più giù.

    con il sax la vibrazione che si controlla è più "ingombrante" rispetto alla tromba dove gli equilibri sono ancora più delicati ma molti dei principi sono analoghi.
    non sto qui a parlare dell'apparato della laringe della lingua e della emissione dell'apparato diaframmatico (abbiamo scritto fiumi di inchiostro) ricordo però che Francois Louis parlando di Bob Berg faceva riferimento alla i per le note acute.
    ed era una i prodotto non solo con il movimento della lingua .......

    quando penso al registro acuto e ad un effetto su quella parte di registro penso a Lovano .
    ma è possibile suonare anche quel registro senza alcun effetto (e allora in questo periodo penso a S Blake).
    sax tenore selmer sba 1948 mk6 m 114906 bocchino francois louis

    ancia di plasticazza (bari) m

  4. #4

    Re: La presenza discreta della glottide

    liebman ed il suo testo su come lavorare per un suono personale sono di riferimento reputo proprio su questo argomento...nella generazione del suono intervengono senz'altro condizioni anatomiche e funzionali personali sulle quali si può lavorare (le funzionali) ..sulle anatomiche guardate video dei grandi ,sax e tromba,per vedere le differenze....dizzy,m.brecker ecc....

  5. #5

    Re: La presenza discreta della glottide

    Credo fermamente che le note acute sul sax abbiano bisogno di acquistare risonanza nel cavo orale per compensare la perdita naturale di "corpo" dovuta alla stessa natura conica del canneggio del sax.
    La cosa si può ottenere alzando il palato molle e cercando la risonanza al di sopra di questo. Sarebbe più facile pensare ad uno sbadiglio a bocca chiusa se non che l'abbassamento della base della lingua può rendere difficile proprio l'attacco di queste note ed i successivi sovracuti. Inoltre una faringe molto aperta come a pronunciare una "A" facilita certamente la risonanza ma può indurre cali d'intonazione.

    L'operazione giusta, secondo me, è quella di rimanere con la faringe rilassata su tutto il primo registro senza portavoce e di incominciare ad aprire leggermente dal D medio in su. Si deve alzare il palato molle gradatamente fino a raggiungere il massimo attorno al A col portavoce e rimanere così anche per le successive note acute ed i sovracuti; anche la base della lingua si deve alzare gradatamente ma con una progressione diversa che deve favorire l'attacco piuttosto che la risonanza. La risonanza dovrebbe essere percepita come una sorta di leggero "formicolio" in mezzo agli occhi, in profondità tra naso e gola, nella cavità che collega il naso con la faringe, sopra il palato. La cosa è particolarmente palese su A e Bb con portavoce ed è oggettiva, nel senso che chi ascolta da fuori si accorge subito del cambiamento di colore della nota: più piena e con maggior volume.

    Le note per me fondamentali su cui cercare riscontro sono il D medio, il G# acuto, il A acuto ed il F o F# acuti nelle posizioni palmari, perchè quelle frontali sono invece già abbastanza grosse per loro natura.

  6. #6

    Re: La presenza discreta della glottide

    Bella spiegazione Davide.
    Ribadirei il fatto che la posizione migliore della glottide è quella che ci produce il suono migliore e altera meno possibile la colonna d'aria.
    Lavorare in corsa (mentre si suona) sulle componenti anatomiche della gola richiede una grande maestria e spesso chi lo fa, come Tino Tracanna me lo ha fatto notare quando io l'ho fatto, non è cosciente e ottiene un suono scarso, modulato male.
    La cosa più facile è partire da suoni centrali del sax e non modulare, o almeno farlo il meno possibile: aprire la gola (glottide compresa) pronunciando una "A", per tirar fuori una bella nota intonata e stabile.
    Da qui si parte...
    S Borgani J Pearl Silver, Bari Dakota 68
    Sc Rampone R1j curvo Rame Bari 68
    A Borgani J Silver, Dukoff D7 Lakey 4*4
    T Borgani J Pearl Silver, Drake NY J 8* Rousseau 8* JJHR 8*
    B MG Unlacquered Silverneck, Drake 120
    Akai Ewi 5000

  7. #7

    Re: La presenza discreta della glottide

    per me la chiave per controllare il suono e tutto quello che si trova all'interno della bocca ed oltre è lo studio del suono
    (studio degli armonici , solo bocchino , collo , note lunghe).
    dal risultato : il suono in tutti i suoi aspetti si comprende come operare nel senso della direzione , della velocità , e della portata e della pressione dell'aria.

    una spiegazione anche molto precisa di quello che accade può aiutare ma la vera prova del nove è il risultato.
    e quindi con il solo bocchino è indicativa l'estensione. (oltre a tutto il resto) ma questo primo elemento del suono da una idea esatta dei propri limiti di emissione e stretta.
    con il collo la tenuta il volume il timbro il corpo.
    le note lunghe molto simili allo studio del collo.

    lo studio degli armonici riprende un po tutto.
    sax tenore selmer sba 1948 mk6 m 114906 bocchino francois louis

    ancia di plasticazza (bari) m

  8. #8

    Re: La presenza discreta della glottide

    sax tenore selmer sba 1948 mk6 m 114906 bocchino francois louis

    ancia di plasticazza (bari) m

  9. #9

    Re: La presenza discreta della glottide

    @ fcoltrane: bellissimo video! Quello viene chiamato "throat singing" ed è una specialità della Repubblica di Tuva, piccolo stato confinante con la Mongolia, che mi ha affascinato tantissimo quando l'ho scoperto. Alcuni di questi cantanti sono in grado di produrre in modo chiaro anche l'ottava sotto la nota portante. Se non sbaglio George Duke volle registrare un brano con uno di loro, credo che il brano si intitolasse per l'appunto "Tuva".

    Tra gli altri video dello stesso autore del filmato postato da fcoltrane c'è questo che sembrerà banale ma secondo me può essere utile proprio per la questione delle risonanze:

    http://www.youtube.com/watch?v=HiUHewQUlF4

    Ovviamente bisogna tener conto che, mentre i cantanti sono liberi di usare le labbra per dar forma ai suoni, noi saxofonisti siamo condizionati dall'imboccatura e dalla necessità di mantenere azione e posizione adeguate per il nostro strumento. Ne consegue che il lavoro di apertura sarà sempre a monte producendo "imbuti" di varie forme.
    A questo proposito mi ricorderò sempre la mia prima lezione di flauto traverso che presi dopo diversi anni che già studiavo sax. Feci appena poche note ed il maestro mi disse: "Eccolo lì: anche tu come tutti gli altri saxofonisti che ho avuto suoni il flauto con la "U"!" intendendo un suono più cupo (e pure misero nel mio caso) derivato dalla mandibola più aperta - come nell'imboccatura del sax - e molta apertura dietro.

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