Vedendola dal punto di vista del mercato, non è possibile presupporre un'offerta superiore alla richiesta, se non con la conseguenza che l'offerta eccedente è svenduta, virando al ribasso l'offerta intera.
È pur vero che la musica non è un monoblocco ma un'offerta eterogenea, spesso di nicchia.
Sempre stando in ambito di mercato, la musica è un prodotto culturale.
Come tutti i prodotti culturali, questi hanno bisogno di 2 premesse perchè possano trovare mercato:
1.Che i bisogni di base siano assolti, così che il fruitore, non debba più pensare alla pagnotta e alla benzina, ma possa pensare al teatro ed al concerto. Cosa che in periodo di crisi, nel quale siamo invischiati, rende la cosa possibile ad un ridotto numero di utenti.
2.Che la crescita culturale ci sia. È inutile sperare di vendere libri se impera l'analfabetismo. Se manca il substrato culturale che permette ancor prima di apprezzare, di riconoscere il valore della musica, allora ciao.
Inoltre, occorre tener presente che la tecnologia, in sinergia con la miseria, ha modificato il modo di “consumare” la musica, preferendo le scelta low cost, o ancor meglio quella a costo zero, cosa normalissima tra i giovani squattrinati, che vengono forgiati all'impronta di questo tipo di nuova cultura che lascia per lo più i musicisti casa e fa lavorare di più altre figure che lavorano nella musica pur non essendo musicisti.
C'è una ricetta per venirne fuori?
Temo di no. I periodi storici che segnano certi andamenti spesso durano decadi e non terminano fino a quando non subentra un elemento nuovo, che realmente cambia il modo di vedere alle cose. Probabile che un nuovo elemento non sarà neanche legato alla musica in senso stretto ma alla tecnologia, oppure ad un incremento del tempo libero, o ancora ad un altro modo di concepire la vita, o chissà a cos'altro ancora. Ma la crisi porta stagnazione e invece le svolte si muovono su maggiori dinamismi, quindi non è pessimismo il mio, ma il tentativo di guardare con realismo ai nostri tempi.
Così la fotografia digitale e la povertà di fatto hanno messo in crisi i fotografi professionisti, e fatti analoghi, come la computer music e il download free dell'arte ha indebolito la spendibilità del mestiere di musicista.
Il musicista richiede qualcosa che sempre più si concede malvolentieri: il tempo.
Nella pittura puoi scegliere di fissare un quadro per 3 ore ma puoi anche decidere di dedicargli 2 secondi. Nella musica non è così. Il tempo è determinante. In un mondo sempre più accelerato il mestiere di musicista ne fa le spese.
Lo dite tutti quanti voi, quando dite che non riuscite a studiare e a suonare quanto vorreste.
Gli impegni e le accelerazioni sono aumentati in modo impressionante rispetto al passato, spesso per cose che hanno senso dentro un contesto sociale che è però piuttosto insensato, a mio parere.
La perdita della dimensione umana e della cultura, ha come suo indicatore la perdita della musica, come nell'inquinamento l'assenza dei licheni è sintomo di bassa qualità dell'aria.