Il problema è proprio questo.
Il Pat Metheny Unity Band, uscito nel 2012 con tanto di tour mondiale, era qualcosa di fresco e nuovo. La sonorità del gruppo, arricchita anche di tutte quelle diavolerie dellì'Orchestrion, era veramente innovativa. Da fan sfegatato di Potter e Metheny ero al settimo cielo.
Kin è un ritorno al passato, temevo potesse succedere appena ho sentito dell'allargamento del gruppo con l'arrivo di Carmassi (nulla contro di lui, anzi), un ritorno al Pat Metheny Group ma senza Mays (Rodby o Williams cambia molto poco, se non in meglio) con Potter (il sax ahimè è stato registrato molto male, il suo suono pare sempre arrivare da un'altra stanza). Ritornano le solite ambientazioni, i soliti cori, i soliti passaggi.
Il succo è sempre quello...peccato. L'album è gradevole, forse non al primo impatto ma tutto sommato si ascolta molto bene, il classico album che potrebbe passare anche all'Ikea o al centro commerciale per accompagnare gli acquisti (in tal senso, We go on su tutto).
Potter è sprecato, Ben Williams è maturato, Antonio Sanchez è immenso, Metheny sempre lo stesso genio, Carmassi c'è e riempie un po' tutto (a volte troppo).