Ciao Fabio, innanzitutto mi fa piacere ascoltare una tua composizione e trovo anche giusto esporsi a critiche costruttive, fai benissimo a suonare il piano, avere un'esperienza su uno strumento armonico è fondamentale per qualsiasi sassofonista, ancora di piu' se anche sassofonista-compositore-arrangiatore.
Allora, diciamo che potremo distinguere tra il brano in sè e l'aspetto tecnico/esecutivo dello strumento.
Il brano in sè ha un tema cantabile che potrebbe anche funzionare, ma un aspetto importante è suonare il tema con sicurezza e con "autorità", ascoltandolo non ho l'impressione che sia un tema, non è approcciato come tale.
Poi per quanto riguarda il controllo tecnico dello strumento non c'è sostegno diaframmatico del suono, che risulta anche molto poco dinamico e poi c'è una disparità fra i registri, sembra che nell'ottava bassa e nell'ottava acuta siano 2 strumenti differenti.
Questo dipende essenzialmente dall'emissione che sul soprano deve essere molto compressa, rispetto al tenore ad es. ti serve meno quantità d'aria ma piu' compressione e la difficoltà è anche quella di suonare a labbro rilassato-e non stringendo come fanno moltissimi sopranisti- ma per rilassato intendo labbro morbido, ma nello stesso tempo composto, che è quello che insieme al diaframma è responsabile della precisione nell'intonazione.
Studi le note lunghe? Non le studiare vibrate, ma suono fermo e spinta diaframmatica a tutte le dinamiche anche su ppp.
Per la flessibilità del suono puoi fare ottave legate sui vari registri cercando di ottenere omogeneità di suono intesa sia come volume che come timbro.
Personalmente ritengo che il soprano per tirare fuori un buon suono e per avere un buon controllo dinamico vada suonato con un rapporto duretto (ancia 3 o 3,5) poi sull'apertura ci sono varie possibilità....ma ti sconsiglio vivamente di utilizzare ance morbide. Anche con grandi aperture vanno utilizzate ance non meno di 3 di durezza, pena problemi nel controllo e nell'intonazione che nel soprano è veramente difficile per tutti. La "scivolata" è dietro l'angolo per chiunque!
Sui glissati ti hanno già detto, non eccedere e poi se proprio vuoi inserirli (cmq in dose minore) coadiuvati con le chiavi, (a piene ed a mezze aperture) non con il solo labbro.
Riguardo al solo bene l'approccio stilistico, sei dentro al mood del brano, ma non sento molta "progettualità" delle frasi, non mi è chiaro lo sviluppo del solo, non c'è molta consequenzialità, sento delle idee frammentate, prova a fare una frase, pausa e poi un'altra frase che abbia una relazione con essa, pausa e cosi' via fino ad una frase conclusiva a fine chorus che possa poi "rilanciare" il chorus successivo con un'idea nuova.
Ovviamente questo che ti sto dicendo sono tutti concetti difficili, io ci lavoro da tempo e cerco di sforzarmi di applicarli specialmente in fase di studio, in modo tale da renderli naturali mentre suono dal vivo (momento in cui un'eccessiva razionalità - che invece serve nello studio- è opportuno metterla un po' da parte per avere piu' spontaneità).
Quindi non voglio "demolirti" come tu hai scritto, ma anzi spronarti a far meglio, ed in generale vai cosi' continua a scrivere ed insisti nello studio, la musica è complicata, ci vuole tempo e metodo.
Piu' sei preciso e puntuale nello studio e negli obiettivi, piu' riesci ad utilizzare quei concetti non pensandoci piu' quando diventeranno naturali.
Ascolta anche musicisti che fanno frasi chiare ed efficaci, vai indietro nel tempo, il jazz moderno è un'evoluzione di quello passato, se non parti dalla tradizione inevitabilmente ti mancherà il linguaggio, i musicisti dagli anni 20 fino ad oggi hanno fatto tutti cosi', un motivo ci deve essere. (questa poi non è una mia idea, mi è stato detto da musicisti americani molto autorevoli).
Spero di essere stato utile, ciao