Una lunga pausa di riflessione, a cui sono stato costretto da un'interminabile bronchite, mi ha fatto riconsiderare la questione. In realtà, anche se dai manuali sembrerebbe essere la questione principale, la sillaba che si finisce per pronunciare è di importanza assolutamente secondaria. Anzi, è una conseguenza del modo in cui si attua il suono.
Il suono parte della riserva d'aria con cui si riempiono i polmoni. C'è un momento in cui principiante riesce a rilassarsi abbastanza da far fluire aria sufficiente nella parte bassa dei polmoni, e se ne accorge perché ti si gonfia senza sforzo la pancia. Forse è per questo che i manuali non vi insistono, perché è un argomento imbarazzante: è con la panza che suoniamo!
Con questa grande riserva d'aria in corpo, la lingua non articola una sillaba come nel linguaggio parlato. È la copertura di una valvola, pronta ad aprirsi per liberare l'aria contenuta nella "sacca". Quando la lingua-valcola si apre, si produce uno schiocco, che si potrebbe descrivere come un "Ta", ma non è esattamente la sillaba "Ta".
Deve venire tutto spontaneo. Pensare alla sillaba significa usare la lingua come parte dell'apparato fonatorio, e non come parte di uno strumento musicale. L'attenzione va spostata dalla lingua al ventre. A differenza dei cantanti, noi non articoliamo il suono con la lingua, ma con le dita. La lingua è la nostra diga, la nostra riserva d'aria, il colpo di archetto, la pennellata.
Paolo