ecco invece la versione ufficiale, in alcune parti devo dire che ha lasciato le cose come erano oppure le ha migliorate, in altre ha tagliato in malo modo, ma che ci posso fare??

La nostra rubrica “Profili” questo mese è riservata a Daniele Ricciu, musicista tempiese di 34 anni. Daniele Ricciu intepreta la sua musica con uno strumento unico e solitario, tra i pochi che può riempire un auditorium, una sala, un locale e riempirlo di estro ritmico o di note struggenti improntate alla malinconia o alla gioia, capace di sintesi, di estetica e di spiritualità.

Infanzia trascorsa nella zona industriale della città, dove regna sovrano il silenzio serale e notturno, con il solo pallone ad allietare le sue ore insieme al fratello. Il pallone, la balia rotolante dell’infanzia di tanti se non di tutti noi. A 9 anni Daniele inizia a studiare musica, spinto dal padre che desiderava avere un musicista, magari un chitarrista. Daniele imparò a suonare un clarinetto che ancora conserva, uno Yamaha

“Daniele, quando ti sei accorto di avere questa predisposizione per la musica e per il sax”

“Ricordo che io e mio fratello ci esercitavamo per tutto agosto suonando le marcette nel grande piazzale della fabbrica dove vivevamo, anche quando pioveva, cercando di tenere il passo militare del sinistro-destro! Per alcuni anni ho studiato molto sul clarinetto e si è pensato spesso di mandarmi al conservatorio di Sassari oppure a quello di Bologna; ma non se n’è mai fatto nulla e pian piano ho perso entusiasmo, complice la passione innata per il calcio e anche i primi contatti con le ragazzine! Il sax è arrivato a 18 anni, dopo il clarinetto e dopo aver riposto nell’armadio i miei indumenti da calciatore (esperienze nel Tempio, Calangianus e Aggius). Era un vecchio sassofono di un bandista ora scomparso, un Selmer Mark”

“La passione per questo strumento, al quale non rinunceresti più, invece quando arrivò?”

“Beh, in realtà esisteva da sempre. Ricordo che ascoltavo gli Spandau Ballett, i Dire Straits, Supertramp, Joe Cocker, Michael Bolton e tanti altri dove il sax tenore e anche il contralto apparivano spesso per brevi ma intensissimi soli. Io, oltre a ascoltare in estasi questi assoli cercavo di imitarli (con il mio clarinetto) nelle parti della banda musicale.Poi, dopo i primi soffi sul sax, sono rimasto folgorato, anche se l’aneddoto che mi ha spinto a provarci e alquanto curioso: mio fratello ascoltava già del jazz da qualche anno dopo l’esperienza nella banda musicale militare e un giorno, credo nell’ottobre 1997, andammo a sentire un concerto al teatro con l’Orchestra Jazz della Sardegna che, per l’occasione, suonava brani swing completamente scritti degli anni ’30 con un solista di clarinetto. Quel concerto fu fantastico, il solista impressionante e io decisi che il mio strumento sarebbe stato “il sax tenore”!

“Gli studi e i tuoi maestri di questo strumento”

“Sono principalmente autodidatta. Iil mio primo maestro è stato Masino Azara, che mi ha seguito sul clarinetto dal 1988 al 1991, poi sostutito da Lorenzo Sanna, altra persona splendida che ricordo con piacere e anche un pò di tristezza, poi diciamo che ho proseguito più o meno da solo, anche se non posso non ricordare che per alcuni mesi, nel 1997-98, seguì la mia crescita Augusto Galleri, un caro amico che insegnava i rudimenti musicali ai ragazzini della banda. Anche il saxofonista Tonino Mureddu mi ha trasmesso molto nei primi anni e con lui ho fatto la mia prima serata ufficiale in un locale, nel 1999. Avevo 20 anni.

Per il resto ho studiato “sui dischi”, con tantissimi libri e ho partecipato ai seminari Jazz del 2002, con il grande saxofonista Tino Tracanna, per poi fare alcune lezioni di perfezionamento presso la scuola Birdland di Sassari nel 2003 con il giovane Marco Majore, musicista al tempo molto giovane ma preparato che mi diede dei consigli soprattutto sull’emissione, che migliorò notevolmente dopo il suo aiuto. Recentemente ho fatto una lezione dal formidabile saxofonista jazz sassarese Massimo Carboni, con il quale ho un rapporto speciale e ci sentiamo colleghi, anche se la sua esperienza e preparazione è notevolmente superiore alla mia.”

“Hai ricordato la tua prima volta in pubblico al fianco di Tonino Mureddu, e poi? Quali altre esperienze giovanili pubbliche?”

“Il mio primo assolo pubblico fu col clarinetto a 13 anni. Col sax a 20 anni come detto. Poi gli anni successivi a Carnevale, in locali del posto assieme ad altri musicisti della zona che mi hanno introdotto nell’affascinante mondo del jazz. Dopo i 20 anni non le conto più. Sono state tante esibizioni senza scordare la banda musicale Città di Tempio alla quale devo tanto e con la quale suono ancora”

“Cambiamo argomento. La musica “live” è la sola musica che esista secondo te?”

” Il live è unico! Si assiste spesso a serate o concerti dove nessuno suona veramente o solo in parte, in questo senso è chiaro che si potrebbe affermare che sia così, in realtà credo che la musica possa essere prodotta, se con intelligenza e onestà, anche con computer o quant’altro, e ci sono esempi fantastici in questo senso. Ormai credo che la musica possa essere qualsiasi suono emesso, anche se percepito, a volte, come rumore, poi bisognerebbe vedere quale di questa musica ha valore artistico e quale invece no, ma diciamo che non sono un integralista da nessuna parte.



“La tua prima cover e il primo pezzo che hai scritto”

”La prima cover non saprei, forse con il sax uno dei primi brani imparati è stato “When the saints go marching” seguito dal ben più impegnativo “In the mood”

Per quanto riguarda il primo brano scritto orignale, anche qui potrei dire che ho scritto dei pezzi già da quando avevo 9-10 anni, ovviamente non so che fine abbiano fatto e non credo che fossero il massimo musicalmente parlando (anche se mi piacerebbe rivederli!).

In realtà il mio primo pezzo che si possa definire completo e musicalmente valido risale al 1999, ma l’ho finito soltanto nel 2008! S’intitola Vent’anni (nel ’99 avevo 20 anni) e l’ho ripreso nove anni dopo quando lo studio dell’armonia mi ha permesso di completarlo nella parte appunto armonica oltre ad aver aggiunto una seconda parte melodica prima non prevista.”

“I tuoi riferimenti internazionali nel sax quali sono?”

“Sono tantissimi. Clarence Clemons, grande saxofonista solista di Bruce Springsteen e anche in alcuni brani di Joe Cocker e Zucchero (es. Unchain my heart e Con le Mani), Cris White dei Dire Streats e Sal Genovese, saxofonista italiano di gran classe che mi ha trasmesso la passione per il suono poderoso e melodico del sax tenore. Coleman Hawkins a Don Byas, Ben Webster, Sonny Rollins, Stan Getz, Dexter Gordon, Gato Barbieri…e poi Coltrane, Michael Brecker, Bob Berg, Bob Mintzer, Pharoah Sanders, Albert Ayler, Jan Garbarek. In sostanza, i punti di riferimento cambiano nel tempo, ma Coltrane, Albert Ayler, Gato Barbieri, Michael Brecker e Bob Berg e, ultimamente, James Carter, sono probabilmente quelli che mi hanno influenzato di più, su tutti Coltrane, il mio artista preferito.”

” Ambizioni e progetti Daniele per il futuro”

“Qui si entra in un campo forse un pò controverso. Infatti, se da un lato vorrei espandere la mia vita artistica in varie parti del mondo, scrivere brani e presentarli un pò ovunque, suonare in diversi contesti e cercare di comunicare il più possibile con la musica, dall’altro mi ritrovo ad aver difficoltà ad uscire dalla mia situazione di saxofonista “gallurese”, per vari motivi e a preferire una tranquilla , non troppo stressante vita di paese piuttosto che quella della grande città. L’ambizione massima attuale è quella di suonare in situazioni sempre migliori dal punto di vista artistico (concerti e festival !), al di là del fattore economico che a volte può sembrare contraddittorio e poi, soprattutto, avere una mia situazione musicale con la quale suonare live i pezzi che ho scritto (sono circa 30) e inciderli in modo professionale su disco. Quest’ultima diciamo è la cosa più difficile per via dei costi e della poca disponibilitò dei musicisti a me vicini a intraprendere un discorso di questo tipo. Lo dico senza polemica ma come un dato di fatto dovuto a diversi fattori.”

” Sei anche un valido pittore. Parlaci di questa tua passione”

” Non sono un pittore ma un disegnatore.Me la cavo con la matita e la penna bic, oltre ad aver fatto qualcosa con pastelli, sanguigna e carboncino. Anche in questa passione sono autodidatta nel senso che ho sempre scarabocchiato da ragazzino. Un bel giorno, nel 1995, ho preso una penna bic e fatto dei piccoli quadri di paesaggi montani per la professoressa Paola Scano che aveva indetto una mostra per beneficenza e scuola (io, paradossalmente, ho fatto l’Istituto Tecnico per Geometri). Il risultato fu talmente sorprendente per me e per tutti che ho preso delle matite e ho cominciato a sperimentare. Dopo qualche mese, ho acquistato un libro sul disegno della testa umana e da un giorno all’altro ho portato a scuola dei quadri di ritratti molto definiti con tanto di chiaro scuro ed espressività. Mi pagai anche la gita scolstica vendendo diversi ritratti. Per anni, anche quando ho iniziato a suonare il sax, il disegno è stata la mia prima passione e attività, ma poi via via ho diminuito l’interesse e soprattutto la pigrizia ha preso il sopravvento, così disegno a periodi, cioè da molti anni passano anche diversi mesi senza produrre niente (l’ultimo ritratto risale a giugno). Ho avuto la mia prima mostra a Olbia presso il JazzArtCafè, esponendo 17 quadri di grandi jazzisti, tutti eseguiti in chiaroscuro a matita e pennabic, quest’ultima una tecncia che utilizzo più spesso negli ultimi anni e che ho pensato di usare dopo aver visto alcuni quadri formidabili dell’amico Tomaso Pirrigheddu, lui sì grande artista della figura.”


”I gruppi con i quali hai suonato e suoni tutt’ora”

“Sono tanti. Con i Traffic Jam di Perfugas tra il 2000 e il 2002, suonavamo jazz standards e fusion, importanti per la mia crescita. Con l’amico Alberto Scavio in vari periodi tra il 2000 e il 2006. Con i The Kangaroo tra il 2001 e il 2004 e poi nuovamente dal 2011.Con il grande Vincenzo Murino tra il 2003 e il 2007 (oltre a qualche rimpatriata negli anni successivi). Con i Jazz Market nel 2004. Con i Detivi Banda, dal 1997 al 2011, formazione cambiata ogni anno che partecipava ai carnevali e poche altre manifestazioni, sempre con me e mio fratello protagonisti. Con i Ghjnìa, tra il 2006 e il 2012, quartetto che suonava jazz, fusion, pop, latino, in un misto che ci ha permesso di esibirci in vari locali e piazze ma forse non ci ha inquadrato in uno stile specifico che potesse essere riconoscibile. Resta tuttavia il gruppo più longevo che ho avuto. Era composto, oltre me, da Domenico Langiu alla batteria, Roberto Acciaro al piano (con il quale ho collaborato e collaboro saltuariamente anche in altre situazioni) e Luca Moro al basso, sostituito lo scorso anno per alcune date da Renato Iandolo. Con gli Sbandende, tra il 2010 e il 2012, gruppo di Olbia con amici con i quali suono tutt’ora occasionalmente.

Attualmente suono con la Tinto Brass Marching band, formazione da strada tra Olbia e Tempio, Elena Delussu, “artista” di grandissimo talento e amica con la quale suoniamo da ormai tre anni; Jazz Market, che hanno ripreso pochi mesi fa con Antonello Monteduro al pianoforte in sostituzione di Mario Ganau; la SwingTimeOrchestra, formazione di 8 elementi che riprende i brani dello swing cantato essenzialmente degli anni ’50, da Fred Buscaglione a Frank Sinatra, Renato Carosone, Dean Martin ecc…; The Kangaroo, musica anni ’60 italiana e napoletana e vari standards americani strumentali. Occasionalmente con altri artisti e gruppi vari, oltre che in solo. Ovviamente mi sembra il caso di dire che ho avuto la possibilità di suonare seppur solo una volta, con i grandissimi musicisti Massimo Manzi, Massimo Moriconi, Renato Sellani (nel 2007 al Concorso jazz Massimo Urbani di Camerino) e con Giovanni Mazzarino, Stefano Bagnoli e Aldo Vigorito (a Palermo al concorso jazz Enzo Randisi nel 2011), esperienze fantastiche, soprattutto la seconda”

“Quali e quante analogie esistono tra le tue emozioni di musicista e la vita che conduci?”

“Questa è certamente la domanda più interessante e anche la più difficile a cui rispondere. Da anni vivo per la musica e utilizzo la musica per esprimere ogni emozione di vita, ogni situazione che capita, ogni sensibilità che assorbo. La collaborazione con Mario Pischedda, (che fin qui non avevo segnalato solo perchè non è uno strumentista ma è un grande arttista e maestro di vita) e l’amicizia con l’intellettuale Riccardo Mura mi hanno permesso negli anni di liberarmi da certi preconcetti o da alcune forme di autocensura. Ho così via via sviluppato un mio linguaggio anche musicale sicuramente riconoscibile e che credo sia l’unica vera qualità che mi contraddistingue (mentre lascio a desiderare riguardo a precisione esecutiva e preparazione vera e propria). Hanno certamente influito in questo senso anche vari artisti al di fuori della musica tra i quali Pier Paolo Pasolini e soprattutto Gian Marìa Volontè, oltre alla visione di vari vecchi documentari che mi hanno portato a pensare che la storia non cambia, ma cambiano solo i protagonisti. Così quando suono musica Jazz , o musica Sperimentale, quando scrivo un brano, tutto quello che viene fuori è condizionato dalle esperienze di vita e da ciò che mi circonda, soprattutto, negli ultimi anni, dalle relazioni sociali umane, da ciò che “accade”. Diciamo che la mia sensibilità musicale si è notevolmente sviluppata di pari passo con la sensibilità sociale e la sofferenza per ogni fatto di cronaca, per ogni ragionamento pregiudiziale, per ogni situazione di sopraffazione di una parte verso un’altra. Questa influenza mi porta a esprimere musica in vari modi, a volte con rabbia (soprattutto in passato), a volte con malinconia e, peggio, rassegnazione (soprattutto negli ultimi anni). Per avere un’idea almeno generale di queste espressioni, sarebbe utile ascoltare i miei due brani Intolleranza scritto nel 2011 e Assenza e Ricordo, scritto tre mesi fa. Ovviamente la musica servirebbe anche per esprimere gioia, però solo di rado riesco ad utilizzarla per questo.

“A chi senti di dover dire grazie in modo particolare e unico?”

” Sono talmente tante le persone che farei un torto a qualcuno se lo scordassi. Innanzitutto i miei genitori e mio fratello. Poi la mia ragazza. Mi hanno spinto a questa passione che è diventato il mio lavoro e credo che siano in assoluto quelli che mi hanno anche spinto e sostenuto sempre. Alcuni nomi li ho fatti durante l’intervista e altri non sono compresi ma anche senza citarli loro sanno che sono stati e sono ancora riferimenti miei personali ai quali non occorre dire grazie. Sanno di avere la mia gratitudine e la mia stima incondizionata”

“Chiudiamo questa lunga chiacchierata Daniele. Ti ringraziamo e ti aspettiamo per i prossimi appuntamenti. d’accordo?”

“Certo, ma sono io che ringrazio voi per questa opportunità. Spero di poter dare sempre alla musica che faccio quello che “vibra” dentro la mia anima e che solo soffiando dentro questo strumento riesco a tirar fuori. Un sax, come la musica, è per sempre.”